L’onore del portabandiera

Crampi Sportivi
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11 min readAug 5, 2016
Yane Marques sarà la portabandiera del Brasile a Rio 2016.

Spesso un gesto e la sua importanza vengono definiti dal contesto. Senza considerare quest’ultimo, è difficile comprendere il significato delle cose che ci accadono attorno.

Pensiamo al portabandiera: nella vita di tutti i giorni o nelle feste rionali/di paese non vi stupireste di trovarne qualcuno, né vi trasmetterebbero queste grandi sensazioni. Invece, alle Olimpiadi, la parola “portabandiera” diventa magicamente nobile.

Molti atleti sperano di fregiarsi di un onore del genere (prendete Andy Murray come esempio). Basta guardare la lista di chi ha avuto quest’onore durante le varie cerimonie d’apertura delle rispettive Olimpiadi e ricordare che alcuni terranno quest’onore con loro per sempre.

Noi abbiamo analizzato la lista dei portabandiera per Rio 2016 e trovato delle storie pazzesche. Ne abbiamo scelte 23 e stilato una classifica.

  • Prima medaglia a Nicosia (CYP)

Fino a Londra 2012, Cipro non ha mai vinto una medaglia olimpica. A spezzare la maledizione è stato il portabandiera di Rio 2016, quel Pavlos Kontides argento nella vela maschile. Un’impresa talmente celebrata a Nicosia che Kontides ha avuto persino un francobollo commemorativo in suo onore. (G.A.)

  • L’insuperabile pallanuotista (CRO)

Medaglia d’oro a Londra e miglior portiere della competizione, miglior pallanuotista al mondo nel 2012 e attualmente giocatore dell’Olimpiacos. Josip Pavic, non proprio l’ultimo arrivato, ha già vinto tutto quello che un pallanuotista può sognare di vincere con il proprio paese e a 34 anni sarà il portabandiera della nazionale croata, nel momento in cui il Maracanà sarà il centro del Mondo.

Chissà se le sue spalle larghe e il suo petto macilento riusciranno a non tradire un minimo di emozione come quando, a suo agio in una vasca, Pavic diventa un muro invalicabile per gli avversari. (M.C.)

  • Un automa (RSA)

Sudafricano nativo di Città del Capo, Wayde van Niekerk ha nel suo nome dei chiari rimasugli del dominio olandese. Campione del Mondo nei 400 metri, attende questa Olimpiade perché vi si presenta come atleta unico nel suo genere. Infatti, il portabandiera del Sud Africa è l’unico uomo ad aver corso i 100 metri sotto i 10”, i 200 metri sotto i 20” e i 400 metri sotto i 44”. (G.A.)

  1. Terrà famiglia (ITA)

Uno spot di qualche tempo fa diceva “Cosa fa Federica Pellegrini quando non nuota?” e la risposta più immediata di tutte mi è sempre sembrata “Niente, nuota e basta, probabilmente per essere la migliore”.

La nuotatrice italiana sarà portabandiera del gruppo azzurro per la prima volta nella sua vita e a 28 anni proverà a sbloccare quella casella 1 sotto il numero di ori vinti alle olimpiadi, con il cuore sempre teso in Italia e la speranza di poter dedicare la sua vittoria alla zia gravemente malata. Sarà la prima nuotatrice della storia italiana a fare da alfiere alle Olimpiadi, un altro record della ragazza prodigio del nuoto italiano. (M.C.)

  • Il portabandiera di una nazione che non ci sarà (RUS)

Sergey Tetyukhin è un pallavolista con un palmarès così ricco che farebbe impressione a ogni suo avversario: 29 trofei di club, 10 premi individuali e 22 medaglie olimpiche, tra cui l’oro del 2012 Un passato anche in Italia, tra le fila del Parma, Tetyukhin sarà il portabandiera di una nazione, quella russa, che ha scritto pagine degli sport olimpici, ma che a Rio sarà decimata dagli atelti coinvolti nell’indagine Iaaf sullo scandalo doping. (M.C.)

  • Lo schermidore (CHN)

Dal loro rientro nel mondo olimpico a Los Angeles ’84, il portabandiera cinese è stato sempre un giocatore di basket. Non abbiamo idea del perché, tranne per Yao Ming. La notizia è che questa tendenza sarà spezzata a Rio: toccherà infatti al fiorettista Lei Sheng — campione uscente da Londra — portare la bandiera alla cerimonia d’apertura. (G.A.)

  • Rugby a 7, campioni assoluti (FIJ)

Osea Kolinisau e il rugby a 7, come il calcio a 5, il beach volley a 2. Versioni ridotte per una piccolissima nazione come Isole Fiji che dopo due titoli del Mondo proverà ad alzare la voce nella prima olimpiade della sua storia. Kolinisau sarà il successore di Josateki Naulu, judoka. Digitando “Osea Kolinisau” su Google potrete sorridere del secondo risultato “Osea Kolinisau family”, come se fosse ancora più importante dei suoi risultati. (M.C.)

  • Tre di fila (CUB)

Terza volta di fila da portabandiera per Mijaín López Núñez, atleta di lotta greco-romana. Il ruolo di portabandiera sembra portargli fortuna considerando che sia a Londra che a Pechino, Núñez ha ottenuto la medaglia d’oro nella categoria 120 chili.

Nel 2010 gli ambienti della greco-romana hanno fatto filtrare voci su un suo possibile passaggio alle mixed martial arts, ma Núñez The Terrible conosce solo il colore dell’oro e l’intero stato di Cuba soffierà ancora più forte mentre il drappo cubano garrirà al vento, provando a spingere Núñez fino al traguardo finale. (M.C.)

  • I naturalizzati (MKD/AUT/ LEB)

Eventualità che non ha preoccupato Libano, Austria e Macedonia. Nacif Elias sventolerà al cielo la bandiera libanese, provando a contenere la doppia emozione di essere alla sua prima olimpiade e di disputarla nel suo paese di origine, il Brasile appunto. Elias si sente carico e crede di poter andare a medaglia nella sua disciplina, il judo, col torneo che inizierà il 9 agosto.

Liu Ja, cinese di nascita, sarà la base del drappo austriaco che sfilerà al Maracanà per la cerimonia di apertura, impegnandosi poi nel torneo di ping pong femminile per la quinta volta nella sua carriera. A chiudere il trittico di doppie nazionalità ci pensa Anastasia Bogdanovski, nuotatrice nativa del New Jersey ma che per l’occasione difenderà i colori della Macedonia, dopo essersi formata negli States. Preparazione d’oltreoceano al servizio dei Balcani. (M.C.)

  • Lui è leggenda (USA)

Fino a qualche giorno fa, il nome del portabandiera è rimasto segreto. L’unica notizia accertata riguardava lo stile del portabandiera: la spedizione USA sarà vestita da Ralph Lauren, ma il capofila avrebbe sventolato l’effige del proprio paese con dei guanti che s’illuminano al buio. Tanto per farsi notare.

Poi la notizia il 3 agosto: Michael Phelps non solo si è qualificato per la sua ultima Olimpiade con l’obiettivo di vincere una medaglia, ma ha anche accettato il ruolo di portabandiera nella cerimonia d’apertura. Dovuto per chi ha scritto la storia dei Giochi Olimpici. (G.A.)

  • La ripescata (MNE)

A quattro anni di distanza dall’ultima presenza col suo club, il Buducnost, Bojana Popović ha deciso di chiedere un ulteriore sforzo al suo corpo da atleta 36enne, rendendosi convocabile per la spedizione olimpica di pallamano femminile.

Detto, fatto! Convocazione e privilegio di essere portabandiera montenegrino in Brasile. La sua carriera si era chiusa con una Champions League in maglia Buducnost, che sia di buon auspicio? (M.C.)

  • Best job in the worst of times (DAN/ESP)

L’hanno voluto a lungo, ma alla fine Caroline Wozniacki e Rafael Nadal saranno portabandiera dei loro paesi nel peggior momento delle loro carriere. La danese è stata numero uno per 67 settimane tra il 2010 e il 2012, ma oggi è fuori dalle top 40; lo spagnolo continua a lottare con gli infortuni e non vince uno slam dal 2014, ma farà di tutto per dare il meglio a Rio. (G.A.)

  • Lo scandalo (NGR)

John Obi Mikel (o Mikel John Obi, secondo il suo recente cambio di nome all’anagrafe) sarà il portabandiera della Nigeria alle Olimpiadi, trascinando con sé anche il fardello di una scelta duramente criticata dal popolo nigeriano, che si aspettava Segun Toriola come alfiere della squadra.

Alla sua settima apparizione olimpica e capitano della squadra di ping pong, Toriola è stato invece scalzato dall’altisonanza e dal riconoscimento internazionale di Mikel, ma sopratutto dalla possibilità che le Super Aquile portino a casa una medaglia nella loro disciplina. Cosa che a Toriola non è riuscita in nessuna delle sei apparizioni olimpiche. (M.C.)

  • Conflitto (TUR)

Il paese non attraversa il migliore dei momenti — il fallito golpe e la rappresaglia di Erdoğan si sono fatti sentire nell’ultimo mese — ma la scelta del portabandiera da parte della Turchia non sembra proprio rientrare nello spirito dei giochi. Lottatore di greco-romana (di cui è campione europeo e mondiale), Rıza Kayaalp si è spesso esposto in favore del AK Parti, la formazione politica guidata da Erdoğan.

Inoltre, nel 2013 si è reso protagonista di alcune dichiarazioni razziste nei confronti di armeni e greci. La toppa è stata peggio del buco: prima il presidente della federazione turca di wrestling ha difeso il lottatore, poi ha sostenuto che non fosse stato il ragazzo a scrivere quei tweet, salvo esser smentito dallo stesso Kayaalp. La sospensione di sei mesi da parte della FILA è stata rinviata per far competere Kayaalp ai Mondiali del 2013, dopo il quale non ci sarebbero stati altri grandi tornei. (G.A.)

  • La votazione per il portabandiera (BRA/GER)

Germania innovatrice, dettando la linea per il futuro con una metodologia basata sulla scelta popolare per assegnare il glorioso incarico di portabandiera olimpico. Cinque atleti sono stati scelti tra i 424 che parteciperanno alla spedizione olimpica di Rio 2016, valutando per ognuno di essi il prestigio e la possibilità concreta di mettere una medaglia in archivio.

A trionfare è stato Timo Boll, che avrà dunque il compito di aprire la sfilata tedesca: Boll punterà chiaramente alla medaglia d’oro, unico trofeo che manca nel suo ricco palmarès che lo definisce come uno dei pochi europei in grado di tener testa al dominio cinese nel ping pong.

Orgoglio tedesco che prova a tenere lontana una pratica, quella della naturalizzazione nella disciplina, che continua a spopolare ai quattro angoli del globo. Battuti nelle votazioni Moritz Fürste, Ingrid Klimke, Lena Schöneborn e Kristina Vogel: del resto mi sembra impossibile non volere bene a un atleta con un nome/cognome così simpatico.

A sorpresa lo stesso iter è stato seguito dal Brasile padrone di casa. Tanti i nomi che sono stati accostati al ruolo del portabandiera, ma dopo un sondaggio di TV Globo, ad avere la meglio è stata Yane Marques, bronzo nel pentathlon a Londra 2012. (G.A. — M.C.)

  • Prima volta (KOS)

Prima volta assoluta per il Kosovo, che ha ottenuto dal Comitato Olimpico il riconoscimento come nazione: Majinda Kelmendi, eletta nel 2014 la miglior judoka al Mondo di tutte le categorie, è stata insignita dell’onore di essere portabandiera per questo storico esordio. La Kelmendi rientra nella categoria 52 chili e dopo l’oro agli Europei di Kazan proverà a regalare una storica medaglia al suo paese. (M.C.)

  • Il breakdancer (PUR)

Segni particolari: diventato lottatore a Brooklyn, per difendersi dalle intimidazioni razziste dei concittadini, Espinal lascia per un breve periodo la lotta libera all’età di quindici anni per dedicarsi alla danza. Poi è tornato indietro ed ha deciso di intraprendere la carriera da lottatore, diventando al contempo un modello, un giocatore di baseball e un breakdancer.

Sarà l’alfiere della squadra portoricana. (M.C.)

  • Il Tiger Woods del Bengala (BAN)

Mohammad Sidikkur Rahman ha una faccia simpatica, indossa sempre delle polo ed è il primo bengalese nella storia delle olimpiadi a strappare un pass per Rio 2016, grazie al golf e a quella legge che solitamente ti permette di diventare grande in tutto il mondo lanciando un oggetto sferico sempre un po’ più lontano.

Dal 2009 inserito nel Asian Golf Tour, Rahman non è il primo del suo paese a partecipare alle Olimpiadi, ma il primo assoluto a farlo senza ottenere una Wild Card. Dal golf al sogno olimpico di una medaglia è davvero un attimo: per il Tiger Woods bengalese la pressione sarà alle stelle. (M.C.)

  • Portabandiera a 50 anni (PER)

Delle volte impazzisco a vedere certe storie. Francisco Boza sarà il portabandiera del Perù a Rio, ma la notizia veramente folle è che lo farà all’età di 51 anni, quando l’attività agonistica è spesso ormai conclusa.

Non per chi pratica il tiro a segno: Boza ha partecipato alla sua prima Olimpiade a Mosca 1980 (!), ottenendo poi l’argento a Los Angeles quattro anni più tardi. Fino ad Atene 2004, ha partecipato a tutte le Olimpiadi disputate.

Con la partecipazione a Rio nella prestigiosa veste di simbolo del proprio paese, Boza arriverà a otto Olimpiadi disputate. E potrebbe avere qualche chance di medaglia, visto l’oro ai Giochi Panamericani del 2015. (G.A.)

  • Il pallamanista ceco (POL)

Karol Bielecki sarà l’alfiere della nazionale polacca alle olimpiadi, successore della Radwanska e leader della squadra di Pallamano. Bielecki ha una particolarità: è completamente cieco dall’occhio sinistro, in seguito a un incidente accorsogli nel 2010 durante una amichevole con la Croazia che ora lo costringe a giocare con degli occhiali particolari.

Ma nulla può tenere lontano un atleta dal richiamo olimpico, né un occhio purtroppo malandato, né tantomeno il ritiro dalla Nazionale risalente al 2012. Brasile chiama, Bielecki risponde. (M.C.)

  • Non è un mestiere per vecchi (ARM/CMR/TOG/URU/ROA)

Ci sono cose che non si possono fare prima della maggiore età. A quanto pare il portabandiera non è contemplato in questa speciale lista. Ben cinque paesi hanno scelto un U-20 per portare la bandiera del proprio paese alla cerimonia d’apertura di Rio.

Armenia (19 anni), Camerun (18), Togo (17 e c’era già a Londra 2012!) e la rappresentativa degli Atleti Olimpici Rifugiati saranno protagoniste di questa scelta. L’Uruguay è forse più sorprendente: parliamo di un paese molto importante per la storia olimpica, che ha scelto Dolores Moreira, velista da regata classe ’99.

Sarà come vedere quelle scuole superiori in gita ai monumenti di spicco o ai musei? (G.A.)

Non so voi, ma a 17 anni per me tra le possibilità non c’era quella di esser ricevuto dal mio paese per meriti sportivi.
  • Triathlon personalizzato (TUV)

Il protagonista di questa vicenda è il mio nuovo idolo personale. Chi ha ascoltato le splendide storie di Federico Buffa sulle Olimpiadi (altrimenti si può recuperare qui), è a conoscenza del fatto che nei primi Giochi della storia qualcuno cambiava disciplina in corsa. Ecco, non pensavo fosse possibile nel 2016.

Fino all’estate 2015, Etimoni Timuani è stato un calciatore. Difensore del FC Manu Laeva, ha avuto persino un’esperienza con la nazionale di futsal delle Tuvalu. Poi la partecipazione ai Giochi del Pacifico. Stavolta, però, non come calciatore (come accaduto quattro anni prima), ma come sprinter! (G.A.)

L’anno scorso ha persino partecipato ai Mondiali di Pechino e ora Reme si prepara a fare da portabandiera per uno dei paesi più piccoli al mondo (26 chilometri quadrati di superficie). (G.A.)

  • Nulla è impossibile (IRN)

Provarci, cadere, provarci di nuovo e tutta quella serie di frasi motivazionali che ogni giorno scorrono sui nostri social. Provate a metterle da parte per un anno e leggete la storia di Zahra Nemati, tiratrice con l’arco iraniana che ha deciso di scagliare frecce solo a seguito di un incidente che non gli ha permesso più di competere nel taekwondo.

Zahra ha lo sport che gli scorre nelle vene e nemmeno un drammatico evento come un incidente d’auto è riuscito a sopire il suo spirito, che le ha già consegnato in premio un oro individuale e un bronzo olimpico, ma che questa estate la renderà una delle poche nella storia a competere sia nelle Olimpiadi che nelle Paralimpaidi.

Laddove la spina dorsale ha ceduto, la Nehmati ha saputo reinventarsi come donna e come atleta, valorizzando ciò che purtroppo le è rimasto e scrivendo una delle pagine più belle che sicuramente vivremo in quest’Olimpiade. L’onore di portare la bandiera iraniana è quasi riduttivo, Zahra sì. (M.C.)

Articolo a cura di Gabriele Anello e Massimiliano Chirico

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