Oh oh oh! — CS S02E17

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
11 min readDec 22, 2014

La partita della settimana: Liverpool-Arsenal 2–2

Quando Martin Skrtel arpiona di testa il pallone al minuto numero 97 di Liverpool-Arsenal e lo spedisce in rete, sai che stai assistendo a una partita pazze come poche. Sai che la Premier ha sempre qualcosa da regalarti. Quando poi c’è qualcosa da perdere, i Gunners sono sempre in prima fila, anche se si tratta di un singolo match di campionato.
Senza Mario Balotelli (squalificato e impalpabile fin ora) e con Mignolet relegato in panchina (meglio Brad Jones di questi tempi), il Liverpool cercava la vittoria scaccia-crisi con l’attacco spuntato. Lambert ha bisogno di riposare, Sturridge è ancora fuori. La punta centrale è Rahaam Sterling, che però nella vita farebbe l’ala. I Reds vogliono scacciare la crisi proprio contro l’Arsenal, che non se la passa molto meglio. In una sorta di 3–4–2–1, con Markovic esterno a tutto campo (!), Rodgers cercava la rinascita. Il tecnico nordirlandese si è assicurato anche di avere una buona benedizione alle spalle. A fine gara, dirà che i suoi hanno giocato meglio ieri rispetto a quando l’anno scorso batterono i Gunners per 5–1.

Dal canto suo, Wenger non si è scomposto e ha messo in campo il solito Arsenal (seppur pieno di indisponibili): 4–2–3–1, Giroud davanti e affidiamo le nostre preghiere al buon Alexis Sanchez. Peccato che — a parte qualche lampo — non sia stato neanche lontanamente l’Arsenal che siamo stati abituati a vedere. Né in attacco, né in difesa. Davanti il cileno è il giocatore che ha contribuito di più ai gol di squadra dopo Sergio Aguero: nove gol e cinque assist. Il 50% dei gol della squadra di Londra passano dai suoi piedi. Tuttava nel primo tempo il suo contributo è stato questo:

Nelle retrovie non è andata meglio, visto che la difesa dell’Arsenal ha palesemente subito l’arrembaggio del Liverpool. Sotto si vede come Chambers abbia vinto solo tre duelli personali nei primi 45’ ed è stato l’unico della difesa ospite a farlo. Chiaro come i Reds, a questo punto, abbiano potuto fare ciò che vogliono. Il vantaggio segnato da Coutinho su assist di Henderson alla fine del primo tempo sarebbe la logica conseguenza della pochezza ospite. Fortunatamente per Wenger, Debuchy trova l’incornata giusta all’ultimo secondo del tempo e così l’Arsenal va al riposo addirittura sul pari.

Alla ripresa, l’Arsenal sembra lo stesso del primo tempo: poco pressing, quasi nessun tackle, poco possesso palla e tanta, tanta sofferenza. Allora si affidano al contropiede da manuale e si trovano avanti, nonostante la manifesta inferiorità. Rodgers cerca il pareggio: sa che la sconfitta sarebbe una beffa immeritata e dura da digerire. Così vola dentro anche Borini, che costringe Szczesny a un miracolo. Non solo: l’ex Roma si fa anche espellere nel finale per doppio giallo, confermando che il ritorno a Liverpool non sta funzionando a dovere. Fortunatamente per Anfield, i Reds hanno la forza di reagire ancora. Sui nove minuti di recupero, cinque se ne vanno per medicare il povero Skrtel. Tuttavia, è proprio lo slovacco risorto a incornare di testa per il 2–2 finale al 97’. Proprio lui, che l’anno scorso aveva segnato una doppietta nel 5–1 ai Gunners. Sempre di testa, sempre su corner.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=-M_HGbUza_0[/embed]

La difesa dell’Arsenal ha di che rimproverarsi nell’occasione del 2–2 finale (offriamo un panettone a chi ci sa dire cosa stessero facendo Mertesacker e Nacho Monreal), ma soprattutto gli ospiti sono riusciti a rimediare un punto nonostante una delle peggior prove dell’era Wenger: era dal 2003 che l’Arsenal non esibiva un possesso palla così basso (36.5%) contro il Liverpool, completando solo 240 passaggi, record in negativo per questa stagione di Premier dei gunners. La serie A è bella

Ok, sì certo, Liverpool-Arsenal è figa, però questo fine settimana tutte le partite della nostra Serie A sono state splendide. Con una media di quasi 3 gol a partita (considerando che la partita con meno segnature è stata Roma-Milan con 0, e il derby di Verona con 1) una giornata di campionato così agonisticamente bella non si vedeva da tempo. Dall’Empoli sempre sorprendente nel derby toscano, all’Atalanta che riacciuffa un pareggio in casa, al saluto di Manolo Gabbiadini, alla partita muscolare di Torino e Genoa, alla nebbia emiliana a Reggio, si è visto un calcio fluido in cui i momenti delle partite si avvicendavano. In maniera un po’ banale si può dire che le squadre “lasciavano giocare”, o meglio in qualche modo accettavano l’esistenza del gioco dell’avversario senza annullarlo con catenacci spezza ritmo, consapevoli che il proprio momento sarebbe arrivato, come dimostra il numero e la qualità dei gol. Arrivederci campionato, ci vediamo a gennaio. I gol della settimana Franco Vazquez. Il fatto è questo: quel pallone o lo metti esattamente così o non lo metti. O sei un tamarro, o sei un egoista, o sei Franco Vazquez. Un secondo di troppo, anche pochi centimetri più sotto o sopra (senza considerare che stai avanzando, quindi diminuendo lo spazio tra te e la porta, tra i difensori e te, tra il portiere e la porta, insomma, un sacco di cose) e quel pallone è perso: un 3 contro 2 in contropiede rovinato, Iachini incazzato che ti chiama tutta la settimana al cellulare, Munoz che ti da i coppini, Dybala che ti cancella da Facebook. Il pallonetto di Vazquez non è perfetto, è esatto, che nel pallone è pure più divertente.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=T9FGbJJ0pyQ[/embed]

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=pAUSiNCyq-A[/embed]

I giocatori della settimana Kamil Glik. Gliwice è uno dei poli carbonifici più potenti di tutta la Polonia. E non è forse un caso che il Piast sia stato la prima squadra di Kamil Glik. Come il carbon fossile, il nativo di Jastrzębie-Zdrój, si accende e illumina. È senza mezze misure, un tizzone che può bruciare e auto consumarsi o la scintilla per ribaltare una partita che sembra segnata. Gol di Iago Falque la panchina di Ventura sembrava sgretolarsi, con la zona retrocessione sempre più incombente. Con Amauri al bromuro e Quagliarella a prendersi il freddo dell’Olimpico è lui ancora una volta l’eroe. È il capitano che il popolo granata merita. Un 1–2 letale, nel giro di dieci minuti: il secondo gol è ricercato ed è l’essenza di quanto sia Glik (senza considerare che ad un certo punto ha pure spazzato il pallone dalla sua area di rigore ma il gioco era fermo, difensore vero). L’istante in cui intuisce il riflesso di Lamanna su Moretti e insacca da punta rapace. Una goccia di splendore da regalare a un Olimpico entusiasta, come spesso non era accaduto in questo finale di 2014.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=XPIvmJL_29c[/embed]

Il risultato è lo stesso del batticuore 2–1 dello scorso anno: Immobile e Cerci non ci son più ma Kamil è Hardcore Till He Dies

Felipe Anderson. Il 7 dicembre la Lazio arriva a Parma impegnata nella rincorsa al terzo posto senza il suo uomo per eccellenza, quell’Antonio Candreva autore di 14 presenze e tre reti in stagione. Coach Pioli decide di scongelare dal freezer Felipe Anderson, arrivato nell’estate del 2013 per circa 7 milioni e mezzo, e di piazzarlo nel tridente accanto a Klose e Mauri. Una partita intelligente, con la prima gioia della rete in A su un eccellente recupero di Djordevic. La Lazio stenta ma passa in un match complicato. E Felipe Anderson inizia la sua personale strada per la gloria. Arriva l’Atalanta all’Olimpico ed è ancora show. Gli assist son due, e si capisce quanto sia duttile e versatile l’Ex Santos: esterno di tridente con licenza di variare tra destra e sinistra, inizia l’azione spesso abbassandosi sulla linea dei centrocampisti, cosa che lo rende letale con gli spazi aperti. La prova del nove arrivava ieri sera, in uno scenario che, nonostante le titubanze dei padroni di casa, mette sempre in soggezione. Contro l’Inter Felipe da Brasilia ci mette due minuti a iscriversi a referto: sgroppata di Lulic e cross dentro, con Ranocchia portato al bar con uno stop mancino a seguire e conclusione precisa e potente su Handanovic in uscita. Il secondo gol è ancora più bello e ricorda alcune giocate di Ronaldo, non quello di Madeira, quello che qui incantava. Anderson sembra quasi puntare Jesus, ma trova la razionalità per accentrarsi e battere di nuovo Handanovic. Se per la vulgata popolare tre indizi fanno una prova, qui abbiamo un giocatore pronto a meritarsi una maglia da titolare fino alla fine della stagione: sarà bravo Pioli a cercare una amalgama per avere il massimo sia da lui che da Candreva.

Due triplette. 1. C’è chi soffre i pc hackerati e c’è chi lavora sul campo, nonostante il peso di una valutazione pesante sulle proprie spalle. C’è chi — come Alessio Cerci — grida al complotto per chi ha rivelato il suo arrivo all’Atlético Madrid e non riesce a imporsi. C’è chi invece lavora per imporsi, nonostante i 30 milioni con i quali è stato pagato quest’estate dai Colchoneros. Antoine Griezmann è cresciuto nel vivaio della Real Sociedad e poi si è imposto a San Sebastian, ma ora ha deciso di prendersi la ribalta dei campioni uscenti della Liga. Nazionale francese e convocato fisso di Deschamps, Griezmann quest’estate è stato il rimpiazzo di un assente pesante della Francia al Mondiale, ovvero Franck Ribery. In effetti i due hanno molto in comune, a partire dal numero 7 che entrambi condividono. In più lo stile di gioco, teso allo spettacolo ma che non dimentica mai la concretezza. Due artisti del pallone, due che amano le parabole a giro, sebbene Ribery sia destro mentre Griezmann è un mancino. Ieri Antoine ha firmato la sua prima tripletta con la maglia dell’Atlético sul campo dell’Athletic Bilbao. Nel 4–1 del San Mames, il francese ha dimostrato che sta gradualmente entrando negli schemi della squadra di Simeone. Primo gol inusuale, di testa, in seguito ad un’azione tutta di prima meravigliosa. Poi sfrutta un’ingenuità della difesa e punisce Iraizoz con il suo mancino. Infine, l’inserimento tra le linee: vuole essere altruista, ma il compagno non sfrutta l’assist. E allora Griezmann si porta a casa il pallone, ma perché l’hanno costretto eh. Per sicurezza, lui comunque ha detto che può migliorare…

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=vo6tbhi6FHU[/embed]

2. Quand’era piccolo e giocava nelle giovanili del Reading venne scaricato. Gli dissero: “Sei troppo basso, non possiamo tenerti con noi”. Charlie Austin ha giocato nel calcio dilettantistico, dove con il Poole Town segnava tre-quattro gol a settimana alla fine degli anni 2000. Forse l’attaccante non sperava più di realizzare il suo sogno: giocare in Premier League. Tuttavia Austin ha ormai 25 anni e quei giorni li ha forse dimenticati. O almeno ora non ci pensa. Sabato il buon Charlie si è preso un’altra mezza rivincita. Lui, che cinque anni faceva il muratore per mantenersi, ora segna e gioca in Premier League. In realtà ci sarebbe dovuto arrivare prima: quando segnò a valanga con il Burnley, molti club di Premier lo volevano. L’Hull aveva un accordo in mano, ma alla fine Austin decise di accettare l’offerta del QPR in Championship. Nonostante i suoi 20 gol, la squadra di Londra ha rischiato di non salire e solo i play-off hanno portato il QPR in Premier League. Quest’anno, al suo esordio nella massima categoria del calcio inglese, il suo score è di 11 gol in 15 presenze. Austin ha realizzato proprio sabato la sua prima tripletta in Premier contro il West Bromwich Albion: da 0–2 a 3–2 grazie ai suoi gol. Un rigore di potenza, una ribattuta e una zuccata prepotente. Sono gol che, forse, salveranno anche i SuperHoops.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=XW2pFwSS6fM[/embed]

Giocate notevoli

Il contropiede dell’Arsenal. Il gol del momentaneo vantaggio dell’Arsenal lo segna il gigante Giroud, su un contropiede da manuale giocato di intelligenza e intesa di squadra, col pallone che schizzava da tutte le parti meno che tra i piedi dei difensori del Liverpool. Giroud prima gioca di sponda su un passaggio preciso di Sanchez, allargando di prima per Cazorla che si è liberato alla grande (ancora i difensori del Liverpool non c’hanno capito niente) e poi apparentemente crea un campo magnetico anti-marcatura intorno a sé, tenendo alla stessa distanza tutti quelli con la maglia rossa. Poi festeggia in modo ridicolo.

Neuer sa sbagliare. L’osservatorio Neuer è sempre attivo e ce lo mettiamo in ogni Crampi Sintetici settimanale, tanto che stiamo diventando un po’ noiosi. Il portiere conclude il suo straordinario 2014 con una topica inusuale, che lo rende umano e forse anche più simpatico. Al 21’ della trasferta a Magonza, Elkin Soto scaraventa con non troppa forza un destro debole su cross di Okazaki e Neuer se la fa passare goffamente sotto le gambe, improvvidamente aperte a mo’ di saracinesca.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=efONFvwMgvM[/embed]

Poi finisce come al campetto, dove la squadra più forte ti dava un gol di vantaggio per farti sperare: segna Robben al 90’e il Bayern su 51 punti conquistabili in 17 partite ne ha 45. Direi Bundesliga finita, in qualsiasi universo.

Cose belle per il Natale

La maglietta dell’Atalanta. Forse questa giornata di campionato di Serie A ci è piaciuta tanto per la maglietta verde abete dell’Atalanta con l’alberello di Natale in mezzo. Forse.

La follia della Liga Adelante. Il nostro universo è infinitamente grande può ospitare una serie infinita di universi paralleli. In quello dove viviamo, la Liga Adelante è il corrispettivo della nostra Serie B, e, se si eccettua il fatto di offrire lo streaming gratis sul proprio sito (www.ligatv.es), ha molti aspetti in comune: campi in condizione di salute precaria, giovani in rampa di lancio e tasso tecnico molte volte modesto. Il Lugo nel nostro universo è una squadra di media classifica, che va ad affrontare il Numancia, che ha appena pareggiato a Maiorca per 1–1. Ci si aspetta una partita normale, da probabile under visto il livello non eccelso. Ma in un altro universo parallelo, Lugo e Numancia son due squadre di fenomeni o di portieri in imbarazzo, capaci di disputarsi per 3 volte la finale di Coppa Campioni e di fare un binomio che monopolizza la Spagna. Questo weekend qualcuno ha mischiato le stringhe, e il risultato è paradossale.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=6DvKG5Bz6wg[/embed]

Non so cosa sia più bello in quanto illogico lo sponsor della Estrella Galicia, la birra che monopolizza il Nordest spagnolo o il fatto che a 10 minuti dalla fine il risultato era 3–6. Adam Johnson è bello in un sacco di modi. Adam Johnson segna al novantesimo il gol decisivo nel derby del Tyne-Wear tra Sunderland e Newcastle, esattamente così, in 19 secondi.

Inoltre, ha l’animazione sulle formazioni di Sky più intrigante al mondo. Ha già ottenuto il mio numero di telefono.

https://twitter.com/Vine_Football/status/546948354530619394

Klopp e gli idioti. Dal nostro osservatorio tedesco in cui ci chiediamo con preoccupazione che cazzo facciano in campo i reparti del Borussia Dortmund riceviamo la risposta di un sereno Klopp: “It follows suit that we are standing here like total idiots.” Klopp ammette candidamente le sue colpe (“I am totally responsible and I am not just going to throw in the towel and follow everything from a distance.”), e ai giornalisti risponde come un liceale alla fine della prima metà dell’anno: il prossimo quadrimestre recupero.

Articolo a cura di Gabriele Anello, Sebastiano Bucci, Mattia Pianezzi

--

--