Prospetti contro

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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12 min readJun 25, 2015

Come ogni anno, finite le Finals, si comincia a progettare la stagione successiva, e come ogni anno si inizia dallo scegliere i giovani che escono dalle università statunitensi o dalle giovanili europee. Scegliere al Draft non significa solo decidere quale giocatore sia più forte degli altri, quale si adatta meglio al roster che si ha a disposizione o quale sia in grado di produrre il contributo più rilevante allacciate le scarpe su un parquet. Significa soprattutto predire verso quale direzione si svilupperà il gioco negli anni a venire e quale giocatore sarà in grado di interpretare meglio il cambiamento. È un’operazione di equilibrio tra realismo e futurologia, e più si sceglie in alto, più è difficile trovare la giusta misura tra le parti. Lo sanno bene Milt Newton e Flip Saunders a cui toccherà scegliere per primi il 25 Giugno.

Esattamente vent’anni fa i Wolwes scelsero il giocatore che mise sulla mappa NBA la franchigia della terra dei laghi, quel Kevin Garnett che ora è tornato più in veste di totem portafortuna che di giocatore abile e arruolabile. Anche alle sue considerazioni si appoggerà la decisione del front office che si trova nella scomoda posizione di rilanciare una squadra mai realmente decollata. Minnesota manca la post-season ormai da più di dieci anni e l’anno scorso ha iniziato l’ennesimo piano di rifondazione tradando Kevin Love per Wiggins, Bennett e qualcos’altro. Ora bisogna trovare l’altro giocatore da affiancare ai canadesi (anche se Bennett è dato in partenza), con la speranza di riuscire finalmente a scalare le posizioni di una ipercompetitiva Western Conference. Quale sarà quindi il nome che pronuncerà Adam Silver quando si affaccerà per la prima volta davanti al pubblico del Barclays Center?

I Candidati

Ci sono Draft come il 2009 o il 2012 in cui la prima scelta fu scevra di alcuna suspance e le squadre sono andate con il pilota automatico. Altri Draft, come nel 2007, dove invece c’era una serrata lotta tra due giocatori molto diversi, ma ritenuti similari come potenzialità (ok, ora è facile scegliere Durant ma all’epoca i sostenitori di Oden erano così convinti tanto che finì per essere la prima chiamata). Infine ci sono i Draft come quello dello scorso anno in cui il duopolio è detenuto da due giocatori che interpretano lo stesso ruolo in modi assolutamente divergenti. Parker è il realizzatore inarrestabile che segna da ogni posizione, Wiggins è l’atleta fuori scala di cui nessuno conosce il vero tetto massimo. Tra i due l’ha spuntata il canadese, dimostrando come il potenziale sia tenuto in maggior considerazione rispetto al talento, oggigiorno.

Quest’anno ricadiamo nel modello tre, ovvero è possibile che si ripeta la casistica che ha portato la scelta di Wiggins rispetto a Parker. Ad inizio dell’anno la situazione era molto simile al modello n. 1: tutti i riflettori erano puntati su Jahlil Okaford, secondo molti il più talentuoso giocatore di post a livello di High School visto negli ultimi anni. Originario di Chicago, dopo quattro anni a Whitney Young High School (dove sono passati anche Quentin Richardson, Michelle Obama e i fratelli Wachowski), con la quale si è scontrato con molti dei talenti usciti dalla Windy City, ha deciso di passare il suo unico anno di College sotto Coach K a Duke. Scelta che si è rivelata vincente visto che insieme al suo miglior amico fuori e dentro il campo, Tyus Jones, è riuscito a regalare al campus di Durham l’ennesima gioia nel torneo NCAA. Durante la sua stagione da Blue Devils, oltre la gloria nazionale insieme alla squadra, a livello personale si è levato parecchie soddisfazioni, vincendo il premio come miglior Freshman della nazione, miglior giocatore dell’Acc Conference e arrivando secondo nelle votazioni per il Wooden Player of The Year solo dietro a Frank “The Tank” Kaminski. Il 9 Aprile, con poco stupore, si è dichiarato eleggibile per il Draft 2015.

https://www.youtube.com/watch?v=GSQ-n1VmZvo

In primis come sia le ali (grandi o piccole ormai non fa più differenza) che i centri siano i ruoli più metamorfici dell’Nba contemporanea. Se qualcuno è inciampato anche per sbaglio nelle Finals di quest’anno potrebbe aver visto ad un certo punto Golden State con Draymond Green (6.7”) da centro accoppiato a Tristan Thompson (6.10”). Questo non vuol dire che sono finiti i tempi dei lunghi dominanti, questi sono aggiustamenti fondamentali da attuare all’interno di serie lunghe e logoranti come quelle di Playoff. Parliamo sempre di una serie in cui un giocatore come Mozgov, undrafted mica un five star recruit, ha più volte ritoccato il suo career high. Quello che sta cambiando è la gestione dei possessi.

Le palle vanno sempre meno in post basso per essere spinte verso il canestro ma sempre più per aprire il campo per i tiratori o per i taglianti (si può definire questo uno spostamento da post touches a paint touches). Il post è stato individuato come una delle aree meno produttive del gioco offensivo per cui il suo peso percentualistico nelle distribuzioni sta drasticamente calando. Ha senso quindi scegliere un giocatore che basa la totalità del proprio gioco spalle a canestro, per quanto possa essere abile e skillato? La risposta naturale sarebbe no, ma forse sarebbe un’ulteriore forzatura. Avremmo avuto una risposta dello stesso tipo se in piena era Olajuwon-Ewing-Mutombo ci fossimo chiesti se un centro doveva essere in grado di tirare da tre come Ray Allen?

Nel costante cambiamento del gioco, il centrone che campeggia nel pitturato è la specie che ha rischiato maggiormente l’estinzione. Solo pochi anni fa si credeva che i lunghi senza range di tiro e con limitati fondamentali tecnici sarebbero stati spazzati via da longilinei arcieri dalla lunga gittata. Ora siamo testimoni di una rinascita dei rim protectors, che magari non sanno cosa farci della palla a cinque metri dal canestro ma sono decisivi nel difendere il ferro. Forse tra qualche anno i giganti spalle a canestro torneranno come i Sauropodi nel Cretaceo a ripopolare di duck-in e di drop step il semicerchio pitturato. Per ora, agli occhi di coloro che devono prevedere in una sfera di cristallo come sarà il gioco tra cinque anni, questo bambinone dotato di un footwork sinfonico e capace di tenere la palla in una mano come se fosse una pesca, assomiglia ad una meravigliosa e perfettamente congegnata macchina da guerra medioevale, più adatta ad essere conservata in un museo che usata in battaglia. Ecco perchè Towns ha messo la freccia.

https://www.youtube.com/watch?v=-g0D1BsPRZ4

https://www.youtube.com/watch?v=n02_y_78BkI

Perchè non più Okafor

Okafor ha centrato tutti gli obiettivi che si era prefissato entrando al College e paradossalmente potrebbe sfuggirgli quello che sembrava essere più sicuro. Non essere la prima assoluta non è certo la fine del mondo (chiedere a KD), Jahlil avrà sicuramente una carriera professionistica invidiabile, ma il suo scivolare indietro è indice di un cambiamento, se non nel gioco, nelle menti che questo gioco lo dovrebbero comandare. Superato lo stordimento del sublime talento individuale, se si analizza Okafor rispetto a quelli che sono i parametri ora in voga, si nota come il suo sia un gioco che si adatta male alle moderne configurazioni dell’Nba. E non è semplicemente per il fatto che il gioco in post sta andando scomparendo dalle mappe di tiro. Nonostante non si inserirà in un trend maggioritario, sono ancora presenti giocatori che fanno del lavoro di piedi la loro arma offensiva preferita e nessuno si sente in dovere di contestarli. Nessuno dirà mai a Okafor che il suo problema è che è troppo bravo spalle a canesto, nessuno. Molti invece gli rimprovereranno altre sue carenze, che in questo momento superano le sue qualità, almeno oggi, 25 Giugno 2015. Vediamo quali sono le sue maggiori debolezze, quelle che intimoriscono di più gli scout.
Punto primo, non è un è un grande rim protector che, non ci stancheremo mai di ripetere, è dove il ruolo si sta ridefinendo. Con sole 1.9 stoppate per 40 minuti è il penultimo tra i centri nel Draft. Dato che stupisce vista sia la statura (7.0") sia l’incredibile wingspan di 7.5" conclusa da due manone più simili a racchette da tennis. Dipende soprattutto dalla sua indolenza difensiva e dalla poca mobilità, che lo condizionano anche nella difesa sul pick’n’roll. Grosso problema visto che ormai tutti gli attacchi Nba iniziano da un blocco sulla palla. Ultimo fattore, che potrebbe farlo slittare dalla vetta, è la sua poca attitudine al midgame. Se dentro l’area dei tre secondi è un animale feroce, fuori è troppo spesso un agnellino. Grazie alla mancanza di un jumpshot affidabile è molto più facile per i suoi avversari attrezzarsi a difenderlo. Con la maglia dei Blue Devils ha preso solo cinque jumpshot in quaranta partite. Anche ai liberi dimostra di non avere grande tocco, tirando con poco più del 50% su 194 tentativi.
Tutti questi difetti piuttosto importanti per come il gioco si sta evolvendo, hanno portato un giocatore come Towns, meno bello da vedere ma certamente più dentro i cambiamenti fisico-tattici, a superarlo nella corsa per la prima scelta.
Si sceglierà nuovamente il Wiggins e non il Parker?

Perchè Towns

Mentre Okafor entrava da primo della classe al college Towns non arrancava di certo, ma nella foto di gruppo era il ragazzone alto relegato in seconda fila. Avendo incontrato John Calipari durante la sua esperienza con la nazionale giamaicana, il suo percorso da New Jersey all’università del Kentucky è apparso fin troppo scontato (i maligni sussurrano che il buon John abbia accettato l’incarico nell’isola caraibica solo per reclutare il giovanissimo Towns nei suoi Cats). Arrivato a Lexington, il presunto regno dell’One And Done, si è dovuto presto confrontare con gran parte della squadra dell’anno precedente, che ha optato per ritornare per il secondo, o nel caso di Cauley-Stein, il terzo anno. C’è un certo sovraffollamento di uomini e talento tanto che Coach Cal intraprende la strada mai battuta del Platoon System (ne parlammo qui). I risultati gli daranno ampiamente ragione, UK è la prima squadra ad arrivare al torneo imbattuta dai tempi di UNLV. In questo sforzo di squadra viene ridimensionato il talento dei singoli, o almeno, non abbaglia chi legge solo i numeri. Towns giocherà solo 21 minuti di media durante la sua esperienza a Kentucky. La sua crescita è però esponenziale. Arrivato come un gigante buono, con grande potenziale ma ancora tutto da sgrezzare, finisce la sua stagione con due partite in cui manifesta tutto il suo armamentario. La prima durante le Elite Eight contro Notre Dame. La squadra dell’Indiana stava mettendo alle corde i ragazzi di Cal grazie ai quattro piccoli che correvano il campo e segnavano da tre ribaltando la differenza di stazza tra le due formazioni. Quando sembrava che gli irlandesi avrebbero compiuto l’upset del torneo, nel momento del bisogno, ci si è affidati al caraibico che ogni volta che riceveva vicino al canestro scriveva due nella colonna punti. Alla fine saranno venticinque con 10–13 al tiro. La seconda nella sconfitta dolorosissima contro Wisconsin durante le Final Four. 16p+9r contro il miglior giocatore dell’anno nel college basketball mostrando un’attività invidiabile sulle due estremità del campo.

https://www.youtube.com/watch?v=9aUpq0PvlHA

La domanda è che cosa quindi ha mostrato il caraibico durante questo anno di College da renderlo così appetibile per Minnesota. I più risponderebbero Upside, che è una splendida parola per dire tutto e non dire niente. E’ evidente che un giocatore che compirà venti anni a Novembre ha molti margini di miglioramento. Meglio vedere in che aree e con quali risultati.

Rim Protection

Abbiamo detto che la difesa del ferro è la qualità maggiormente ricercata nei lunghi contemporanei e del modo in cui questa inferisca sulle statistiche difensive. Minnesota l’anno scorso è stata la peggiore difesa su cento possessi della lega, con 109,6 punti concessi di media e il 57,6% al ferro. Towns è il sesto prospetto nel Draft per percentuale concessa al ferro, stoppando l‘11,7 di conclusioni verso il canestro. 4,4 stoppate per 40 minuti, dato ancora più irreale se valutato in rapporto ai suoi compagni di squadra. E’ chiaro che è un matrimonio che si ha da fare.

https://www.youtube.com/watch?v=Wx5YsBdvrDU

Ma Towns non garantisce solo il presidio del pitturato. E’ dotato di un’eccellente mobilità laterale, che gli consente di difendere sia sui quattro, sia sui cinque e di tenere gli scivolamenti sui cambi. Non un atleta straordinario, ma decisamente sopra la media, più un North-South che un East-Ovest, ovvero si muove meglio orizzontalmente piuttosto che in verticale. Copre molto campo e ha un’ottimo tempismo nell’arrivare in recupero dal lato opposto. Ha mani rapide e veloci, sa quando invadere le linee di passaggio ed ha la rapidità giusta per farlo. Deve ancora passare molte ore in palestra per strutturare meglio la parte alta del suo corpo in modo da contenere i fisici dei suoi avversari in post, ma è indubbio che un 7.0” con un importante 7.35” di wingspan sia il deterrente giusto che serve ai Wolwes per migliorare la loro precaria situazione difensiva.

Rimbalzi

12,7 rimbalzi per 40 minuti. Cattura il 14% dei rimbalzi offensivi e il 23% di quelli difensivi disponibili, dato sempre da relazionare al fatto che giocava in una delle squadre con l’ altezza media più imponente mai vista a livello collegiale e che contava almeno due/tre grandi rimbalzisti oltre a Towns. Grandi istinti per il pallone, determinato e concentrato per l’intero arco della partita. Deve migliorare le tecniche di tagliafuori specie quando giocherà con gente molto più esperta e potente di lui. Non mette sempre il proprio corpo tra l’avversario e la palla, a Kentucky molte volte rimediava grazie alla sua fisicità e capacità di salto, in Nba potrebbe costargli molto più caro. Con dell’allenamento mirato e del tempo in sala pesi potrebbe diventare uno dei migliori rimbalzisti della lega, sia in fase difensiva, sia quando c’è da guadagnarsi degli extrapossessi.

Gioco interno

Non ha la pulizia e la varietà di colpi di Okafor ma sa come mettere la palla nel cesto con regolarità. Quasi il 60% di realizzazione in stagione con la maglia di Uk, il numero dei suoi possessi in post è andato sempre in crescendo. Detto della splendida partita contro Notre Dame in cui con pazienza e costanza ha approfittato della mancanza di un vero lungo capace di costringerlo fuori dal pitturato, anche contro avversari ben equipaggiati ha sempre portato sul parquet il suo contributo.

Tiri Liberi

Eccellente tiratore di liberi per la sua stazza, 109/134 in stagione, più dell’ 80%. I playoff ci hanno appena ricordato come la precisione dalla lunetta non può essere un semplice accessorio ma deve essere incorporato nel pacchetto standard di ogni big man. Un giocatore che converte i propri tiri liberi è un lusso non demandabile per una squadra che punta al titolo. Towns non sarà mai un giocatore su cui gli avversari commetteranno il fallo sistematico e ciò lo aiuterà a restare in campo più tempo possibile. Inoltre l’ottima forma del suo tiro ci porta diritti all’ultimo punto.

Potenziale Offensivo

Towns nell’ultimo anno a Kentucky ha preso solo tre conclusioni da oltre l’arco segnandone una sola. Poi nei workouts sono successe cose di questo tipo:

Video of Karl-Anthony Towns shooting NBA threes. Ridiculously talented pic.twitter.com/J8JiKXwCxP

— Chad Ford (@chadfordinsider) 1 Giugno 2015

Ora chiudete gli occhi e immaginatevi un giocatore di due metri e quindici che fa tutte le cose che abbiamo visto prima e in più E’ UNA MACCHINA DA TRE. Ora riapriteli. No, non è un prospetto iperpotenziato di Nba2K. E’ un ragazzo del New Jersey.

Siamo pronti per tutto questo?

Quale può essere l’impatto offensivo di un giocatore che sa correre il campo (1.87 PPP, punti per possesso in transizione), trattare il pallone, fare a botte sotto i tabelloni e tirare con confidenza da fuori? Per Chad Ford “for 90 minutes, Towns kept playing more like James Harden than Dwight Howard.” Ovvero cosa sarebbe Howard se fosse in grado di palleggiare e tirare come Harden. Sarebbe un essere mostruoso, ingiocabile, mai visto prima. Siamo sicuri?

https://www.youtube.com/watch?v=mLOQWTaD7i0

Ricordiamo al pubblico a casa che Towns in questa partita aveva sedici anni

Eccoci quindi all’ultima parte della disamina sulla prima scelta. Tre anni fa fu scelto sempre da Kentucky un giovane di Chicago, che fino al suo junior year in high school nessuno aveva mai visto giocare. Poi l’esplosione. Ora tutti ritengono Davis il barometro per delineare i futuri cambiamenti del gioco. Succederà lo stesso anche con Towns? Attenzione non stiamo affermando che diventerà forte come il monociglio, che metterà su gli stessi numeri o giocherà in modo similare. Ci stiamo invece chiedendo se Towns possa diventare quello che Davis è già: un modello per il futuro. Un giocatore che trascende l’era nella quale è stato ingabbiato da chissà quale forza aliena.

Confrontiamo le due stat line dei loro anni a Kentucky (riportate sui 40 minuti)

Anthony Davis 2011/2012

Karl-Anthony Towns 2014/2015

E’ incredibile quanto si somiglino. Ovviamente ci sono delle differenze ma nel complesso le prestazioni dei due Cats sono molto simili in punti, rimbalzi, stoppate ed efficienza. Quindi sono due giocatori uguali? Assolutamente no. Sono due giocatori che potrebbero impattare il Gioco con la stessa forza rivoluzionaria? E’ ciò che spera chi lo sceglierà. Secondo Seth Greenberg “is going to be a 15-year All-Star. He’s going to be one of the best players, maybe, in the history of the game”.

Ora che ci siamo tutti fomentati con i video e con le comparazioni non dobbiamo però lasciar correre eccessivamente la nostra immaginazione. Non bisogna cioè credere che, appena Towns metterà piede in un campo Nba sarà in grado di presentare l’intero skillset. Servirà del tempo, d’altronde nessun lungo uscito al primo anno ha mai avuto un’impatto devastante. La domanda che si stanno facendo a Minneapolis in questo momento è un’altra. E’ se questo giocatore tra tre/quattro anni sarà un serio candidato Mvp. Se la risposta ha anche una bassa percentuale di essere positiva Towns andrà alla numero uno, in caso contrario si apriranno ulteriori opzioni tutte da calcolare. Noi però crediamo sarà positiva.

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