Make Jugoslavia great again
C’era una volta nella pallacanestro la generazione d’oro della Jugoslavia unita.
Una serie di talenti impressionante, che nelle competizioni in cui poteva contare solo sui capostipiti di quella generazione infliggeva lezioni di pallacanestro a tutto il mondo.
Quella per cui lo spartiacque prima della definitiva esplosione fu rappresentato dalla vittoria del Mondiale del 1990: gli USA, eliminati da quella Jugoslavia, decisero di sdoganare i talenti NBA nelle competizioni internazionali; inoltre, il noto incidente nella premiazione segnò la grossa crepa fra i due leader, una volta legatissimi, Drazen Petrovic e Vlade Divac.
E c’è la partita dei sogni mai disputata: quella fra il Dream Team USA del 1992 e quella fra l’autentico dream team in grado di radunare tutti i talenti appena divisi dagli scontri in terra ex-jugoslava.
Le selezioni divise se la cavarono comunque bene per tanto tempo, vincendo o arrivando seconde nelle varie competizioni internazionali: troppo talento per quelle squadre. Tuttavia, gli effetti della separazione si son successivamente visti, con la flessione attraversata a fine anni 2000 e le successive divisioni ulteriori.
Solo da poco tempo, la Serbia, forse l’erede più diretta di quel team, si è provata ad affermare come seconda forza del basket internazionale; tuttavia, più che un’antagonista degli USA, come poteva ambire quella selezione unita, sembra potersi porre solamente come la migliore del resto del mondo.
Ora, immaginiamo che, nello slancio di superamento della storica lacerazione, memori dell’occasione persa passata, le varie federazioni della ex-Jugoslavia tentino di riunire le forze per provare a salire l’ultimo scalino nella vetta del basket mondiale. Dico, per gioco, per assurdo.
Che squadra verrebbe fuori?
Ecco pronto, dopo il training camp, il roster da 10:
- Boban Marjanovic
(Centro — Serbia, 28 anni, Detroit Pistons)
Per proteggere il ferro, niente occupa più spazio della pertica dalla carriera NBA ad ora un pò sfortunata. Il ragazzo infatti va anche in conflitto con la federazione serba per la priorità data agli impegni oltreoceano, ma prima agli Spurs e poi ai Pistons si trova lo spazio chiuso prima dalla coppia Duncan-Aldridge e poi da Drummond, pietre fondanti dei rispettivi teams.
La qualità c’è, di certo abbinata a quella taglia è impressionante per chi ci si ritrova contro:
https://www.youtube.com/watch?v=J_XDH_Z7Vi8
Giocatore dai due volti; svogliato in difesa e intermittente durante le varie esperienze di club, toglie quello da Harleysta e indossa il vestito buono diventando un trascinatore quando si tratta di selezioni nazionali. Per il neoformato gruppo, non può mancare come punto di riferimento per le battaglie fisiche sotto canestro:
- Nikola Vucevic
(Centro — Montenegro, 26 anni, Orlando Magic)
https://youtu.be/TAKzUSuU5d4?t=16s
- Nikola Jokic
(Ala/centro — Serbia, 21 anni, Denver Nuggets)
Coach Malone disse del suo ragazzo, all’esordio in NBA lo scorso anno, che non lo avrebbe scambiato con nessuno nella lega. Il giocatore di Denver è il più giovane della nostra truppa: lavoratore, faccia pulita, poco protagonismo ma tantissima sostanza sotto le plance… per un ragazzo di soli 21 anni è un ottimo inizio, uno così giovane e utile in squadra non può mancare.
- Dario Saric
(Ala — Croazia, 22 anni, Philadelphia 76ers)
Il wonderkid croato era nel mirino NBA da due anni, come nuovo astro proveniente dalle terre slave in grado di imporsi negli USA; sbarcato a Philadelphia nel periodo peggiore relativamente alla concorrenza in questi due anni, complici situazioni contingenti si è preso subito il posto in quintetto dimostrando di saper stare subito nella lega. Bravo in partenza e nel tiro dalla media visto il ruolo, oltre alla solidità decisiva che abbiamo visto fra Preolimpico (a nostre spese) e Olimpiadi:
https://www.youtube.com/watch?v=7IIDTy8IScE
Le doti di un 3 nel corpo di un 4 con istinti da 1. Da questa sciarada di numeri risulta chiara la qualità di giocatore universale di Nemanja: cestisticamente intelligentissimo, è possibile usare la sua versatilità in tutte le situazioni e competizioni, come dopo un primo anno di sottoutilizzo sta scoprendo in NBA anche il famigerato coach Thibodeau in quel di Minnesota…
- Zoran Dragic
(Guardia/ala — Slovenia, 27 anni, Olimpia Milano)
Come Kane con The Undertaker, come Seth con Stephen Curry (e tanti altri esempi di famiglie cestistiche), essere il fratello minore di uno famoso rischia di far passare sempre in secondo piano le proprie doti: non deve essere questo il caso.
Gli unici a mancare di talento in casa Dragic sono i genitori nella scelta dei nomi, perchè Zoran è un animale da competizione; super in difesa e a rimbalzo per la sua taglia, dal mancino mortifero come quello del fratello:
Una macchina da canestri. Azzardo a definirlo miglior guardia europea per la capacità di segnare in tutti i modi: il look non trasuda particolare freschezza, ma quando si tratta di bucare la retina il “Bogdanovic croato” trova sempre un modo di far canestro nuovo di zecca rispetto a quelli che aveva mostrato.
Solido, continuo, completo, freddo: un killer nei momenti topici delle partite, fondamentale nel gruppo.
Nella sua miglior prestazione in NBA, ad esempio, non c’è un modo in cui non segni:
- Bogdan Bodganovic
(Guardia — Serbia, 24 anni, Fenerbache)
Come quello croato, c’è anche l’altro, il “Bogdanovic serbo”: talento sfrontato quando si tratta di far canestro, esploso giovane, ha la facoltà di scegliere autonomamente quando salire al piano di sopra, visto che le faville che il “Kobe serbo” regolarmente fa nel Vecchio Continente (dopo due anni consecutivi da miglior giovane di Eurolega, come solo Nikola Mirotic nella storia della competizione) sono ben note agli scout NBA che lo aspettano a braccia aperte.
https://youtu.be/oylV3MBapPs?t=2m19s
- Milos Teodosic
(Playmaker — Serbia, 29 anni, CSKA Mosca)
Un genio. Un visionario. Milos è probabilmente il miglior giocatore fuori dal circuito NBA, e nonostante la poca incisività nei momenti topici, forse superata con la vittoria al cardiopalma dell’ultima Eurolega, resta un artista del gioco, in grado di vedere linee di passaggio che sfuggono a chiunque altro:
https://www.youtube.com/watch?v=aH-zOw5JeCo
- Goran Dragic
(Playmaker — Slovenia, 30 anni, Miami Heat)
Alla guida, il migliore di tutti: l’allenatore scelto è Zelimir Obradovic, semplicemente il miglior coach europeo insieme a Ettore Messina, il cui palmares con 8 Euroleghe e 14 campionati vinti (oltre a innumerevoli coppe di vario tipo) parla per sè.
Secondi nel ballottaggio per il posto da coach arrivano Jasmin Repesa e Sasha Djordjevic: il primo noto per esperienza e polso, il secondo per aver riportato vicino agli USA, dopo tanti anni di buio, la selezione serba (senza menzionarne la carriera da sublime giocatore).
Non superano le selezioni, con un taglio arrivato alla fine, Ante Tomic (un po’ troppo naif), Pero Antic (in flessione rispetto al periodo di Atlanta), Kruno Simon (troppo leggero), Nikola Kalinic (tuttofare ma non sufficientemente specializzato su un singolo settore come i prescelti) e Damjen Rudez (difesa e costanza non garantiti).
Insomma, il gruppo è composto: bisogna solo sudare in palestra per lanciare la sfida in campo.