Mai più l’ultima occasione

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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3 min readJul 12, 2016

Quando è troppo è troppo, deve aver pensato. Il signor Scott Brown, un ragazzetto di 31 anni forse all’ultima occasione buona per indossare almeno una volta nella vita la patch EURO sulla maglietta blu scura con il Leone Rampante, nella sua casetta di pietra con il tetto in paglia — ma con un televisore che dà tutte le partite dell’Europeo — nella campagna di Dunfermline non può aver pensato ad altro.

Chissà che tristezza deve aver provato il buon Scott guardando le galoppate di Gareth Bale o i goal di Ramsey. Poi muoiono i vip e ridono tutti smocciolando oh ma l’hai visto ha segnato Ramsey, ah ah, capita ogni volta! — ma Scott no. Perchè Scott non è un ritardato mentale e perchè l’ultimo gallese simpatico è stato Llywelyn ap Gruffudd, che fece di tutto per fermare Edoardo I d’Inghilterra e le sue sudicie mani già al tempo imperialiste. Se nella casetta di pietra con il tetto in paglia nella campagna di Dunfermline ha pure un’improbabile connessione internet magari avrà pure visto i gallesi che — insieme ai brits — umiliavano dei bambini rom che mendicavano. E allora no che non si esalta per le galoppate di Bale e per i goal maledetti di Ramsey.
Poi magari facendo zapping è capitato su una partita dell’Irlanda del Nord e l’ha pensato di nuovo che quando è troppo è troppo, che a tutto c’è un limite. Tifosi infuocati al pari di Will Griggs, il colpo d’occhio è bellissimo. Poi partono gli inni e te lo ricordi perchè sei davanti al televisore, tu. Perché non esiste che un irlandese canti God save the Queen, proprio no. Dopo quello che hanno fatto a te a alla tua gente poi, non c’è neanche di che parlare. Ci sono tanti modi per un popolo di rinunciare alla propria dignità, uno di questi è accettare di non avere un inno.

Scott allora se lo ricorda quando dopo gli allenamenti — prima nell’Hibernian e poi nel Celtic — si fermava a prendere una birra con gli altri ragazzi. E questa storia veniva fuori sempre, eh. Che non esistevano, che l’Irlanda è di 32 contee e che se esiste un Dio la Regina la dovrebbe stramaledire. Perchè per Scott parla la sua carriera: Hibs e Bhoys, capite già per conto vostro.
Alla fine — annoiato dai programmi di cucina — sarà pure capitato su una partita degli autori di tutto ciò: i brits. Gli inglesi che lo hanno fatto simpatizzare per i russi. Spero per lui che abbia visto il gol di Berezutski, me lo immagino già il buon Scott che esulta come se avesse segnato contro i Rangers.

Ci deve aver pensato sicuramente, deve aver pensato che questo Europeo non faceva per loro, troppe Regine da salvare. E allora va bene così. Stiamocene a casa, i loro inni neanche voglio sentirli, il loro essere Cenerentole con le mani sporche, perché non esiste proprio che il calcio venga preso con leggerezza, che Jamie Vardy sia on fire e che quindi ci scordiamo del Bloody Sunday. La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più.

Hoolahan dalla trequarti la butta in area, Bonucci è superato e Brady di testa la appoggia in rete battendo Sirigu in uscita. Italia 0–1 Repubblica d’Irlanda. La quiete della campagna di Dunfermline viene squarciata da un urlo.

A cura di Alessandro Colombini

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