Piattone senza noia

Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi
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2 min readMay 12, 2017

Tappa 7 — Castrovillari > Alberobello, 224 km

Vincitore: Caleb Ewan /Leader: Bob Jungels

Settima tappa. Duecentoventiquattro chilometri. Poco vento. In Rai la definiscono un piattone. Solo tre, che diventano subito due, in fuga. Dici noia? No, anzi.

Già prima del chilometro zero siamo tutti sull’attenti. Patrick Dempsey pedala col gruppo fino al via e, anche se ieri si era sparsa la voce che gli organizzatori del Giro avessero detto “la settima tappa sarà emozionante, su Patrick non garantiamo”, la carovana non è mai stata più rosa di così.

Pronti, via. In fuga ci vanno Fonzi e Ponzi (con Kozontchuk). Mi chiedo dove siano Richie Cunningham e Ralph Malph. Non faccio nemmeno in tempo a rendermi conto che non siamo da Arnold’s che Ponzi ha un problema meccanico ed è costretto ad abbandonare la fuga. Negli ultimi quarantacinque anni non gliene è andata bene una. Prima non è riuscito a conquistare Sottiletta e ora nemmeno a restare in fuga.

Durante il percorso, che per essere piatto è piatto, ci sono più auto che continuano a viaggiare nella carreggiata di senso opposto al gruppo che persone in festa. Solo al traguardo volante, al gran premio della montagna e all’arrivo c’è davvero tanta gente quanto questo sport merita. Provo un po’ di sconforto perché per uno nato e cresciuto in una via di ciclisti — c’era il panettiere-ciclista, l’autista-ciclista, il fabbro-ciclista e i loro figli studenti-ciclisti — in cui si parlava del Giro già ad aprile, quando passa la carovana ci si ferma, non importa cosa tu stia facendo, e si scende per strada a vederla. Come un rito. O la messa di Natale.

“Lo vedi?”

“Forse, aspetta.”

Attesa.

“Eccolo, eccolo!”

E via urla e festa.

Per fortuna le bellezze di Calabria, Basilicata e Puglia mi addolciscono l’amaro che mi rimane in bocca. L’Italia è proprio il bel paese. Non c’è niente da fare. E Alberobello, coi suoi trulli, patrimonio UNESCO, ne è la dimostrazione più eclatante. Quando cammini per quelle vie ti ritrovi magicamente in un altro mondo, surreale. E dalle case, i trulli, ti aspetti che escano i personaggi delle fiabe. Io ci sono anche stato lì, in vacanza. E credo che tutti dovrebbe andarci almeno una volta. Anche Cristo, che invece, si è fermato a Eboli.

Alla fine nemmeno Fonzi e Kozontchuk ce l’hanno fatta. Il finale, disegnato come se fosse un quadro, ci regala un Ewan stupendo, fenomenale, all’altezza del bel paese.

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Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi

Segue una dieta ferrea di sport, film e libri. La perenne ricerca del tempo perduto lo ha spinto a Torino. Ora, vuole una cucina dove impastare storie.