Quanta ne hai ancora

Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi
Published in
3 min readJul 5, 2017

4ª tappa — 4luglio
Mondorf-Les Beins> Vittel 207,5 km
Vincitore: Arnaud Demare
Leader: Geraint Thomas

Ieri notte, nel mio letto a due piazze, non riuscivo ad addormentarmi, così ho provato a immaginare cosa stesse pensando un corridore del Tour in quello stesso momento (sì, sono evidentemente ossessionato da questo sport), lì, nel suo letto a una piazza in una stanza d’albergo con le lenzuola e le pareti bianche.

Chissà cosa sta pensando ora Sagan, dopo aver stravinto oggi.

Chissà cosa sta pensando ora Froome, con qualche dolorino.

Chissà cosa sta pensando ora l’ultimo dei gregari di Kittel.

Chissà cosa pensa un corridore normale, o straordinario che sia, prima di addormentarsi durante il Tour. Alla fatica della tappa appena corsa? A quella che lo aspetta domani? Alla sua famiglia? Conta i giorni che mancano alla fine? O teme il tempo e gli sembra che stia diventando sempre meno?

Poi mi sono addormentato e non ci ho pensato fino a oggi, quando ho acceso la televisione per guardarla, la Grande Boucle. C’era Petacchi in studio alla Rai e il belga Guillaume Van Keirsbulck in fuga, da solo, dai primissimi chilometri.

Da come parlava l’uno e pedalava l’altro ho capito cosa pensi se sei un corridore normale, o straordinario, fa uguale, prima di addormentarti durante il Tour. Pensi a quanta ne hai ancora. Quanta gamba, birra, benzina, cazzimma, chiamala come vuoi. Ma non è che te lo chiedi, ci pensi e basta. Perché tu lo sai quanta ne hai ancora. Quindi ci pensi. Ci pensi in funzione di cosa dovrai fare l’indomani, a quante tappe mancano, a dove vorresti essere veramente, a quale è il tuo ruolo, alle aspettative che ci sono su di te. Insomma, ci pensi un bel po’.

Petacchi, ultimo italiano a vincere al Tour di quattro luglio, sette anni fa si era ritirato (il giorno dopo la vittoria del quattro luglio a Bruxelles appunto) dopo quattro vittorie nelle prime sei tappe e la maglia verde sulle spalle. Si è ritirato, dice, perché non ne aveva più. Aveva appena vinto cinque tappe al Giro e quattro al Tour, ne avrebbe vinte sei alla Vuelta di lì a poco, e non ne aveva più? Sì, lui sentiva di non averne più, di aver bisogno di riposo e di stare con la sua famiglia. Così durante una salita è sceso dalla bici, l’ha appoggiata sul ciglio della strada ed è salito sull’ammiraglia. Fine. Lo sapeva dalla notte prima che quella tappa non l’avrebbe mai finita, per niente al mondo. Prima di addormentarsi, dice, aveva pensato che non ne aveva più.

Guillaume Van Keirsbulck, invece, ieri sera, pensando a quanta ne aveva ancora si sarà detto tanta, tantissima. Così stamattina se ne è andato in fuga di buon’ora. Non si è curato che nessuno riuscisse a stargli dietro (forse nessuno oggi ne aveva come lui, così come ieri nessuno ne aveva come Sagan, palesemente!) e da solo è riuscito a stare in fuga per centoottantasei chilometri, avendo addirittura in alcuni tratti un vantaggio di tredici minuti. Tredici. Da solo. Chissà come si è divertito, io credo tanto. Ne aveva tanta il belga, tantissima, e gli è valsa il numero rosso (e un premio in denaro ci continuano a ripetere dai microfoni Rai con un’ostinazione imbarazzante), quello del più combattivo di giornata.

E ieri notte, prima di dormire, tutti i grandi velocisti presenti a questo Tour han pensato sicuramente di averne ancora tanta per farne uscire una volata come quella di oggi. Spettacolare e combattuta come poche altre. Con vincitori, sconfitti e feriti. Tutti però, ne sono sicuro, stanotte saranno convinti di averne ancora tanta.

Questo è ciò che avrei voluto raccontarvi. Una fuga infinita, la solitudine come arma, coraggio da far invidia a un incosciente, rispetto, correttezza e genuinità. Tutto quello che rende questo sport unico. Poi è arrivata la notizia della squalifica di Sagan e, da tifoso, ho pensato che hanno rovinato tutto. Questo non è ciclismo. Hanno rovinato tutto e l’hanno reso uguale a tutti gli altri sport dove ci si riempie la bocca di polemiche. E son sicuro che sarà questo che penserò stanotte prima di addormentarmi, purtroppo, e non a quanta ne ho ancora.

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Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi

Segue una dieta ferrea di sport, film e libri. La perenne ricerca del tempo perduto lo ha spinto a Torino. Ora, vuole una cucina dove impastare storie.