Lo sport ha trovato il nuovo Usain Bolt

Pietro Galimberti
7 min readSep 2, 2018

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Adam Peaty

Perchè è corretto considerare il nuotare britannico Adam Peaty alla pari dello sprinter jamaicano, ed ha tutto il tempo per superarlo

Rebecca Adlington, oro olimpico a Pechino 2008 nei 400 e 800 stile libero per il Regno Unito, vedendo gareggiare Peaty alle Olimpiadi di Rio del 2016 disse: “è il nostro Usain Bolt”.

Pur trattandosi di due discipline differenti, il paragone fatto dalla stella inglese deve essere considerato ragionevole, soprattutto in luce dei risultati che l’atleta inglese, a soli 23 anni, ha già raggiunto.

Il confronto sicuramente deve partire dalle due discipline che pur avendo diversi punti in comune, rimangono differenti per molti aspetti. Come riportato anche in questa analisi, nel nuoto conta maggiormente la tecnica rispetto che nella corsa. Questo dato è già di per sé indicativo, perchè un nuotatore professionista discosta molto la sua nuotata da un nuotatore amatoriale rispetto a quanto non succede per chi corre. Se si aggiunge che l’acqua non è l’ambiente in cui abitualmente l’uomo vive (infatti anche il galleggiamento diventa parte fondamentale dell’attività sportiva) si può affermare, senza nulla togliere all’atletica, che il nuoto sia per l’uomo una disciplina più complessa da affrontare.

Tuttavia, Usain Bolt non è da considerarsi un atleta al pari degli altri sprinter: 8 ori olimpici, tre record del mondo (100 e 200 metri piani, staffetta 4x100), l’aver dominato le distanze veloci dell’atletica maschile per un decennio ed essere l’unico atleta ad aver mai trionfato per tre olimpiadi consecutive (Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016) nei 100 e 200 metri piani nella disciplina più seguita dei Giochi Olimpici lo hanno portato in una dimensione che va oltre l’atletica: è sicuramente tra gli sportivi più forti di sempre. Nonostante si tratti dunque di un’attività più naturale rispetto al nuoto, i risultati raggiunti portano la disciplina in secondo piano.

Un confronto sul numero di medaglie sarebbe però riduttivo, e vedrebbe una netta predominanza di Bolt su Peaty. Quest’ultimo ad oggi ha infatti gareggiato in una sola Olimpiade (vincendo l’oro con record del mondo) ma ha già al collo oltre 30 medaglie internazionali. Nulla in confronto agli 8 ori olimpici del jamaicano, che però ha già posto fine alla propria carriera.

L’aver abbassato in 3 anni il record del mondo di 2 decimi (il più grande gap di sempre nel minor tempo possibile) e i 9 anni di permanenza di Usain Bolt in cima al ranking all time (la più lunga da quando c’è il cronometraggio elettronico) sono invece dati più indicativi nel confronto tra i due.

Il suo record del mondo di 9.58 segnato a Berlino ai mondiali del 2009 è ancora in cima e l’atleta che ci è andato più vicino è Tyson Gay, che ha corso in 9.69 (Bolt ha corso anche 9.63). Lo stesso tempo permise a Bolt di vincere l’oro a Pechino 2008, con una sostanziale differenza: nel “Nido d’uccello” il vento era a 0.0 per il jamaicano, mentre lo statunitense, quando firmò la medesima prestazione, aveva un vento a favore di +2.0. Questo dato (limite massimo per l’omologazione di un tempo) può essere tramutato in un vantaggio pari ad un decimo. Un altro jamaicano, Yohan Blake, ha corso i 100m piani in 9.69, addirittura con un vento a sfavore di -1.0. Da questa analisi ci appare una situazione più equa di quella che invece è stata. Guardando l’arrivo dell’Olimpiade di Pechino nella foto qui sotto, Usain Bolt ci sembra incollato nell’immagine in post-produzione per quanto è avanti rispetto al resto del gruppo, soprattutto considerando che si tratta della gara più veloce dove ogni centimetro conta. Ed avere un decimo di vantaggio sugli avversari significa essere davanti a loro di oltre un metro.

Bolt esulta ancora prima di tagliare il traguardo

Uno studio condotto da un professore dell’Università di Oslo ha inoltre stimato che Bolt avrebbe potuto correre 9.55 nell’occasione del suo primo oro olimpico se non avesse “mollato” a fine gara per aprire le braccia, voltare lo sguardo verso il pubblico ed esultare. L’immagine rimane iconica per comprendere la predominanza che Bolt ha avuto nei confronti degli avversari, quasi “irridendoli”.

Essere campione olimpico è il miglior risultato che un atleta può raggiungere. Ma, per quanto vinca solo un atleta, i Giochi si tengono ogni 4 anni, ed il campione Olimpico non rimane in carica più di questo periodo. Bolt è peró andato oltre, e quello che fa di lui un atleta unico è stato l’aver dominato la gara più veloce dello sport in un epoca per niente favorevole, dove la disciplina ha visto numerosi passi in avanti (qui un’indagine approfondità che mostra il progresso dei centometristi negli ultimi decenni).

il secondo arrivato firma la terza prestazione all-time

La stessa sensazione che si aveva guardando le gare di Bolt si ha quando entra in acqua Adam Peaty. L’ultima volta nella finale dei campionati europei del 2018 (lo scorso 4 agosto) ha timbrato l’ennesima prestazione mostruosa che gli ha permesso di ritoccare il record del mondo che già gli apparteneva. Il secondo classificato, il britannico James Wilby, ha nuotato la terza prestazione di sempre nuotando in 58.54: visivamente la distanza di quasi 2,5 metri ci fa comprendere quanto distacco ci sia tra il primo ed il resto del mondo.

Va innanzitutto considerato che nel periodo dal 2008 al 2010 gli atleti hanno potuto gareggiare indossando costumi in poliuretano (alcuni sviluppati in collaborazione con la NASA) che miglioravano notevolmente le prestazioni vanche oltre il 5%: il picco si è avuto in occasione dei mondiali di Roma 2009 quando ben 48 record mondiali sono stati battuti. Il poiuretano aiutava notevolmente gli atleti nel galleggiamento, parte fondamentale della nuotata. La Fina, essendosi accorta di aver omologato dei costumi che erano un “doping tecnologico”, li ha poi aboliti. Tuttavia non ha mai distinto i tempi stabiliti con i “costumoni”: alcuni di questi resistono ancora in cima e difficilmente verranno presto superati. Guardando però al ranking dei 100 rana uomini sembra ormai non esserci più traccia di questo vantaggio che era legittimanente a disposizione degli atleti di quegli anni.

Le prime 14 prestazioni all-time mostrano il nome del ragazzo di Uttoxeter. Quando Peaty ha nuotato per la prima volta il record del mondo polverizzò il precedente di oltre mezzo secondo: 57.92 ai campionati nazionali del 2015 gli permisero di essere il primo atleta a scendere sotto il muro dei 58 secondi nei 100 metri rana. Anche con i successivi record ha migliorato il tempo precedente in modo molto netto: 8 decimi migliorati e due record battuti nella sua prima Olimpiade, a Rio 2016, lo hanno portato verso la medaglia d’oro che si è appeso al collo a soli 22 anni (la stessa età che aveva Bolt quando vinse a Pechino).

In nessun altro stile, nei 100 metri, c’è ad oggi un divario così ampio tra un atleta e il resto del mondo: 4 centesimi separano Dressel dal record di Phelps nei 100 delfino, 1 separa Xu da Murphy nei 100 dorso e 3 sono quelli tra Bernard e Cielo nei 100 stile libero. Nemmeno Michael Phelps, che ha vinto per 4 volte alle Olimpiadi i 200 misti, ha mai avuto un divario così ampio rispetto ai suoi avversari. Ha migliorato di oltre 3 secondi il record del mondo in 5 anni, ma solamente un anno dopo aver nuotato il tempo di 1’54"23 che gli permise di vincere l’oro a Pechino si è visto spodestare dalla prima posizione all time da Ryan Locthe (1’54"10 a Roma 2009, poi abbassato a 1’54"00 alla rassegna iridata di Shangai nel 2011), senza mai più farvi ritorno (nonostante la sua carriera sia continuata, non senza pause, fino a Rio 2016).

Così come è stato per Bolt nell’atletica, anche Peaty compete oggi in una disciplina che è in netto miglioramento anno dopo anno.

risultati finali Olimpiche 100 metri rana uomini

Da Pechino 2008, chi si mette al collo la medaglia d’oro sigla anche il nuovo record mondiale. Ad indicare l’altissimo livello raggiunto dalla disciplina è i fatto che ben 7 degli 8 atleti che hanno gareggiato nella finale di Rio sarebbero andati a podio nell’edizione precedente: la finale vinta dall’inglese lo ha visto toccare la piastra oltre un secondo prima degli avversari, ma non perchè questi hanno nuotato con tempi molto alti.

Dal 2014 Peaty guida il ranking mondiale della distanza, e non sembra volersi fermare: fin da quando la sua carriera ha portato i frutti dei sacrifici che ha compiuto da giovane, ha sempre ammesso nelle interviste di voler arrivare laddove nessun’altra persona arriverà per diversi anni. A soli 24 anni si trova già in una posizione difficilmente raggiungibile nel breve periodo da altri atleti, ma la giovane età e la volontà che ha di migliorarsi potrebbero portarlo a siglare tempi che rimarranno i migliori al mondo per decenni.

A livello di medaglie bisognerebbe attendere le Olimpiadi di Parigi del 2024, passando per Tokyo, per vedere il britannico raggiungere il palmares di Bolt. Ma, guardando al divario che ha già messo tra sè e gli avversari, Adam Peaty domina la sua disciplina più di quanto ha fatto Bolt nella sua carriera. Il primo ha inoltre il vantaggio di avere diversi anni di carriera ancora da scrivere.

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