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Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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6 min readDec 19, 2016

La Juventus 2016/2017 non appare come la più convincente di questo ciclo dei bianconeri. Le motivazioni sono molteplici: la ricerca spasmodica da parte di noi spettatori di una crescita nell’esperienza del pallone e allo stesso tempo la possibilità di vedere dei nuovi luminari della tattica all’opera; i risultati stretti; ma anche le attese per quella che doveva essere una squadra schiacciasassi a tutti gli effetti e invece alla fine della fiera è solo una squadra che quando va bene si mostra solo lievemente più forte della sua rivale; l’effetto della campagna acquisti killer della dirigenza; l’impresa dell’anno passato; o forse solo un’infermeria troppo piena. Io cosa sta facendo tatticamente Massimiliano Allegri ancora non l’ho capito, ma ho raccolto varie ipotesi che provano a spiegare il comportamento del tecnico toscano.

L’IPOTESI DEL FATTORE C. Allegri ha sempre avuto la fama di essere un discreto culone. Dal Cagliari e poi al Milan le sue squadre hanno avuto un aiutino in più dalla dea bendata, tanto che in una conferenza stampa del 30 novembre 2013 Allegri affrontò di petto la questione: non si vince solo di culo. Però quando l’aiuto arriva mica lo puoi buttare via. Il tecnico disse in quell’occasione (conferenza precampionato di un Milan — Catania col Milan a -20 dalla cima della classifica, anche se i rossoneri erano praticamente qualificati in CL) delle frasi che possono benissimo essere traslate ad oggi: «Sono legato ai risultati. Fortunatamente giocando male, come dicono in tanti, ma io non credo, i risultati sono sempre arrivati. Si possono vincere due-tre partite di fortuna, ma non vincere uno scudetto, arrivare a giocarsi un campionato o rimontare come l’anno scorso. Vuol dire che non giochiamo così male. Nelle ultime 20 partite di campionato e 4 di Champions League dello scorso anno, ne abbiamo perse 2».

L’IPOTESI NUMEROLOGICA. Allegri è molto legato ai numeri. Molto. Ne parla come se li conoscesse. «Ci sono dei numeri che dicono e anche numeri che non contano», «i numeri nell’arco di una stagione si equilibrano» «abbiamo due gare di campionato e poi la Supercoppa a Doha, poi penseremo alle prossime sette partite di Champions. Il sette è un bel numero» «Cellino era scaramantico, il suo numero preferito era il 23. Il suo attaccante preferito, Larrivey, non segnava quasi mai, Cellino decise di aiutarlo e fargli indossare il 23: la domenica successiva vincemmo per 3–2. Larrivey segna con la sua 23 e fa gol anche Matri, che indossava la numero 32», «La Juve non vince al San Paolo da 14 anni? Stavolta sarà quella buona». Forse i numeri dei giocatori in campo danno sempre la stessa somma. Forse il loro peso moltiplicato per un coefficiente legato al loro ruolo deve dare necessariamente un certo numero fisso, o magari in proporzione con gli altri (anche perché sennò come si spiega Sturaro esterno a sinistra nel 4–4–2 me lo dite voi).

L’IPOTESI CERVO A PRIMAVERA. Una delle ipotesi più suggestive, che sottintende una comunione di intenti tra lo staff tecnico e la squadra della Juventus incredibile. È stata semiconfermata dalle parole di Evra (uno dei più lucidi nelle interviste, un luogotenente di Allegri) dopo la partita col Lione il 2 novembre finita in pareggio con un gol per parte. Le domande fatte dallo studio di Mediaset gravitavano intorno alla difficoltà che aveva incontrato la Juventus in quel match, e più in generale rispecchiavano la disillusione sul gioco espresso che aleggiava sui bianconeri da qualche settimana. La tesi del francese era semplice, «non abbiamo trovato il risultato perché non ci abbiamo creduto abbastanza», e all’ultima domanda, se lui avesse fiducia nella Juventus futura, nella Juventus di marzo, Evra risponde ridendo. «Stiamo scherzando? Se non avevo fiducia in questa squadra chiedo al mister di non giocare più [applausi] ma penso che c’è tanta pressione qua. Noi siamo convinti che a marzo dobbiamo decidere questo campionato e andare avanti con la Champions, però con calma, piano piano. È vero che la gente vuole che vinciamo subito la Champions, la Champions non si può vincere stasera o domani, si vince più tardi però piano piano con calma, dobbiamo andare, però fiducia eh, io ho fiducia in tutti i giocatori che sono nella mia squadra». L’ipotesi Cervo a Primavera vuole che questo stesso concetto sia inculcato benissimo nelle menti di tutti i facenti parte della società bianconera, con un lavoro non solo tattico ma anche atletico che porterà la squadra ad essere pronta e in uno stato di forma idilliaco solo a marzo, nel frattempo si migliora passo passo e, per quanto possibile, si vince.

L’IPOTESI SEMPLICISTICA-MATEMATICA. Allegri si è solo reso conto che esistono tre fini possibili nel giocare a pallone, Allegri se ne frega dell’esperienza del pallone, d’altronde è così semplice: 0 punti, 1 punto, 3 punti. Attacchi con meno uomini = ti scopri di meno. Questi meno uomini devono creare più pericoli agli altri possibili. Pezzo dopo pezzo Allegri ha raccolto e migliorato (e fatto migliorare dalla società) le sue pedine in modo tale da avere più profitto statistico-calcistico possibile. Se si mette da parte l’impressione estetica delle partite della Juventus e si vanno a vedere le statistiche dei bianconeri alla fine son quasi tutte a favore, così come i risultati. Intervistato sul perché tiene un Pjanic sottotono in campo Allegri risponde facile: perché è un calciante. Uno che può regalarti tre punti con un solo calcio piazzato: massimo rendimento con minimo sforzo. Allegri prende la scrittina che sta nel colletto dei suoi e la umanizza: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta».

L’IPOTESI DEL PIANO INCLINATO. Allegri non sa davvero allenare la squadra ed è un conservatore di merda. Solo ha i giocatori più forti e l’inerzia dalla sua: le sue partite sono un piano inclinato che va verso una direzione, la sua, i gol per i suoi, non importa come, facendo leva sul peso tecnico dei suoi — avere un attaccante come Higuain che prende un pallone casuale e lo trasforma in tre punti. Questa ipotesi va a sommarsi all’Ipotesi del Fattore C per ottenere i risultati e ci mostra un castello di carte pronto a cadere da un momento all’altro quando la fortuna verrà meno. Quest’ipotesi è la stessa dell’Ipotesi Semplicistica-Matematica ma ha come sottotesto la mancanza di una visione generale complessa del calcio. In un’intervista sborona a GQ Allegri a tal proposito disse che «il calcio è una chiacchiera da bar. Fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi, ma la verità è che nel pallone non si inventa nulla dal ’92, dall’abolizione del passaggio indietro al portiere. Il resto sono puttanate».

L’IPOTESI PASSIVO-AGGRESSIVA. La Juventus di quest’anno prende le cose sul personale e nelle partite importanti tende a rinnovare e anzi incoraggia i duelli e le capacità dei singoli. Questo è possibile solo partendo da un sistema di gioco che fa della difesa la sua base tattica ma anche ideologica, con l’acquisto e la crescita di Rugani come punto fermo: se la squadra dietro non vacilla, davanti puoi fare quello che vuoi. I tre difensori più il mediano o i tre difensori più il portiere sono il rombo sopra il quale si costruisce tutto il resto. La qualità dei difensori deve essere massima e questa è una delle basi dell’ultimo ciclo Juventus, senza poi contare l’aiuto di un muro umano di ripiegamenti seguiti da recupero palla-riciclo-azione d’attacco. Quindi su una base passiva e difensivistica si innesta ciò che in realtà la Juventus ha mutato in questi anni di batoste internazionali: l’aggressività cinica. La Juventus sta provando a diventare una squadra che fa della pressione psicologica sugli avversari (“non posso sbagliare o mi puniranno”) il suo punto di forza, così come subisce quella stessa pressione da squadre più blasonate in Europa. L’Ipotesi Passivo-Aggressiva prende il castello di carte del Piano Inclinato, lo unisce al Fattore C e soprattutto lo mette sopra un tavolo solidissimo fatto di difesa rocciosa e portiere highlander.

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