Prima che il pallone finisse in lattina

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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5 min readDec 20, 2016

A Lipsia sono abituati alle manipolazioni politiche dello sport. Il caso Red Bull è solo l’ultimo in ordine di tempo e (forse) il meno eclatante. Dopo la Seconda Guerra Mondiale infatti, Lipsia si è trovata alla destra del muro di Berlino, in piena zona di occupazione sovietica. Per i bolscevichi le società sportive avevano tanto il sapore di aristocratici club borghesi, reazionari e anti-socialisti. Da riformare in direzione proletaria.

La “riforma” dello sport in Germania Est fu incredibilmente accentratrice. Il partito per lunghi anni gestì lo sport come estensione della sua burocrazia, anche più che in Russia: numerosi furono i casi di doping di Stato e si assistette anche all’eclatante soppressione del massimo campionato di hockey nazionale (sport che ancora oggi appassiona i tedeschi, orientali o occidentali che fossero all’epoca).

Caduto il Muro di Berlino, la Germania si è riunita mantenendo comunque differenze palesi tra le due ex zone di occupazione: l’Est è rimasto l’area più povera di tutto il paese, mentre l’Ovest era (ed è) ricchissimo.

Anche nello sport, e in particolare nel calcio, la distribuzione dei titoli è tutta a favore degli occidentali. Da quando è stata istituita la Bundesliga, nessuna squadra dell’Est ha mai vinto. Fino a quest’anno. Già, perché la squadra del momento, il RasenBallsport Leipzig, se la gioca da neo-promossa con la corazzata bavarese guidata da Carletto Ancelotti.

La faccenda della squadra dello “sport della palla sul prato” le abbiamo già trattate qui: il gigante RedBull decide di investire nel calcio, capisce che la Germania è il luogo adatto per farlo ma anche che l’area occidentale del paese, quella ricca, è satura di squadre. L’Est, invece, ama moltissimo il calcio, ma non ha formazioni all’altezza.

A est di Berlino si capisce subito quali siano due le città papabili: Dresda o Lipsia. La Dinamo Dresda, anche a causa del diffuso antagonismo di destra presente nella sua città, è la squadra più controversa d’Europa: ha la media-spettatori di una squadra italiana di medio-alta classifica e gioca in Bundesliga 2; il pubblico è caldissimo, ma spesso protagonista di fenomeni razzisti. Insomma, gli austriaci scelgono Lipsia, per non saper né leggere né scrivere.

Lipsia è una delle capitali della cultura europea. Ed è anche una dimenticata capitale del calcio europeo: la Deutscher Fußball-Bund è nata nella città di Bach e il primo titolo assegnato nella storia del calcio tedesco è conservato nella bacheca del Verein für Bewegungsspiele Leipzig, oggi conosciuto con il nome di Lokomotive.

La Lokomotive ha una storia tortuosa e i “bibitari”, come vengono chiamati in altri sport, nemmeno hanno provato ad avvicinarsi. Nel 2004, la squadra è fallita: adesso è in mano ai tifosi e questi non hanno alcuna voglia di vendere. E poi la curva del Lokomotive è vicina ad ambienti xenofobi, se non apertamente fascisti. Nel 1989 arriva ai sedicesimi di Coppa Uefa, poi impatta col Napoli di Maradona ed esce. Ultima partita fuori dai confini nazionali.

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Il cammino della più antica squadra cittadina inizia nel 1893. Il nome sotto cui si raggruppano le maggiori squadre cittadine è Verein für Bewegungsspiele Leipzig. Gli allora bianco-azzurri, vincono il primo campionato di calcio tedesco nel 1903 e raggiungono lo scudetto altre due volte fino all’avvento della barbarie nazista nel 1933. Il club, che era uno dei più importanti del paese, incontra un lento declino, fino alla liberazione e al periodo comunista.

I dirigenti filo-bolscevichi interverranno pesantemente sul Vfb Leipzig. La loro prima mossa è legare la squadra al quartiere Probstheida. Ciò porterà alla rivalità accesissima che lega il club della locomotiva all’altra squadra storica di Lipsia, lo Chemie, che tradizionalmente ha il suo zoccolo duro di tifosi nella zona di Connewitz, confinante proprio con Probstheida.

Il Lok raggiunge la massima serie della DDR, la Oberliga, nella stagione ‘52-’53. L’anno dopo, in pieno stile socialismo reale, l’assetto organizzativo della società viene stravolto e il club viene fuso con il Rotation Leipzig. La rivalità tra le due squadre cittadine ha la sua prima manifestazione eclatante il 9 settembre del 1956: 100mila persone affollano gli spalti per il derby (sotto una pioggia battente): record mai superato nella storia del calcio teutonico e giornata che diventa storica.

La squadra assumerà solo qualche anno dopo il nome di Rotation Leipzig per poi tornare a essere il Lokomotive, che esiste ancora oggi. Nel 1963 avviene una nuova fusione, decisa anch’essa dalle alte sfere e i giocatori lipsiesi vengono divisi tra due nuove società: i migliori vanno nell’SC Leipzig (parente del Lokomotive), mentre i più scarsi sono inseriti nella rosa del BSG Chemie.

Come succede spesso, nel calcio come nella vita, le alchimie studiate a tavolino danno raramente i risultati attesi. Il campionato in quell’anno è vinto dallo proprio dallo Chemie. Con buona pace del partito e della Lokomotive.

Più indipendente dal potere politico è la storia del BSG Chemie-Leipzig. La squadra vanta origini antiche: deriva infatti dalla Britannia Leipzig, fondata nel 1889 da inglesi emigrati nella città. Al contrario della cugina Lokomotive, non vince nulla fino all’avvento del comunismo. Sotto il regime la squadra viene organizzata e finanziata dall’industria chimica cittadina, secondo il modello sovietico che legava lo sport alle fabbriche.

Come già visto, anche in questo caso i comunisti tedeschi impongono riorganizzazioni e fusioni. La squadra della chimica cambia più volte nome. Vince il titolo due volte: la prima nella stagione ‘50-’51, la seconda nello storico campionato del 1963–64.

Crolla il muro. La squadra si unisce ad altre società e si affaccia all’Occidente con il nome di Sachsen Leipzig; non ha vita facile e viene relegata ai palcoscenici minori del calcio tedesco. Nel 2008, però si torna a parlare dei bianco-verdi in tutta Europa: i bibitari provano ad acquistare il club, ma i tifosi sassoni si oppongono in maniera spettacolare a quello che considerano un saccheggio della tradizione del club e guardando con terrore a quello che è successo a Salisburgo. Non si fa niente, la nobile storia della squadra del comparto chimico è salva. Per ora.

La squadra fallisce alla fine della stagione 2010/11. Il secolo abbondante di vita dei biancoverdi, però, continua.

Alla fine degli anni ’90, infatti, i fan sono scontenti della gestione del club che viene giudicata non attenta alle loro necessità. Così nel 1997 decide di ridare vita alle antiche tradizioni recuperando e ridando lustro al glorioso nome dimenticato dopo la caduta del muro. Viene così fondato un nuovo BSG Chemie, erede della storica società lipsiese. Ma la storia non finisce qui: come ulteriore omaggio alla memoria del club, le giovanili sopravvissute al fallimento del Sachsen Leipzig furono chiamate con il nome di SG Leipzig Leutzch — l’antico nome con cui lo Chemie aveva mosso i primi passi a inizio secolo.

Ora, qualche settima fa si è giocato di nuovo lo storico derby tra Chemie e Lok (0:1). La partita è stata seguita come sempre dai tifosi, tra rivalità e tensioni, anche se valeva solo per la quarta divisione. Con buona pace dei bibitari.

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