L’Italia folle del rugby che persino gli All Blacks temerebbero

Crampi Sportivi
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5 min readNov 12, 2016

Oggi pomeriggio, la nazionale italiana di rugby affronterà la Nuova Zelanda all’Olimpico in un test match di grande prestigio: è molto probabile che arrivi una sconfitta, anche netta. Tuttavia, in un universo parallelo e bellissimo, se potessimo schierare la migliore Italia di sempre, allora sì che la partita sarebbe ancora aperta… sempre che gli All Blacks non facciano altrettanto, schierando, per esempio, quel fenomeno assoluto di Jonah Lomu.

E allora eccola qui la squadra folle che avremmo voluto vedere in campo sabato di fronte all’haka degli All Blacks e al pubblico azzurro.

1 — Pilone sinistro: Massimo Cutitta

Fisicamente insormontabile e tecnicamente impeccabile. Come formazione rugbistica nasce in Sud Africa, dove sanno come si tirano su i giocatori di mischia: alle sue capacità agonistiche va aggiunta una ottima capacità di lettura del gioco. Risultato? Primo allenatore italiano a far parte dello staff di una nazionale di vertice europeo, ovvero coach della mischia scozzese dal 2009 all’anno scorso.

2 — Tallonatore: Fabio Ongaro

Il capitano silenzioso della nazionale, l’anti-eroe che in campo sapeva sempre cosa fare. Per capire come interpretava il ruolo basta questo esempio: all’inizio della carriera azzurra giocava terza linea. È come se nel calcio Rogerio Ceni, per via del suo tiro, venisse schierato come centrocampista box-to-box.

Tallonatore moderno e grande condottiero. Uno così, con noi, gioca sempre.

3 — Pilone destro: Martin Castrogiovanni

Ha giocato nella ABC del Leicester che sono i primi tre uomini di mischia della squadra più mischiarola di Inghilterra: per fare un paragone calcistico, è un ruolo che equivale a quello di trequartista nel Barcellona. Poi uno che è grande amico di Ibra non può non essere il nostro idolo.

4 — Seconda linea: Marco Bortolami

Ha giocato moltissime partite con la maglia azzurra, visto che era la touche italiana. Nello spogliatoio era considerato una colonna, che rispondeva con determinati silenzi. Come se non bastasse, ha già segnato agli All Blacks. Da capitano.

5 — Seconda linea: Mario “Maciste” Battaglini

Quando giocava il Maci, tutto il mondo — non solo il rugby — era molto diverso da oggi. Disputò solo sei partite con la maglia dell’Italia, ma fu un giocatore incredibile. Dal Polesine raggiunse i palcoscenici ovali francesi nel ’47, primo rugbista italiano a farlo. Vinse persino il premio come migliore marcatore del torneo d’oltralpe grazie al suo calcio potentissimo (pensare a una seconda che calcia oggi è fantascienza). Mori nel 1971, a soli 52 anni, per una caduta dalla bicicletta.

6 — Terza ala: Simone Favaro

Giocare contro Simone equivale a correre la maratona con un chilo di sabbia nelle mutande. Provateci voi, noi intanto lo schieriamo titolare inamovibile.

7 — Terza ala: Mauro Bergamasco

Un guerriero sul campo, ha giocato anche ala e mediano di mischia pur di indossare la maglia azzurra, purtroppo senza grandi risultati. Ancora lo ringraziamo, però: giocatore fisicamente monumentale e con meravigliosi fondamentali. Un grandissimo.

8 — Terza centro: Sergio Parisse

Negli ultimi anni difficili, lui era il nostro faro: nel 2008 arrivò secondo nella classifica del premio come migliore giocatore del mondo. A detta di (quasi) tutti, Parisse è stato il migliore giocatore della storia italiana. Come i neozelandesi, sa fare tutto. Ma proprio TUTTO.

9 — Mediano di mischia: Alessandro Troncon

Lasciamo perdere il carisma e il talento, che ne fanno per distacco il migliore italiano in quel ruolo. Era una bestia fisicamente, forse uno dei pochi che avrebbe giocato anche in questo rugby, magari con la sigaretta in bocca.

10 — Mediano d’apertura: Diego Domiguez

Se Troncon era lotta, Diego era governo. Uno dei migliori calciatori della storia del gioco: spietato con il piede, mai banale nella giocata, dobbiamo a lui le prime vittorie nel Sei Nazioni. Anzi, dobbiamo a lui anche la partecipazione al torneo. L’idolo dell’infanzia mia e di tanti altri, capitano della squadra per meriti sul campo. C’è un prima e un dopo Diego tra le aperture del rugby nostrano… solo che il dopo sembra ancora dover cominciare.

11 — Ala: Denis Dallan

Giocatore completo, capace di fare tutto in campo. Istrionico e cantante a tempo perso, nel 2010 ha partecipato all’Isola dei Famosi. Si presentò la prima serata con la felpa dell’Aquila Rugby, squadra distrutta dal terremoto del 2009.

We are not rugby players, We are rugby men.

12 — Primo centro: Cristian Stoica

Abbiamo una tradizione di trequarti con caratteristiche spiccatamente offensive, mentre Cristian menava. E in squadra, uno così, serve sempre.

13 — Secondo centro: Paolo Vaccari

Esattamente il contrario di Stoica, ovvero un grandissimo attaccante capace di passare tra le orecchie degli avversari. Giocava ovunque sui trequarti: un vero utility back.

14 — Ala: Kaine Robertson

Italo-neozelandese, ma senza una goccia di sangue italiano. Straordinariamente piccolo fisicamente, è stato per molto tempo il giocatore più leggero del Sei Nazioni. Provate a prenderlo, però…

15 — Estremo: Andrea Masi

Ok, non sarà l’estremo con il migliore senso tattico della storia e sì, non è mai stato un grande calciatore. Tuttavia, quando Andrea partiva delle retrovie a cosa diavolo serviva calciare? Un estremo brutto, sporco e cattivo. Un vero estremo, insomma.

E anche la panchina sarebbe di buon livello per un’occasione del genere.

Tallonatore: Leonardo Ghiraldini

Perché uno che passa dal Leicester al Tolosa non può che essere un fenomeno.

Seconda linea: Giambattista Croci

È l’autore della meta più importante della storia azzurra, nel 1997, contro la Francia. Corrado Sannucci su La Repubblica l’ha definita la «meta più bella del rugby italiano. Forse ce ne sono state di più belle, ma questa è stata anche la più importante perché è quella che ha strappato il rugby italiano dalle parrocchie per consegnarlo alla BBC».

Terza linea: Massimo Giovannelli e Aaron Persico

Il primo era capitano della squadra che portò l’Italia al Sei Nazioni. Come fa a non esserci? Il secondo era quel tipo di giocatore alla Favaro, di quelli che hanno il difetto di placcare pure l’erba del campo. Due cuccioloni.

Mediano di mischia: Paul Griffen

Uno con quei capelli e quelle basette, come si fa a non convocarlo?

Mediano d’apertura: Stefano Bettarello

Se andate a vedere i punti fatti, è lui che ne ha segnati di più. Classica apertura d’altri tempi, che finiva la partita avendo segnato più di dieci punti senza essersi nemmeno sporcato la maglietta.

C’è anche un posto d’onore in tribuna per Totò Perugini. Uno che parte da un paesino in provincia di Caserta, dove non esisteva rugby, e che arriva a indossare la maglietta dei Barbarians ha tutto il nostro rispetto. E quello dell’Italia del rugby.

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