Lo chiamavano Pedersoli

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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3 min readJul 6, 2016

Le Olimpiadi di Rio si stanno avvicinando velocemente. Mentre la nostra mente si perde tra free agency, peloton, match-ball e ultra-soft, ci sembra giusto omaggiare quello che è l’evento sportivo per eccellenza. La rassegna a cinque cerchi è meritocratica e universale: ha il merito di dar spazio a chi per quattro anni sparisce (ingiustamente) dal radar di molti appassionati. Con questa sorta di Crampi Olimpici, vi accompagneremo nei giorni che ci separano dalla cerimonia d’apertura del prossimo 5 agosto in Brasile.

«Quando il Padreterno mi chiamerà, voglio andare a vedere che cosa succede. Perché se non succede niente, m’incazzo. M’hai fatto alzare ogni mattina per ottantasette anni per non andare, alla fine, da nessuna parte?».

Quando ci ha raggiunto la notizia della sua scomparsa di Bud Spencer, nessuno ci poteva credere: quell’omone grande e grosso, dallo sguardo dolce che ci ha fatto ridere e divertire per anni, se n’è andato. E la domanda sorge spontanea: «Avrà trovato qualcosa dall’altra parte o si sarà incazzato?».

Qualsiasi cosa e chiunque possa aver incontrato dall’altra parte, probabilmente avrà subito una delle sue storiche battute, se non una raffica di cazzotti in perfetto stile spaghetti western. D’altronde Carlo “Bud” sarà anche stato un buono, ma come amava ricordare lui: «Non c’è nessun cattivo più cattivo di un buono che diventa cattivo».

Uno stile, il suo, che l’ha reso uno dei personaggi del cinema più amati dagli italiani e non solo. Ed è così che i giornali, i telegiornali e gli amici di sempre lo ricordano. Quello che però viene tralasciato è che Bud non fu solo quello che puliva col pane la pentola di fagioli o che faceva fuori a suon di pugni il malcapitato di turno.

Carlo Pedersoli non era nato per fare l’attore: era uno sportivo, un nuotatore. E anche uno di quelli bravi. Uno di quelli che hanno scritto una fetta importante della storia di questo sport.

Lo stile libero gli veniva facile, naturale, quasi come se ce l’avesse sempre avuto nel sangue. E allora ecco che arrivano i titoli italiani — undici per la precisione — e soprattutto il record, il suo record nei 100 stile.

La vasca da 25 metri di Salsomaggiore prima, quella da 50 di Vienna poi lo vedono diventare il primo nuotatore italiano ad infrangere quella maledetta barriera del minuto: 59’’5, un tempo che incise per sempre il nome di Carlo Pedersoli nella storia del nuoto nostrano.

Nel 1952 fa il suo esordio nei Giochi Olimpici di Helsinki, scendendo in acqua nella stessa gara. Pedersoli verrà eliminato in semifinale con il tempo di 58’’9, ancora una volta sotto il minuto. Quattro anni più tardi, alle Olimpiadi di Melbourne, il ragazzo bissa il risultato. Ancora una volta la semifinale gli è fatale: chiuderà con un secco 59 netto i suoi 100 stile libero.

Tra le due edizioni, arriva anche la medaglia d’oro con la nazionale di pallanuoto ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona del 1955. Queste rimasero (e rimarranno) sempre le sue vittorie più importanti, come amava ricordare lui stesso: «Il successo, in tutto il resto, è il pubblico che lo decreta. Quando invece vinci nello sport, quella è tutta roba tua, e nessuno te la può togliere».

E nessuno oserebbe toglierglielo, o almeno nessuno sano di mente. Probabilmente, dovunque sia adesso, starà ridendo di noi mangiando fagioli con gli angeli, mentre il Padreterno si starà chiedendo se «qualcuno ha visto un bestione che sembra un armadio con la barba».

Giulia Abbate | Torinese di nascita e granata da sempre, ha passato più tempo nelle piscine che sulla terra ferma. Sogna uno ritorno in vasca e intanto collabora con diverse testate sportive.

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