Nibali über alles

Paolo Stradaioli
Crampi Sportivi
Published in
2 min readOct 7, 2017

Il bello delle Classiche, a maggior ragione delle Classiche Monumento, è la loro unicità intrinseca. In uno sport segnato da classifiche, tappe pianeggianti e tappe montane, giorni di riposo, alleanze più o meno proficue, la corsa di un giorno è come un gran ballo in cui tutti (o quasi) sono candidati a reginetta. Per di più il Lombardia è l’ultima Classica della stagione. In due parole: puro godimento. Ne mancano davvero pochi; non c’è Froome (ma non è una novità) e non c’è Kwiatkowski perché una stagione formidabile richiede uno sforzo fisico formidabile. Il resto, salvo infortuni, c’è.

Questo Lombardia se lo meriterebbero in tanti, ma il cappello bisogna toglierlo soltanto quando si ha la sensazione di assistere a qualcosa di estraneo alla sceneggiatura. Certo che Nibali è uno dei favoriti, ma partire da solo a venti chilometri dal traguardo — dopo una stagione passata a inseguire — sinceramente è stato come vedere Bukowski ordinare un’acqua tonica dopo cena. Fuori luogo.

Un grande campione non improvvisa, il gesto tecnico è al servizio di una mente che sa perfettamente quando agire. Il tempismo non è tutto, è l’unica cosa che conta.

Riprende Pinot in salita e appena la strada inizia a scendere è Giotto in sella a una bici. Se un pittore amante del ciclismo prendesse una tela e si facesse guidare dalle geometrie dello squalo, ne uscirebbe un capolavoro astrattista. Disegna delle curve talmente impeccabili che una folata di vento comprometterebbe la gara, ma se sei un Campione (e la “C” è maiuscola) non succede. Pinot, tutt’altro che un cattivo discesista, sembra guidare una bici da passeggio: il confronto è impietoso.

L’ultima salita serve per arrotondare il distacco. Da dietro cercano di rinvenire, ma in una gara di questo tipo — se Nibali sta bene — è quasi impossibile batterlo. Per un Campione funziona così. A pochi metri dal traguardo è palese che stia pensando a un modo creativo per sigillare questo momento. A un certo punto parla anche alla radio, magari sperando in un consiglio dell’ammiraglia e poi alza le mani per incitare la folla.

“Vi eravate dimenticati di me?”. Non lo dice, ma sicuramente lo pensa perché fare terzo al Giro e secondo alla Vuelta non è da lui. Quando si iscrive a un grande Giro, lo fa per vincere. Se non succede, la gente parla perché i Campioni vincono. Chissà cosa avrà da dire adesso. Ricontate le schede, ma intanto la reginetta è lui e non poteva andare diversamente. Troppo più forte, i Campioni lo sono sempre.

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