Perfezione e potenza: la rinascita del Perugia
Tutti gli appassionati di calcio, chi più chi meno, chi con simpatia e ammirazione, chi con sentimenti di rivalità o di diffidenza, faticano a cancellare dalla propria memoria l’A.C. Perugia, come si chiama oggi, o più semplicemente il Perugia.
Quella del grifo è una realtà particolare, fatte di bacheche piccole, lontane dalle cronache che contano. Nel corso degli anni però il Perugia si è sempre imposto all’attenzione pubblica sapendo andare oltre i singoli risultati sul campo, senza dimenticare alcune annate storiche vissute da veri protagonisti. Travalicare il rettangolo verde, favorire letture plurime o meta racconti che non riescono a perdersi nell’oblio del tempo: sembra questa la forza di una piccola realtà che definire solo calcistica suona quantomeno riduttivo.
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Paolo Sollier[/caption]
Il pugno chiuso in aria di Paolo Sollier, l’ultimo respiro di Renato Curi in quel maledetto 30 Ottobre 1977, i miracoli di Castagner, i trionfi di Serse Cosmi e le cavalcate in Europa con la vecchia Intertoto, sono solo alcuni degli episodi che hanno fatto vivere e sognare una città intera. Risultati, partite, ma anche storie vissute da quella piccola città che ha saputo identificarsi al massimo con la propria squadra. Con la vittoria in casa contro il Frosinone, Il Perugia è tornato in serie B dopo 9 anni, nel calcio che conta. Dopo la straordinaria stagione dello scorso anno, con una promozione mancata solo alle ultime giornate, la squadra di Andrea Camplone non ha sbagliato mossa e il ritorno nella serie cadetta è la certificazione di un progetto accurato, che ha saputo in breve tempo rimediare alle fallimentari gestioni del passato. Dopo l’era Cosmi-Gaucci, il Perugia ha vissuto un periodo di stallo protratto per lunghi anni che ha fatto precipitare il club sempre più in basso, fino al fallimento.
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1978–1979 il Perugia dei miracoli[/caption]
La fine delle gestione Gaucci può essere considerata uno spartiacque, una frattura temporale che ha segnato la storia e il destino del Perugia. Cambi continui di proprietà, dalla famiglia Silvestrini a Corrado Benedetti fino a Leonardo Covarelli e alla fatidica data del 20 Maggio 2010, forse il punto più basso della storia del grifo.
il 20 Maggio del 2010 il tribunale di Perugia ha accolto l’istanza di fallimento verso la società gestita da Covarelli. Un dissesto finanziario ha portato a un’asta giudiziaria senza acquirenti che ha lasciato la società senza un proprietario certificato, con la gravissima conseguenza pervenuta il mese successivo da parte della FIGC che ha revocato l’affiliazione alla squadra facendo scivolare il club nella categoria dilettanti. Quella piccola realtà che dieci anni prima era in grado di piegare i giganti del calcio italiano costringendo alla resa colossi come Juventus, Roma o Milan nel 2010 si è trovata improvvisamente a dover ripartire da zero. Un tratto di penna in grado di cancellare una storia intera.
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Coreografia Curva Nord per Perugia — Frosinone[/caption]
il grifone araldico, simbolo della città di Perugia, rappresenta l’unione tra l’animale che domina sulla terra, il leone, con quello che domina nei cieli, l’aquila. Una simbolo di potenza e perfezione che affonda i suoi artigli nella storia. Quella stessa squadra nata dalla collaborazione con una delle più antiche associazioni calcistiche italiane, la Braccio Forte Braccio (1890), non poteva certo fermarsi di fronte alla miseria di comuni cronache di malaffare italiano.
Torniamo cosi al 21 Luglio del 2010 quando nasce l’Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio e l’imprenditore Roberto Damaschi insieme ad altri soci decide di rilevare il club. Si rinizia a vincere e con il trionfo nel girone e della serie d il Perugia torna in Lega Pro nel posto che gli compete, tra i professionisti. Con il ritorno tra i professionisti dunque la squadra cambia di nuovo nome, questa volta passando a quello definitivo: Associazione Calcistica Perugia Calcio.
La discesa negli inferi e il fallimento sembrano solo un brutto ricordo, ma le dimissioni di Damaschi insieme a quelle dell’intero consiglio di amministrazione sembrano di nuovo far precipitare la situazione. Ad impedire l’ennesima caduta ci pensano i soci di minoranza, Giovanni Moneti e Massimiliano Santopadre che rilevano le quote del club diventando i soci di maggioranza. Passano altri tre anni e mentre Santopadre diventa il proprietario unico il Perugia continua a vincere. Promozioni continue accompagnate da un progetto efficace e da una stabilità finanziaria e societaria fanno da supporto ideale al ritorno del grifo.
Arriviamo cosi a pochi giorni fa, alla rete di Moscati nel 18minuto del primo tempo contro la seconda in classifica, Il Frosinone.
Il boato al gol e la promozione in serie B dopo 9 anni raggiunta con tre giornate di anticipo sembrano solo la premessa, l’antipasto a quello che vedremo negli anni futuri. La festa che ha invaso Perugia pochi giorni fa è solo la testimonianza vivente di come in questi dieci anni, nonostante gestioni fallimentari, dissesti finanziari e l’incubo della fuoriuscita dai professionisti, un intera città non hai smesso di arrendersi, non ha mai dimenticato di credere e resistere.
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La festa in città dopo la promozione in serie B[/caption]
Il ritorno in serie A sarà solo un auspicio oggi, ma è difficile contestare che possa essere, un domani, il giusto coronamento per la rinascita del Perugia Calcio.
Articolo a cura di Andrea Minciaroni