Lost in Spalletti — La comunicazione espansa di mister Luciano

Crampi Sportivi
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6 min readJan 17, 2017

In quel genere oscuro, dominato dall’ovvio e dalla banalità, che sono le conferenze pre e post partita, sta brillando in questi mesi una luce. Dimenticate il labbro leporino e spocchiosetto di José Mourinho o l’esasperata emotività gestuale da mercato del pesce di Antonio Conte: una nuova figura di allenatore-guru-della comunicazione si sta imponendo all’attenzione di spin-doctor, linguisti, semiologi e antropologi.

Luciano Spalletti fa assurgere la comunicazione allo status di performance, aggiungendoci dosi massicce di filosofia, ars rethorica e qualità attoriali non indifferenti, ove per attoriale si intende un’espressività espansa, quasi inafferrabile.

Abbiamo perciò preso la luce abbagliante emanata da Luciano, l’abbiamo scomposta e si sono rivelati a noi colori meravigliosi.

Lo avvertite, sì, il brivido dell’ignoto che accompagna ogni principio?

FILOSOFIA DI VITA

Un guru, prima che un allenatore, sa che la sua ideologia e la sua morale troveranno fondamenta solide in una solida retorica, supportata da un’altrettanto solida espressività.

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Dopo lunga ricerca, Wittgenstein riuscì a sintetizzare la sua filosofia in sette asserzioni. Spalletti brucia il Tractatus e va dritto al sodo: gli basta un distico eroico.

Come ogni grande pensatore, anche Spalletti sente forte il bisogno di fondare una nuova morale. Al di là del bene e del male, le menzogne hanno le gambe corte.

STRATEGIA

I giornalisti, in alcuni momenti storici, possono ricoprire lo scomodo ruolo di oppositori dialettici Ogni oppositore o avversario che sia si affronta e si batte con una strategia. Quella di Spalletti emerge dalle nubi della sua coscienza, da territori a noi sconosciuti. Anche se all’inizio non vediamo il sentiero, a un certo punto capiamo che il mister ci ha messi sulla strada di casa.

Un vero leader sa riconoscere le doti del proprio team.

Disorientare l’avversario, confondere le acque, dichiarare l’ovvio e — infine — contrattaccare: l’arte di trollare i giornalisti secondo il Magnifico Rettore Spalletti.

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Da grande condottiero e fine psicologo, Luciano sa quando porre l’obiettivo del gruppo davanti al suo ego. Soprattutto se l’obiettivo è: “vince’ le partiteeee”. Premio “appoggio esterno al femminismo militante 2016” per aver ammesso la leadership muliebre tra le mura domestiche.

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Senso del ritmo, fondamentale anch’esso.

Un uomo che ha la vittoria come fine ultimo e supremo non esita a sacrificare anche il suo stesso corpo (nello specifico la testa). Ma un cavaliere di siffatto ardimento è anche un profondo conoscitore dell’ars rethorica, nonché dell’avicoltura. Ed è subito De Cionibus. Si genera letteratura laddove c’era solo becchime.

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COMUNICAZIONE NON VERBALE

La comunicazione è fatta per il 55% di componenti non verbali. Mister Luciano lo sa bene.

Sguardo gelido, gestualità minuziosa ad accompagnare la performance telecinetica.

Occhietto perplesso, laddove al comunicatore si rende necessaria la riflessione.

The Unburnt, King of the Andals, the Rhoynar and the First Men (Claiment), King of Meereen, Khal of the Great Grass Sea, Breaker of Chains, Father of Dragons.

Per un’imposizione volitiva della propria comunicazione attraverso i canali della sensualità.

Stesso obiettivo di cui sopra ottenuto però stavolta attraverso l’occhietto a mezz’asta e il capo volto di tre quarti a nord.

Ove necessario, cedere al proprio lato più tenero e ammettere a sé stessi: volevo solo scomparire in un abbraccio.

LA VOCE

E poi sì, c’è un 38% di comunicazione paraverbale. Non importa solo quello che dici, ma anche come lo dici.

Uno dei segreti del bel canto è la respirazione: per riuscire a tenere una nota lunghissima, devi avere dei grandi polmoni.

Inoltre, per portare l’attenzione dell’ascoltatore al nucleo tematico del proprio discorso, bisogna sapere su quali parole porre l’accento. Nei casi peggiori, anche richiamare l’attenzione qualora il rapporto privilegiato con l’ascoltatore risulti reciso, interrotto.

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Sempre in tema di worst case scenario, può capitare di dover prendere in mano la regia di Sky e spiegare scena per scena cos’è successo al malcapitato (in questo caso Dzeko, vittima di pedata).

Non abbiate timore di farlo.

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L’ARMA DELL’IRONIA

L’ironia sta a Spalletti come Excalibur sta a Re Artù, ne consegue che un uomo di mondo sappia come dribblare patate dialettiche bollenti avvalendosi dell’arma dell’eleganza.

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Il comunicatore di lungo corso non abbocca all’esca del polemicotto (se fate attenzione riuscite a scorgere, tra le rughe della fronte, anche la supercazzola che prende forma).

Strenuo difensore dei suoi uomini, pioniere delle neuroscienze, un guru della comunicazione espansa è al contempo paladino della libertà di parola: prendi tre, paghi uno.

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INNOVATORE

La lingua è in continua trasformazione. E Spalletti sta dando un contributo di un certo peso: qui inventa un’onomatopea la quale, per quanto ci riguarda, mai più senza.

Fallo di reazione? Forse cercavi vringhete vranghete.

Un omaggio alla terza delle Lezioni americane di Calvino: l’esattezza della tranvata.

Qui uno Spalletti futurista ci regala una doppietta: pem-tum. E a coronamento arriva pure il neologismo. Vedi alla voce “zucconare”. Da far arrossire Filippo Tommaso Marinetti.

GESTIRE IL CAMPIONE

Non esiste grande sfida che il guru della comunicazione non possa vincere: neanche il confronto con il divino è un territorio pericoloso a sufficienza per depauperare le sue risorse dialettiche.

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Autoritario e iperbolico, Luciano respinge con vigore inusitato le accuse di chi lo vorrebbe in guerra con Francesco Totti e conclude con un coup de théâtre: lancia la scommessa e poi esce di scena prima che il sipario si chiuda, lasciando il palco drammaticamente vuoto.

Drop that mic, Luciano.

EPILOGO

Almeno per ora è tutto qui. Ricordate, comunicatori: comunicate con sentimento, non ponete limiti alla vostra espressività e soprattutto non cedete alla banalità, qualsiasi cosa accada. D’altronde, una volta rivelati i segreti della comunicazione espansa, si para dinnanzi a voi il bivio del libero arbitrio: potete ignorare questi dettami e generare sconcerto e disapprovazione, quell’aria da occasione persa con danno annesso, nello sguardo dell’innovatore…

… oppure potete seguirne i consigli applicandoli virtuosamente, e guadagnarvi la sua illuminata benedizione.

A cura di Valentina Rivetti e Sebastiano Iannizzotto, con incursioni di Simone Vacatello

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*Grazie a tutte quelle realtà che certosinamente raccolgono le testimonianze audiovisive della comunicazione espansa, in particolare la nostra gratitudine più devota va alla pagina Ma che emozione? Ma quale emozione?

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