Quando Robin si ribella a Batman

Marco A. Munno
Crampi Sportivi
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4 min readAug 23, 2017

Breve cronistoria introduttiva.

Estate 2011 — Perso il miglior giocatore della loro sfortunata storia sportiva (LeBron James “porta i suoi talenti” ai Miami Heat), i Cleveland Cavaliers hanno bisogno di ricostruire. Vincono nel sorteggio la prima scelta assoluta nel Draft e decidono di puntare le loro fiches su un ragazzino metà australiano e metà americano, figlio d’arte dal ball handling fantastico e tiro mortifero: Kyrie Irving.

Il Re, dopo la prima finale conquistata e persa con l’uniforme Cavaliers, resta presenza fissa nell’ultimo atto della stagione, conquistando dopo la prima sconfitta con l’uniforme di Miami ben due anelli.

Il giovane Kyrie invece, pur collezionando numeri individuali ragguardevoli, non riesce a portare mai i suoi alla post-season, mostrando come la rebuilding per i Cavaliers potrebbe essere meno rapida del previsto.

Estate 2014 — Scaduto il contratto con Miami, a Cleveland ritorna il figliol prodigo: LeBron James, nativo di Akron, torna a casa. Gli effetti provocati sono due: i Cavaliers diventano favoriti per primeggiare nella Eastern Conference e Irving non è più il giocatore principale della franchigia, tornata saldamente in possesso del Re.

La combinazione fra i due porta subito i risultati ipotizzati sulla carta: il duo si completa offensivamente, bilanciando lo strapotere in penetrazione di James col tiro da fuori di Irving e coprendo le lacune nel playmaking di Kyrie con la capacità sublime di coinvolgere i compagni di LeBron. La leadership del Re sembra essere l’ideale per permettere al giovane figlio di capitalizzare le proprie immense qualità: i due non perdono occasione di definirsi come Batman e Robin.

Cleveland si ritrova a disputare tre Finals di seguito contro i Warriors dominatori della costa Ovest (record NBA di finali consecutive fra stessi avversari); se nella prima Irving salterà quasi l’intera serie, nella seconda va diversamente. Con un Re che disputa le migliori prestazioni della sua carriera, collezionando numeri irreali durante l’intera saga, è comunque il numero 2 a mettere a segno il tiro decisivo per l’agognato trionfo finale.

Durante la terza stagione di convivenza fra i due però, qualcosa si rompe: la mancata conquista della Eastern Conference durante la regular season (ad appannaggio dei Celtics) non sembra un campanello d’allarme da considerare, ma solamente un minima dimostrazione di pigrizia in attesa della vera rivale, sempre quella Golden State da incrociare per l’ultimo atto della stagione, per la bella in finale.

L’idea di applicazione difensive durante la stagione dei Cavs è stata abbastanza vaga-

Il percorso per giungere difatti al risolutivo incontro coi Warriors difatti è netto, con 12 vittorie in 13 incontri di playoffs, eccezion fatta per l’unica sconfitta arrivata dai Celtics solo all’ultimo tiro.

Anche qui è possibile notare l’errore difensivo di J.R. Smith.

L’arrivo di Durant dall’altra parte, però, contrappone alla combo James-Irving una coppia ancora più forte, quella fra lo stesso KD e il doppio MVP Stephen Curry. Tutto questo senza considerare tutto il resto dell’armata della Baia: la debacle è pesante, e se Batman è l’unico a tentare una resistenza, anche Robin sembra davvero aver issato bandiera bianca.

In realtà, si era preparato il terreno per la ribellione: come è diventato pubblico successivamente, Irving ha chiesto la cessione alla proprietà.

Robin non vuole più restare all’ombra di Batman, Kyrie vuole splendere di luce propria e non vivere nel riflesso di quella dell’ingombrante LeBron. Pensare di condividere lo stesso suolo con chi pensa ancora che la Terra sia una sfera, senza aprirsi all’avveniristica teoria della Terra in realtà piatta non è stato più possibile per l’Irving profeta di questa convinzione. A costo di rinunciare al dominio condiviso della Conference, preferisce misurarsi in solitaria e vedere fin dove riuscirà ad arrivare da leader.

Mentre gli ormai ex-compagni gli danno un pesante benservito…

Con l’offesa “Kick some rocks”, Love dimostra la solita essenza soft.

…sostanzialmente l’intera lega si mobilita per assicurarne i servigi (TWolves e Knicks in testa). Dopo settimane di rumors che vedevano Irving con le più svariate magliette indosso, ad acquisirlo sono nientemeno che gli stessi Boston Celtics, ormai stabilmente la seconda forza dell’Est.

Proprio lo scenario perfetto per lo scontro: Batman contro Robin, l’armata amaranto dominatrice sfidata da quella dei ribelli, che attendeva una guida per potersi confrontare (quasi?) alla pari e l’ha trovata nell’insurrezionalista ex numero 2 voglioso di diventare un numero 1.

A proposito, curiosità estemporanea:

L’ultima scelta del draft 2011 (Thomas) è stata scambiata con la prima del draft 2011 (Irving) e avrà come riserva l’MVP del 2011 (Rose).

Se a disperarsi dell’accaduto è la 2k, casa produttrice del videogioco ufficiale NBA2k, che nell’edizione di questa stagione come uomo-copertina aveva scelto proprio Irving, però nell’uniforme ormai obsoleta. E allora forse diventa il caso di aggiornarla.

Noi intanto, però, possiamo però iniziare a sfregarci le mani. Avete per caso presente quale sarà la partita inaugurale della stagione NBA?

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Marco A. Munno
Crampi Sportivi

Pensa troppo e allora scrive. Soprattutto di pallacanestro.