PLAYOFF NBA 2014: PRIMO TURNO EAST COAST (RIASSUNTONE, CURIOSITÀ, AZIONI E RIHANNA)
Miami Heat 4 — Charlotte Bobcats 0
• La stagione regolare è finita e, per quanto possibile, Lebron non l’ha vissuta da protagonista assoluto. L’MVP della stagione se l’è meritato Kevin Durant, tante squadre si sono imposte come novità interessanti e il fatto che Miami dovesse scalare la vetta per prendersi il terzo titolo consecutivo è stato un tema un po’ accantonato, non dico sottovalutato, però l’argomento si era fatto noioso, era giusto esplorare altri lidi. Quindi LBJ, Wade e company sono arrivati ai Playoff un po’ in sordina, in pochi li danno come sicuri candidati al titolo, sono diventati una seconda o addirittura terza scelta. Quello che però i Playoff ci ricordano ogni anno è che rispetto alla regoular season non sono lo stesso fottuto campo da gioco, non sono lo stesso campionato e non sono nemmeno lo stesso sport. I playoff sono i playoff. Miami scansa Charlotte mettendo al massimo la seconda e ora aspetta i Nets.
• La favola Charlotte sbarca ai playoff per la seconda volta nella sua breve storia (fondati nel 2004) e questa sarà anche l’ultima perché dalla prossima stagione ritornerà con il leggendario nome di Charlotte Hornets, quelli con la vespa blu.
• Per gli appassionati di Game of Thrones, ecco il cavaliere Josh McRoberts che schiaccia in testa al vichingo uomo-uccello Chris Andersen.
• Il proprietario dei Bobcats è tale Michael Jordan, ex giocatore di basket molto amico di Bugs Bunny. Durante la serie il suo rapporto con Lebron James è stato un po’ ambiguo. Impressionante è stata la schiacciata di Lebron che mentre è in volo lo fissa in prima fila. Più conciliante (ma non del tutto convinta) la stretta di mano alla fine di Gara 4.
Brooklyn Nets 4 — Toronto Raptors 3
• Raptors-Nets è stata una delle cinque serie (sic) di primo turno concluse a gara7. Eppure non doveva neppure esserci. Ultime due partite di regular season: coach Jason Kidd, rookie della panchina svezzato da due decadi di playmaking, lascia ampio spazio alle riserve e perde con New York e Cleveland. Toh, guarda caso i Nets scendono al sesto posto, evitano i Bulls, squadra storicamente ostica (Marco Belinelli e le sue “big balls”, remember?) e prendono i Raptors…talento e buona volontà, senz’altro, ma alla tavola dei playoff vengono con i calzoncini corti del doposcuola. I futuri Hall of Famer in nerobianco, Pierce, Garnett, Williams, Johnson, se li mangiano sull’esperienza, dicono. È uno scontro generazionale: di qua i Terrence Ross, DeMar De Rozan e Kyle Lowry di questo mondo, folletti con le molle dal viso imberbe, di là i veterani messi assieme coi rubli di Prokhorov per portare in Russia un bell’anellino NBA. Pronti via e Brooklyn sbanca Toronto in gara1. Fattore campo rubato, se i Raptors ne vincono una pare tanto.
• Questo è il tiro con cui Paul Pierce ha messo una pietra sopra Gara 1 (dopo il tiro ci ha tenuto a urlare un paio di cose, alla squadra, a Toronto e al mondo)
• Ma pure a gara2, l’Air Canada Centre è così pieno che i canadesi impazziti devono mettersi a palate davanti al maxischermo fuori dallo stadio. Raptors win. Si va a Brooklyn, e i biancorossi rubano la quarta. E vincono la quinta in casa. 3–2 Raptors, Nets spalle al muro.
• In gara6 Brooklyn salva il primo match-ball. Ma bisogna tornare nel catino canadese a giocare la bella, e qui non vedono una serie vinta dal 2001. Momento nostalgia: quei Raptors batterono i Knicks e si arresero a gara7 a un certo Allen Iverson, e solo perché Vince Carter sbagliò at the buzzer lo stesso preciso identico canestro che ha messo pochi giorni fa, da Mavs, contro gli Spurs.
• Intanto per chi si sta annoiando a morte qui c’è un super slo-mo di Rihanna che si è fatta notare giù al palazzetto.
• I Nets sono più pronti, controllano la settima nonostante la bolgia. Ma negli ultimi minuti, furiosa rimonta canadese. Otto secondi da giocare, +1 Nets, Livingston sbaglia una rimessa cruenta. Lowry ha l’ultimo tiro, si divincola in area…è il momento della verità, e la verità si rivela: Paul Pierce, l’uomo conosciuto come “The Truth”, sbuca da sotto le foglie e stoppa il folletto. Nets avanti, grazie Raptors per lo show (e il futuro è vostro).
Indiana Pacers 4 — Atlanta Hawks 3
• Il più classico dei testacoda: da una parte gli Indiana Pacers, miglior squadra a est; dall’altra gli Atlanta Hawks, presenti ai playoff solo perché tutte le altre erano troppo scarse per metterci piede. L’unica squadra a entrare nella postseason con record negativo (38–44, ben sotto il 50%) contro l’unica squadra in grado per gli esperti di mettere paura a LBJ e soci.
• Ma c’è un ma. Negli ultimi mesi di regular season, le cose sono cambiate. Atlanta ha serrato le fila fino a strappare coi denti i playoff. Indiana invece ha come perso magicamente identità. Una squadra rocciosa, costruita da coach Vogel intorno a una difesa di ferro, si è sciolta dopo la trade che il 20 febbraio ha portato a Indianapolis Evan Turner in cambio di Danny Granger. Granger, nel frattempo finito ai Clippers, era l’ex stella della squadra; dopo un infortunio si era adattato con fatica al ruolo di sesto uomo, ma rimaneva il collante dei gialli. Turner invece è un funambolo con punti nelle mani, leggiadro e spensierato tanto in attacco quanto in difesa. E cominciano i guai. Dal 20 febbraio i Pacers incassano 13 sconfitte, tante quante ne avevano subite da ottobre.
• La serie parte col botto, Atlanta vince la prima in trasferta. Pareggio Indiana, vantaggio Atlanta, gara4 è gialla. Ma Vogel continua a faticare: il diabolico coach Budenholzer, allievo di Popovich agli Spurs, insiste su un quintetto a 5 esterni (il centro Antic è un ottimo tiratore da 3, e Kyle Korver ha segnato triple per 127 gare di fila) che manda in bambola la tenaglia difensiva di Indiana. Roy Hibbert, forse il miglior centro della Lega, è un fantasma. Atlanta sbanca ancora il fortino dei gialli in gara5, in Georgia saranno i Pacers a doversi salvare. E qui Vogel cambia: Turner si siede, Scola, altro acquisto estivo non digerito dai senatori, gioca solo 12 secondi. Paul George, Lance Stephenson &co. si ritrovano: si torna in Indiana, e alla settima per i ragazzi di Budenholzer non c’è nulla da fare. Ora la domanda: i Pacers sono davvero rinati? O spianeranno la strada a est per Re LeBron?
Washington Wizards 4 — Chicago Bulls 1
• I Wizards non vincevano una serie di Playoff dal 2005. Un po’ di cose che accadevano nel 2005: Washington batte Chicago 4 a 2 principalmente grazie a Gilbert Arenas. Un “proiettile” in rame da 350 kg colpisce la cometa Tempel 1, ma Gilbert Arenas non c’entra.
• La serie è stata una prova di maturità per i Wizards e sopratutto per il loro play Wall ( che non è parente di questo Wall) che ha chiuso la serie con 18.8 punti, 6.8 assist e 4.6 rimbalzi.
• Chicago entrava nella serie con discrete speranze, ma soprattutto con Joakim Noah, fresco mvp difensivo della lega. Purtroppo per loro le cose non sono andate come speravano, la serie è sempre stata nelle mani di Washington che ha dimostrato di averne di più, e quindi, come l’anno scorso, si accomodano sul divano degli esculsi ad aspettare Derrick Rose. Time is a flat circle.
• Cose da portare nel cuore: la strana coppia di lunghi dei Wizards, Marcin Gortat e Nené, un brasiliano e un polacco, che hanno dominato al ferro per tutta la serie.
(Continua)
di Gioele Anni, Marco D’Ottavi e Valerio Coletta