Numeri 8 crescono

Crampi Sportivi
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8 min readJun 5, 2018

Nel mondo del calcio l’8 è sinonimo di completezza: ispira equilibrio, classe ed eleganza. Andrès Iniesta ne incarna forse il prototipo per eccellenza: centrocampista moderno, duttile, mobile negli spazi, semplicemente impareggiabile nella lettura preventiva di ogni singola situazione di gioco, rifinitore sontuoso, nonché leader imprescindibile (seppur silenzioso). A Lione e dintorni però il numero 8 evoca qualcosa di più specifico: un magistrale senso della posizione, un piede destro dalla sensibilità disarmante, quell’arcinota maledetta che scavalcata la barriera planava improvvisamente sotto la traversa.

Chiunque indossi quel numero tra le fila dell’OL è costretto a fare i conti con il fantasma dell’indimenticato Juninho Pernambucano, ai cui tempi risalgono tra l’altro anche gli ultimi campionati vinti dai transalpini. Tolisso è stato un buon 8, ma dopo aver rimandato di alcune stagioni la sua partenza dalla Francia, la scorsa estate alla fine ha ceduto alle lusinghe di un top club ed è volato alla volta di Monaco. Una sorte che di questo passo potrebbe toccare anche al suo successore, poiché Houssem Aouar — l’ennesimo talento cristallino di seconda generazione uscito dal centro di formazione tanto vantato dal patron Aulas (senza dubbio uno dei migliori settori giovanili del Vecchio Continente) — è già appetito da mezza Europa.

Aouar-mania

È indubbio che Aouar sia stato una delle rivelazioni della Ligue 1 2017/18 e più in generale dell’intero contesto europeo. E dire che la stagione non era iniziata nel migliore dei modi, proseguendo piuttosto sulla falsa riga di quella precedente. Bruno Génésio l’ha centellinato per mesi. Dopo il debutto nel calcio professionistico il 16 febbraio 2017 nei sedicesimi di Europa League ad Alkmaar, il tecnico francese gli ha concesso infatti sporadici spezzoni di partita (27 minuti nella gara di ritorno di EL, in cui è riuscito a mettere a segno il suo primo gol ufficiale, e alcune brevi apparizioni in campionato), suscitando le feroci critiche di tifosi e addetti ai lavori.

Mano a mano, nella mente del ragazzo, c’è stata persino la possibilità di lasciare la squadra che a 11 aveva avuto il merito di prelevarlo da una piccola società della periferia di Lione per poter disporre di un minutaggio soddisfacente.

Che fosse un predestinato era apparso chiaro a tutti quando a 16 anni trascinò da fantasista la formazione U-17 alla vittoria del campionato di categoria con 27 reti e una quindicina di assist. Tifosi compresi, i quali dal momento in cui i petroldollari si sono impossessati della Ligue 1, seguono con sempre maggiore attenzione i prodotti del vivaio, sperando che un giorno siano in grado di riportare il Lione sul tetto transalpino. Nelle domeniche in cui Aouar era costretto a guardare i propri compagni dalla panchina, o ancor peggio a retrocedere in CFA (nella squadra B), le sue pagine social erano inondate da frasi di questo tipo:

“Serre les dents. Génésio dégagera bientot” (Stringi i denti, Génésio verrà esonerato presto), “Quand Génésio sera plus là, tu pourras jouer et uriner sur la L1” (Quando Génésio non ci sarà più, potrai giocare e urinare sul campionato).

Considerando a posteriori l’impatto avuto sulla stagione del Lione, la sensazione è che il 19enne franco-algerino fosse ormai pronto da un pezzo. Tuttavia è indiscutibile come a Lione abbiano una gestione del talento ineccepibile. Lo coltivano con passione e professionalità, lo custodiscono con cura e lo scoprono poco alla volta, fino a quando non ritengono che le qualità tecniche siano supportate da una componente mentale sufficientemente matura.

Posizione

Il 23 settembre contro il Dijon, complice una serie di prestazioni sottotono di Memphis Depay, è arrivato il tanto atteso debutto da titolare. Aouar non ha deluso le aspettative, siglando la rete del momentaneo 2-2 (la prima in L1) e sfoderando una prestazione a dir poco convincente. Da quella data infatti il classe ’98 ha collezionato 41 presenze complessive condite da sette gol e sei assist. Un vero e proprio coltellino svizzero multiuso per Génésio, che da allora ha sempre trovato il modo di fargli spazio nell’undici titolare, impiegandolo dapprima come esterno sinistro e poi come centrocampista centrale in un reparto a 2 (con la variante mezzala nel reparto a 3), e perfino come ala destra (a dire il vero non con ottimi risultati).

«Non mi interessa la posizione, gioco dove il tecnico mi chiede di giocare: voglio solo scendere in campo e dare tutto per la squadra».

Non prendetelo però per uno di quei giovani indefiniti e tatticamente difficili da collocare. Aouar predilige giocare sulla trequarti, o comunque in mezzo al campo, in una posizione che esalti le sue doti di rifinitore e le sue abilità nello stretto. Sa di non essere un mediano d’interdizione, di non avere una struttura fisica che gli consente di galoppare con costanza sulle fasce e garantire la profondità che esige il gioco di Génésio, ma sa anche come un certo grado di versatilità sia fondamentale nel calcio moderno per seguire le orme dei due Giganti citati in apertura di articolo.

Caratteristiche

Chiariamoci subito. Aouar non è Iniesta e difficilmente lo diventerà; ha caratteristiche completamente diverse anche da Juninho. In compenso è un giocatore che, pur avendo una tecnica fuori dal comune, non necessita di dribbling ubriacanti o conclusioni mozzafiato per rubare occhi e cuore. Il vero scatto mentale da lui compiuto è stato capire come le sue qualità potessero servire alla squadra indipendentemente dalla posizione occupata. Il risultato è che ad oggi Aouar è un giocatore indispensabile per il gioco dell’OL. I compagni sembrano essersi abituati alla sua presenza, in virtù della capacità di trasformare con semplicità, anche nelle gare più opache, un’azione innocua in una palla gol colossale.

Qui Aouar riceve palla centralmente dal compagno di reparto Tousart e disegna una palla in verticale per il terzino Tete, che prende alle spalle la linea difensiva del Saint-Etienne propiziando il gol di Mariano. Un’azione che dimostra la sua straordinaria visione di gioco e un’intelligenza tattica innata.

Se c’era un aspetto che impediva al Lione di venire a capo anche delle gare più bloccate era proprio l’assenza del concetto di verticalità. L’esplosività dei vari Fekir, Depay, Mariano e Traoré finiva spesso per scontrarsi contro il muro eretto dalle squadre più chiuse. Nel mezzo vede tutto prima di chiunque altro, detta i tempi di gioco con confidenza e personalità, gestisce il possesso senza farsi prendere dal panico e spezza il ritmo con cambi di gioco improvvisi, qualità che riesce a mettere al servizio della squadra anche quando viene impiegato a sinistra.

Questo è un assaggio della sua immensa classe.

Aouar è uno di quei giocatori capaci di incidere nella manovra con pochi tocchi, caratteristica sempre più apprezzata e richiesta nel calcio moderno contraddistinto da pressing intenso e tempi di azione e reazione brevissimi. L’orientamento del corpo con cui va incontro a Mendy, serve di tacco Ndombele e scatta dettando il passaggio a Mariano è semplicemente perfetto. Una concezione degli spazi e dei tempi sublime. Aouar imprime il ritmo alla manovra rompendo le linee difensive e incuneandosi negli spazi. Tipica anche la sua conduzione di palla, che non si alza mai da terra a meno di rimpalli o zolle fuori posto, passo scattante, interno e esterno destri delicati come la seta, tocchi morbidi e precisi come se passassero sotto il vaglio della suola liscia di una scarpa da indoor.

L’azione precedente ci offre anche l’occasione per evidenziare un suo limite: la difficoltà nell’andare in campo aperto. Aouar ha una struttura fisica che ripudia falcate e progressioni da centometrista. È come se nel lungo, venendo a mancare i riferimenti spaziali di cui necessita (un avversario, il posizionamento di un compagno, etc.), perdesse le misure, la fiducia e l’incisività che lo contraddistinguono nel breve. Più gli spazi sono chiusi e più il franco-algerino riesce ed esaltarsi, aprendo tali spazi con disinvoltura e trovando il varco per un passaggio filtrante. Può anche sgusciare via con serpentine eleganti, avvalendosi di una straordinaria rapidità di gambe, eccellenti tempi di reazione e un’egregia difesa del pallone grazie ad un sapiente uso del corpo.

Con 2.6 dribbling a partita rappresenta il decimo dribblatore della Ligue 1 (il primo centrocampista di ruolo), un dato esemplificativo della frequenza e della facilità con cui il ragazzo salta l’uomo.

Ciò che stupisce inoltre è la presenza in zona gol. Se con la prima rete stagionale siglata contro il Dijon, con un movimento da attaccante vero a prendere alle spalle il difensore per poi tagliare la corsa verso il centro, ha dimostrato di sapersi destreggiare anche in area di rigore, i due gol pesantissimi contro l’Amiens, quello messo a segno in EL contro l’Everton e, perché no, anche quello dello scorso anno contro l’AZ Alkmaar, denotano una sorprendente freddezza sotto porta che gli consente di trovare conclusioni ben calibrate e tutt’altro che banali, mirando costantemente agli angoli o a farla passare sotto le gambe del portiere.

«Giocare in mezzo al campo mi ha fatto capire l’enorme importanza della fase difensiva. Devi essere sempre concentrato per non commettere errori, il desiderio di riconquistare subito il pallone è fondamentale».

L’apporto difensivo era l’aspetto che impensieriva maggiormente Génésio. Alla prima presenza da centrocampista centrale (il 22 ottobre nella trasferta a Troyes vinta per 5-0), Aouar ha positivamente sorpreso il tecnico francese rivelandosi un ottimo collante tra i reparti oltre che il complemento ideale del più difensivo Tousart. Nelle gare in cui è stato impiegato in questa posizione (talvolta in un reparto a tre, aggiungendo Ndombele) il Lione ha subito solamente 11 reti (in totale 43, la quarta miglior difesa della L1).

Malgrado le sue doti prettamente offensive, quindi, il classe ’98 non è mai andato in affanno, alternandosi con sicurezza tra pressing e copertura. È riuscito a trasformare il suo fisico gracile e i suoi 175 cm in un’arma per contenere gli avversari più rapidi e strappare palloni preziosi con scivolate coraggiose e contrasti decisi ma puliti (ha vinto più di un contrasto a partita e ricevuto solo due gialli).

L’impressione è che Houssem Aouar abbia ormai raggiunto la giusta consapevolezza nei propri mezzi per imporsi a livello europeo. Restano ancora alcuni difetti da limare, come il gusto di cedere al fascino della giocata fine a se stessa e una saltuaria indolenza nei movimenti senza palla, un chiaro segnale di come il suo processo di integrazione nel complesso sistema di gioco di Génésio non sia ancora del tutto terminato.

Futuro

È nato il 30 giugno, tre giorni prima che Zinedine Zidane decidesse la finale di Francia ’98 con una doppietta memorabile. Non avrà conosciuto l’estasi della vittoria di un Mondiale, ma Houssem Aouar è cresciuto con il mito di Zizou (franco-algerino come lui). A novembre ha esordito con la maglia della Francia U-21, ma il richiamo della sua terra d’origine resta più che mai ammaliante. Un suo post su Instagram recita: “So da dove vengo, so cosa voglio. Non sono arrogante, sono solo competitivo”. Chissà che proprio lo spirito della competizione possa portarlo a compiere la stessa scelta dell’amico Karim Benzema, ovvero optare per la Francia, una nazionale destinata a essere protagonista almeno per i prossimi 15 anni dato lo straordinario parco di talenti a disposizione.

«Aouar lo conosco bene, è un ottimo giocatore, l’ultimo gioiello del Lione, questa stagione sta confermando quanto già dissi di lui in tempi non sospetti. Può arrivare davvero lontano» ha dichiarato Benzema in un’intervista qualche mese fa.

Per quanto riguarda il club invece ci sono meno dubbi. Lione è la sua casa, la città dove è nato e cresciuto, il prossimo anno avrà anche la possibilità di esordire in Champions League, ma le sirene estere (Barcellona, Arsenal e Liverpool su tutti), oggi tutto sommato sommesse, nei prossimi mesi suoneranno all’impazzata. Il ragazzo però deve ancora esprimere tutto il suo potenziale, difficilmente il presidente Aulas lo lascerà partire, sicuramente però prima o poi finirà per incassare l’ennesima super plusvalenza.

Articolo a cura di Jacopo OttengaClasse ’93 abruzzese di sangue e napoletano nell’animo. Autore e giornalista costantemente a caccia di Bellezza

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