Purché se ne parli

Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi
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2 min readJul 13, 2017

11ª tappa — 12 luglio
Eymet > Pau 202 km
Vincitore: Marcel Kittel
Leader: Chris Froome

There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about”, recita una famosa frase di Oscar Wilde: tradotta “nel bene o nel male, purché se ne parli”, è diventato il motto con cui si giustifica qualsiasi tipo di comunicazione e pubblicità, anche la più sguaiata, becera o volgare.

Che sia giusto o no, efficace o meno, è esso stesso la dimostrazione di ciò che dice. Se ne parla, nel bene o nel male, sempre e comunque. E gli organizzatori del Tour, abili nel promuoversi, visto che stiamo parlando della corsa più famosa e importante del panorama ciclistico mondiale, quest’anno ne stanno dimostrando ulteriormente la veridicità. Sarà per sopperire alla noia infinita delle tappe di pianura, tante (troppe, miei cari organizzatori), o per l’imbarazzante supremazia di Kittel, che rende ogni arrivo per velocisti scontato, ma resta il fatto che molte delle decisioni e provvedimenti presi in questa prima settimana e mezza dalla Grande Boucle sembrano seguire questa direttiva.

Purché se ne parli, non si spiega in nessun altro modo il differente metodo di giudizio usato per i casi di Sagan prima e Bouhanni poi. Analizzando i due episodi, infatti, possiamo vedere come siano stati usati due pesi e due misure.

Sagan, uno dei corridori più corretti, in gara e fuori, tra i più amati in gruppo e dal pubblico, squalificato con effetto immediato per un contatto negli ultimi metri di una volata (è vero che il danno procurato a Cavendish è stato pesante, ma non intenzionale come invece alcuni hanno provato a farci credere).

Bouhanni, uno dei più scorretti, in gara e fuori, dei meno amati soprattutto dal resto del gruppo, rifila volontariamente un pugno a sette chilometri dall’arrivo (SETTE KM dal traguardo, non in piena volata dove i contatti sono all’ordine del giorno), a un corridore avversario, e non solo non viene squalificato immediatamente, ma viene soltanto penalizzato di un minuto (come se il tempo fosse importante per un ciclista) e multato di qualche euro, una cifra irrisoria.

E, a dirla tutta, a non squalificare Sagan ne avrebbe giovato la corsa, perché pure oggi, stranamente e inaspettatamente (fortuna esiste il sarcasmo), ha vinto senza fare la minima fatica Marcel Kittel.

E sì, mi rendo conto, con questo pezzo, di aver confermato anch’io la veridicità del purché se ne parli.

Complimenti agli organizzatori, alla fine ci hanno visto giusto. Quale accezione di giusto (se nel bene o nel male) però non lo so.

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Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi

Segue una dieta ferrea di sport, film e libri. La perenne ricerca del tempo perduto lo ha spinto a Torino. Ora, vuole una cucina dove impastare storie.