L’ombra del Canguro Mannaro

Crampi Sportivi
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4 min readMar 17, 2016

Ammettiamolo, fare il pilota di MotoGP non dev’essere proprio la cosa più rilassante del mondo. Essere sparati su nastri d’asfalto ad oltre 280 km/h in groppa a dei missili su due ruote non è una terapia che il vostro psicologo di fiducia vi prescriverebbe qualora dovesse vedervi troppo stressati. Pensate quindi come se la possa passare male chi, mentre è intento in questo rodeo meccanico alla ricerca del crono migliore, debba fare i conti anche con delle presenze ectoplasmatiche.

Perché i fantasmi esistono, esistono eccome. Quello che di recente ha iniziato ad infestare la MotoGP, ad esempio, è piccolo ma allo stesso tempo ingombrante e fastidioso, inizia con “Cas” e finisce con “-er”. No, che avete capito: non è Casper. È Casey Stoner. E fa sicuramente più paura, soprattutto ai piloti ufficiali della Ducati.

La comparsa di Casey Stoner ha creato più o meno questi effetti in Ducati.

I primi segnali di infestazione del maniero ducatista in quel di Borgo Panigale si sono iniziati ad avere durante l’inverno, quando da Valencia, nelle tranquille giornate immediatamente successive all’idilliaco epilogo della Stagione 2015, è arrivata la notizia. Notizia non bomba, oserei dire supernova: Casey Stoner ha firmato con Ducati.

Giubilo e contentezza sono iniziati a serpeggiare tra i piloti Ducati impegnati in MotoGP: Iannone pare abbia valutato un ritorno alle antiche tradizioni della transumanza, Dovizioso aveva già trovato impiego come aiuto cuoco in un chiosco che vende piadine romagnole e Petrucci e Redding… beh, Petrucci e Redding forse stavano stappando lo champagne, perché figurarsi se Stoner sarebbe tornato in un team clienti. Mentre quindi i due Andrea parafrasavano il loro nome (“Beh, io Andrei…”) immaginando di essere accompagnati alla porta a momenti, arrivava la precisazione della suddetta notizia di Stoner: il #27 farà semplicemente il tester.

Se a Ducati dunque serviva il tester, ai due Andrea serviva il taser per riattivare il battito cardiaco visto che neppure con il defibrillatore si ottenevano risultati. Taser che è stato tenuto a portata di mano in quel di Sepang quando, dopo mesi di illazioni sullo stato di forma del talento del pescatore più veloce d’Australia — che si dice usasse il mulinello della sua canna da pesca soltanto con dei movimenti del polso destro — Casey Stoner è finalmente tornato in sella su una Ducati, più precisamente la GP15 della passata stagione con montate le nuove Michelin, per dei test privati.

E lì sono cominciati i problemi.

Non per il #27 ovviamente. Su una pista infatti gommata più o meno come una tappa desertica della Dakar, il Canguro Mannaro è riuscito a girare su tempi non molto più lenti di quelli fatti registrare durante il GP di Malesia 2015 dai piloti ufficiali. Non appena Stoner scende dalla moto, i due Andrea ricominciano quindi a valutare le loro occupazioni alternative e tutto il mondo della MotoGP è in subbuglio.

Tutto tranne Gigi Dall’Igna, che giustamente si chiede che senso abbia tenere fuori un fenomeno del calibro di Stoner, dimostratosi subito a suo agio su una MotoGP dopo mesi e mesi passati a guidare, come unico mezzo su ruote, macchinine radiocomandate (controllate il profilo Instagram del #27, se non mi credete).

Il problema è che Stoner probabilmente, a furia di sedersi sugli scogli per pescare, ha assunto per osmosi un po’ della tipica malleabilità di quelle simpatiche pietruzze marine. L’australiano ha detto che non vuole tornare a correre, ma poi ha commesso un errore. Ha aggiunto la frase “Per il momento”. A quel punto Dall’Igna, che è una vecchia volpe, ha fiutato la preda: il Gigi ducatista ha subodorato che, sotto sotto, Stoner è rimasto il cannibale di sempre.

Per rimanere in un ambito molto caro a Stoner (quello ittico), avete presente lo squalo Bruto de “Alla Ricerca di Nemo”? Quello che ha smesso di essere davvero squalo ma che non appena sente l’odore del sangue torna ad essere una macchina letale? Ecco, Stoner ha reagito esattamente così quando Dall’Igna gli ha proposto un fuori programma: “Casey, tu in teoria non dovevi girare insieme agli altri piloti della MotoGP durante i test. Se vuoi però puoi farlo: sai, qualcuno dice che non saresti più al loro livello…”.

E la frittata a quel punto era fatta. Stoner ha reagito con la tranquillità di un toro da corrida a questa “provocazione”, è salito sulla Ducati ed è stato durante i test ufficiali la più veloce GP15 in pista in più di un’occasione. Petrucci, durante un run, ha provato a stargli dietro: nella sua intervista post Sessione sembrava avesse visto il demonio in persona. La sua faccia lasciava trasparire l’espressione tipica da “Non so come accidenti faccia”.

Proprio mentre i due Andrea ancora una volta si appropinquavano, con un fido Pastore Maremmano al guinzaglio ed un grembiule da cuoco all’uscita della factory di Borgo Panigale, Stoner ha confermato di nuovo la sua volontà di non tornare a correre. Sempre “per il momento”. Una frase che, sportivamente parlando, per i due Ducatisti ufficiali è tranquillizzante più o meno come lo sarebbe essere protagonista di una roulette russa. O Rossa, fate vobis.

Fatto sta che Stoner, dopo aver scatenato un tale terremoto nella MotoGP da farlo registrare dai sismologi di tutto il mondo, dai test della Malesia non ha più avuto l’occasione di salire sulla Ducati. È stato presente nel paddock — così, giusto per aumentare la pressione in casa Ducati di qualche milione di bar — durante le sessioni di Phillip Island e di Losail, ma salirà in sella alla GP16 solamente dopo il GP del Qatar che si correrà la prossima settimana, quando avrà a disposizione i tempi in prova ed in gara dei due Andrea e potrà quindi lanciarsi in confronti, mentre il Dovi e The Maniac saranno sempre rilassati e distesi come le corde di uno Stradivari.

Dove ci eravamo lasciati?

Perché, nel frattempo, sono iniziate a circolare anche voci sulla possibilità di una Wild Card per Stoner in Australia, ipotesi fortemente caldeggiata da Gigi Dall’Igna, che in fondo in fondo sarebbe persino disposto ad un incontro con un’estetista pur di veder tornare in pista il #27.

Che, nel frattempo, pare non consegua più i risultati di un tempo nella pesca. D’altronde si sa, chi corre non piglia pesci. Come dite? Non era così? Poco male. Il senso in fondo (al mar) è lo stesso.

A cura di Stefano Nicoli

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