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Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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9 min readJun 17, 2016

Com’è che cantava Francesco de Gregori? «La storia siamo noi, attenzione: nessuno si senta escluso». Già, nessuno: qui la storia si sta facendo. Sotto 3–1 e con le spalle al muro, i Cleveland Cavaliers stavano virtualmente perdendo le NBA Finals contro i Golden State Warriors. Tutto chiuso, no? In fondo gara-5 è all’Oracle Arena…

…e invece no. Gara-5 ai Cavs, gara-6 di nuovo a LBJ e compagni, che ora provano l’impresa che mai è riuscita a nessuna squadra finita sotto per 3–1 in una serie di Finals nella storia della NBA. Sarebbe un miracolo e qualche domanda tocca farcela. La nostra redazione basket, nelle sue notti insonni, si è posta qualche interrogativo obbligatorio.

1) Da 1–3 a 3–3: che sia il caso di sfatare il tabù che aleggia su Cleveland dal 1964? Che gara dovranno fare i Cavaliers per conquistare la Oracle Arena?

Andrea Centenari

Per i Cavs sarà difficile mantenere la stessa intensità, soprattutto nella metacampo difensiva, che gli ha permesso di incanalare le vittorie nella serie fin dai primi due quarti. Dall’altra parte anche i Warriors sembrano aver subito un vistoso calo di energie fisiche e, a tratti, mentali. Credo che comunque alla Oracle Arena in gara-7 la storia sarà diversa rispetto a gara-5. Anche se l’assenza di Bogut pesa, eccome.

In caso di vittoria, per Cleveland si tratterebbe di un doppio miracolo. I Cavs, infatti, diventerebbero la prima squadra della storia NBA a rimontare una serie dall’1–3 al 4–3, spezzando anche la maledizione del 1964, anno in cui la città vinse il suo ultimo titolo con i Rams Brown, nella NFL dell’era pre-superbowl. Sarebbe una vittoria che ingigantirebbe a dismisura lo status di LeBron James da fenomeno ad autentica leggenda di Cleveland.

Matteo Confalonieri

Beh, la risposta sembra “facile”: dovranno ripetere gara-5 e gara-6. Eh, giusto un attimo difficile a farsi. Difficile mantenere per la terza gara consecutiva quella concentrazione difensiva che non si è vista per niente nelle prime due gare. Difficile continuare a segnare dal mid-range come ha fatto Irving nelle ultime due puntate e come ha fatto Lebron in gara-5. Difficile, certo, ma siamo a gara-7, può esistere qualcosa di facile?

The perfect storm: questo deve essere la gara alla Oracle Arena per il Re e compagni: devono continuare ad annullare i tagli random dal lato debole dei Warriors, attaccare Curry per farlo faticare in difesa e fargli commettere falli presto nella gara, non abusare degli isolamenti a palla ferma, far entrare in partita da subito JR, e crederci. Crederci perché fisicamente sembrano di un altro pianeta, dato che l’energia sembra mancare a Golden State, e crederci perché c’è un uomo in missione. Hanno dimostrato di poter vincere sulla baia, ma dall’altra parte ci sono pur sempre i campioni in carica, con alcune personalità che fanno di determinazione e voglia di vincere il loro mantra. E saranno incazzati. Eccome se lo saranno: sarà una questione di self-confidence.

Gabriele Anello

C’è anche un altro fattore da considerare: mi sembra che i Warriors non stiano giocando da Warriors. Il fatto di aver messo a referto solo 11 punti nel primo quarto è preoccupante (il minimo per quarto in questa stagione, quella del 73–9!). Se sulla Baia non migliorano le percentuali, i Cavs possono riuscire nell’impresa continuando a giocare come visto nelle ultime due uscite.

Anche il nervosismo è da controllare: Curry espulso in gara-6 (con tanto di lancio dei paradenti in tribuna) e la moglie costretta a cancellare un tweet da cospirazionismo nei confronti della NBA.

2) Siamo tutti impressionati dal fatto che James imponga una monarchia che lo vede nel triplice ruolo di giocatore, allenatore e GM dovunque pone le sue regali (e profumate) terga. Quanto c’è di Lue in questo comeback?

AC: Non so quanto ci sia di Lue in questa rimonta o, meglio, quanto ci sia lo zampino di Lebron nelle scelte di Lue in questa rimonta. Io rimango dell’idea che senza la squalifica a Draymond Green questa serie sarebbe già stata chiusa sul 4–1. Green è il giocatore più determinante del roster dei Warriors, collante del gioco tra i lunghi e gli esterni e leader emotivo dello spogliatoio. Come se non bastasse, rientra Green e si infortuna Bogut…

Certo, Lue\Lebron è stato bravo e coraggioso nell’adeguarsi al quintetto piccolo dei Warriors affidandosi al solo Tristan Thompson e schierando Richard Jefferson con la conseguente esclusione di Kevin Love (solo 12 minuti in gara-6), quello che avrebbe dovuto essere il terzo violino della squadra nonché uno dei giocatori più pagati nel roster. Ci vuole personalità per questo: bravo Lebron — ehm, scusate Tyronn… poi quando hai due giocatori in squadra che ti piazzano 82 punti complessivi in una sola partita e si parla di Finals, certe scelte sono più facilmente attuabili.

MC: Credo ci sia un quid soprattutto a livello di “comprensione delle difficoltà”. Lue ha capito da subito che Frye è troppo soft per giocare a questo livello, nonostante li abbia aiutati e molto ad arrivare alle finali. Risultato: fuori dalle rotazioni. Ha capito che ogni tanto la palla in mano a J.R. fa bene a lui e quindi alla squadra, mentre fa male a Steph Curry, che spesso si poteva riposare in difesa con Smith fermo nell’angolo. Risultato: Curry spesso con problemi di falli e JR che mette triple pesanti.

Inoltre, ha avuto il coraggio (…perchè a capirlo l’abbiamo capito tutti) di lasciare in panchina per molti minuti Kevin Love, anche quando non ha avuto problemi di falli e/o infortuni: secondo me, a questo livello per lui vale lo stesso discorso di Frye. Non può stare in campo, questa serie lo sta solo dimostrando una volta per tutte. Non riesce a stare in campo neanche offensivamente, che sarebbe l’unico motivo per cui ci potrebbe stare, perché atleticamente non sta al passo: ad esempio, la sua tecnica di tiro a livello di timing proprio, è macchinosa, e i close-out assurdamente rapidi di Iguodala, Thompson e Green, non gli danno modo di iniziare il movimento.

Dare un minutaggio del genere a uno che prende quei soldi, penso equivalga ad essere coscienti del proprio ruolo, di cosa ci si stia giocando e di dove si vuole arrivare. Essere tornati a giocare “veloci”, al ritmo che li ha contraddistinti in positivo contro Atlanta e Toronto, dopo le prime 2 gite sulla baia passate a camminare per spezzare il flusso altrui, è stato un ottimo cambio del game plan di coach Lue, ma ovviamente non possiamo sapere quanto il cambio sia stato influenzato o meno dal volere del Re. Poi, per chiudere, è chiaro che se Irving fa quella gara-5 e Lebron quella gara-6, quanto c’è di Lue nella rimonta passa in secondo, se non in terzo piano.

3) Irving sembra essere finalmente un giocatore maturo. La capacità di attaccare l’area è impressionante così come la varietà nel concludere nei pressi del ferro. Come e quanto invece ha risolto i problemi atavici in difesa e come ha fatto Cleveland per nasconderli?

AC: Kyrie Irving sta giocando delle Finals stellari, dopo un inizio stentato in gara-1 e gara-2. È andato per due volte oltre i 30 punti, una volta persino oltre i 40 nell’impressionante gara-5 degli 82 punti complessivi con LeBbron (41 punti a testa). Tutti sappiamo che è in grado di segnare (e tanto), ma spesso è mancato a livello di leadership (per quella c’è LeBron) e soprattutto è stato troppo soft in difesa. Troppo spesso se segna 30 punti, l’uomo che marca in difesa ne fa 35.

Per diventare una stella gli manca giusto quella cattiveria in più, quel costante desiderio di vittoria che non deve mai abbandonare la mente di una superstar e che, invece, spesso abbandona Kyrie. Ma si tratta solo di un problema a livello di testa. Irving ha tutto per diventare una superstar, soprattutto con al suo fianco un mentore come LeBron James. Forse in questi playoffs qualcosa è definitivamente scattato nella mente di Kyrie.

https://youtu.be/x7QGkDBXnLA

MC: Sì, e ammetto che sono sorpreso. Prima che iniziassero queste finali avevo la stessa idea che ho su Love anche per quanto riguarda l’ex Duke: troppo soft. Poca mentalità vincente. Poca comprensione del gioco. Invece no, c’è stato un evidente salto di qualità a livello di testa proprio. Penso che la maggior parte di questa crescita mentale sia dovuta al numero 23. Come per l’originale numero 23, anche LeBron ha una capacità maestrale nel migliorare il gioco dei compagni di squadra, facendo trasformare JR Smith, ad esempio, da cani randagio spesso sopra le righe a mastino difensivo che ha chiaro il suo ruolo.

Lo stesso ha fatto con Kyrie, dandogli la giusta fiducia per guidare la squadra insieme. Certo, ci deve essere qualcosa dentro Irving che non c’è in tutti, una personalità che andava solo stuzzicata per farla esplodere, una voglia di vincere che andava solo canalizzata nel modo migliore. Ci è riuscito. A livello più squisitamente tecnico, Kyrie soffre l’1vs1 dal palleggio e ha problemi dal lato debole, dove spesso si trova fuori posizione e/o deconcentrato per anticipare o comunque seguire i tagli.

Il secondo problema si risolve solo con la testa: concentrazione, capendo che il momento sul lato debole non coincide con il riposo totale, ma solo con quello fisico per qualche istante. Trovarsi pronto a fare body check sui tagli è solo questione di voglia e testa. E qui torniamo al discorso mentalità appena affrontato. La difesa dal palleggio non è migliorata, non può essere migliorata in sei partite, perché ci vuole molto lavoro alla base, e non solo voglia. Certo, la voglia ti fa evitare le figure pessime che spesso in passato ha fatto. Ma la soluzione che sembra sia stata trovata, secondo me riguarda più le caratteristiche dell’attacco di Golden State, più che in accorgimenti tattici di Lue.

Comunque 23 punti han fatto il loro in Gara-6.

I Warriors attaccano con passaggi, tagli, e serie di blocchi, i palleggi sono al minimo storico. Addirittura uno dei giochi che utilizzano di più parte da 5–6 hand-off, massima espressione dell’assenza di palleggi. E allora dovendo affrontare poche volte l’1vs1 dal palleggio, i problemi sembrano risolti, ma non lo sono. Poi sicuramente aver sistemato la questione cambi, riuscendo anche a farli in modo aggressivo, aver giocato la maggior parte della serie in quintetti senza Love, con Lebron che nei playoff diventa il miglior difensore della lega, e JR concentrato, maschera bene i problemi rimasti nel lato difensivo del gioco di Kyrie.

4) Giochino innocuo: datemi una motivazione per salvare Kevin Love e tenerlo un altro anno o cederlo da qualche parte il prossimo anno

MC: Giochino non tanto innocuo. Faccio fatica a trovarla questa motivazione. è un giocatore da regular season, come se ne possono trovare in giro nella lega, ma a molti meno dollari. Se non comprende difensivamente il gioco, e non si applica, ripeto, a questo livello non può stare in campo. Questa è stata la sua prima stagione intera giocando con LeBron, per cui l’unico motivo che posso trovare, aggrappandomi a specchi infinitamente lunghi, è che, se per caso vincesse l’anello quest’anno, potrebbe annusare il profumo della vittoria, potrebbe iniziare a convivere con la dipendenza che la vittoria crea una volta che l’hai morsa almeno una volta.

E allora, mentalmente, forse potrebbe cambiare anche lui, e fare quel salto di qualità che Irving ha fatto in questa stagione. Può essere un motivo questo per non cercare una trade vantaggiosa?

GA: Così a occhio, non mi sembra ci siano grosse motivazioni. LeBron con lui è passivo-aggressivo, in due Finals ha contribuito quasi niente (prima per infortunio, poi per pochezza manifesta). Ma siam sicuri che sia lo stesso giocatore che aveva meravigliato a Minnesota? Io non è che abbia tutta questa certezza al riguardo.

Cioè, aveva due falli dopo due minuti di gioco. Il terzo subito all’inizio del secondo quarto (anche se un po’ immaginario). Perché?

https://twitter.com/NoChiIlSports/status/743621948094066688

5) I vostri momenti d’oro delle NBA Finals

AC: Draymond Green a furia di dare calci agli avversari è diventato un espero karateka. Qui la sua warm-up routine prima di gara-6. L’entusiasmo di Kevin Love in un raro momento di felicità in maglia Cavs, subito spento da Lebron.

Shaun Livingston (❤️) con l’inchiodata in faccia a Richard Jefferson. L’invasione di campo di uno squilibrato placcato abilmente dalla security (non mi ricordo in quale partita delle Finals). E Steve Kerr che distrugge la sua lavagnetta.

https://twitter.com/gifdsports/status/738561517512052740

MC: Il canestro di Lebron senza ritmo dalla lunetta circa, nei primi minuti dell’ultimo quarto di gara-6, perché è la massima espressione della missione che Lebron sta cercando di portare a termine: una partita che da trionfale passeggiata stava per diventare partita vera punto a punto, e lui fa 18 punti in fila, 20 su 23 della squadra a cavallo tra terzo e quarto periodo, tra cui questo canestro impossibile. Aquilone cosmico (cit.).

La schiacciata in alley oop di gara-3, quella da supereroe della Marvel. Silenzio. Sindrome di Stendhal. Il canestro di Irving in fade-away in gara-5 lasciando una caviglia sulla lunetta, e perdendo una rotula in torsione. Immaginifico. La tripla di Steph a 3.26 dalla fine di gara-4, in cui manda al bar un Frye che evidentemente non ha compreso chi avesse davanti, e chiude partita e, si pensava, serie.

GA: Mah, io sono rimasto impressionato da tre WTF-moments. Primo: le percentuali di Harrison Barnes tra gara-5 e gara-6. Da schiaffi.

Secondo: LBJ che stoppa Curry e poi va in modalità boss.

Terzo: la gara-6 di Dahntay Jones.

Ahi voglia a gara-7.

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