Nikola Kalinic e il gol

Crampi Sportivi
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4 min readDec 11, 2015

Nel luglio del 2013, allo stadio Artemio Franchi di Firenze, si riunì una folla di 25000 tifosi per celebrare l’arrivo di un giocatore che doveva essere il crack del suo campionato. Da Monaco di Baviera, per circa 20 milioni di euro e un investimento molto importante in chiave Champions League, arrivava il campione tedesco Mario Gomez, con un biglietto da vista che mostrava, in bella vista, un dato niente affatto trascurabile: nei quattro anni al Bayern 75 reti complessiva in 115 apparizioni.

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Firenze l’ha amato sin da subito, avvertiva che poteva essere proprio lui il giocatore decisivo per compiere quel salto di qualità voluto da Della Valle. Subito una doppietta in campionato contro il Genoa, ma poi una lunga serie di sfortunati infortuni lo portano a chiudere la stagione con 15 presenze e 4 goal; l’anno successivo ancor meno presenze e goal e, nell’estate successiva, il triste passaggio al Besiktas, segnato da una lettera d’addio che mischia imbarazzo e ringraziamento. A prendere il suo posto, arriva un attaccante croato che ha passato gli ultimi anni nel Dnipro dopo una sfortunata esperienza al Blackburn, Nikola Kalinic, costato circa un quarto dell’attaccante tedesco. Non si può dire che sia un acquisto che passa del tutto inosservato, l’attaccante del Dnipro ha mostrato delle qualità interessanti soprattutto sui palcoscenici dell’Europa League, ma certamente non è uno di quegli acquisti che smuovono i tifosi, intristiti dall’incredibile esonero di Montella e dalla partenza di Salah e Neto.

Ma Kalinic probabilmente neanche se lo aspetta, ma come i giocatori dell’est con la testa sulle spalle, si mette subito a disposizione del nuovo allenatore Paulo Sousa e lavora in silenzio, senza manifesti né strombazzamenti. Fisicamente i due sono simili: entrambi centravanti naturali, entrambi freddi sotto porta e bravi nelle palle aeree, la cosa che però forse li distingue è la capacità del croato di ripiegare nelle fasi di non possesso e di dare un aiuto alla squadra, che può contare anche solo su di lui per tutto il reparto offensivo. Un attaccante interessante e che, sulla carta, può fare bene in Italia:

E infatti inizia subito a far vedere buone cose e raggiunge la sua consacrazione (c’è da dirlo, all’interno di una Fiorentina che gioca assai bene e sbaglia pochissimo), durante il posticipo domenicale della sesta giornata, Inter-Fiorentina che da tanti anni non vedevano da così in alto la classifica. Dopo soli quattro minuti, si guadagna un rigore, inseguendo un pallone e credendo nell’errore del difensore. Neanche un quarto d’ora dopo si vede un’altra delle sue caratteristiche: sfruttando una parata non perfetta di Handanovic, l’attaccante croato si scaglia, più velocemente di tutti, sul pallone e lo deposita in rete. Ma non è finita, altri 5 minuti e la zampata che segna il 3 a 0 è la sua, per non parlare della successiva espulsione di Miranda che lo vede protagonista. Conclude in bellezza con una tripletta a un quarto d’ora dalla fine, con una zampata da rapace d’area.

Una tripletta che gratifica il suo ruolo in campo e soprattutto l’aiuto che dà alla squadra, a cui permette, all’interno dell’elastico sempre in movimento costruito da Sousa, di allungarsi e accorciarsi in tutta tranquillità, di accelerare e di riprendere fiato. Prima di lui, oltre a Vinicio Viani, solo Batistuta aveva segnato una tripletta all’Inter con la maglia della Fiorentina, nel 1996. Sono sempre dei piccoli segni certo, dei confronti forse impari e pretestuosi, ma che però da un certo punto di vista, danno un preciso carattere ad un avvenimento e ad un giocatore.

Il primo goal della Fiorentina contro l’Udinese di questa giornata ha scatenato un acceso dibattito: a chi assegnare la rete? a Kalinic che sporca il tiro e deviandolo manda fuori gioco il portiere bianconero, o a Badelj autore del tiro poi deviato? Quello che però ci interessa è più il fatto che Kalinic sia su quel tiro, e che senza di lui il goal non sarebbe arrivato perché il tiro di Badelj non era pericoloso. Kalinic c’era e questo non è un caso, visto che si tratta di un giocatore che, nonostante il suo ruolo spesso isolato, si trova sempre nel vivo dell’azione.

Si tratta probabilmente di un nuovo modello di centravanti di rapina, bravo nella finalizzazione, con un elevato fiuto del goal, ma anche operaio di una squadra che gioca un bellissimo calcio: primo difensore della squadra, pronto anche a fornire assist (bellissimo quello per Verdu per il goal contro l’Atalanta), generoso e voglioso di far dimenticare un campione che a Firenze non è mai esploso. E così, come il commovente gigante del celebre brano di Lucio Dalla (ma anche Ron se preferite), Nikola Kalinic, dall’alto dei suoi 187 centimetri, “scioglie tutta la paura” dal cuore dei tifosi viola che quest’anno con la guida di Sousa e il rendimento sorprendente dei suoi giocatori, hanno tutto il diritto di puntare in alto.

Articolo di Matteo Moca

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