Ridare le carte — CS S03E02

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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7 min readAug 31, 2015

Sono gli ultimissimi giorni d’agosto e nella penisola è tornato il caldo terribile. La gente in campo passeggia, i ritmi sono lenti, Maccarone si sta trasformando in Mike Ehrmantraut, il mercato, con l’estate, sta finendo e ora c’è pure la pausa della nazionale. Il campionato è iniziato da due giornate ma alcuni sembrano non essersene accorti: si aspettano rinforzi, forme fisiche che non arrivano, le foglie che cadono, i tè caldi e i cappottini e tutto quel catalogo di luoghi comuni sul ricominciare da settembre, come se le cose possano cambiare radicalmente in dieci giorni. Ma intanto si gioca a pallone, chiaro.

La partita che tutti hanno visto bene o male: Roma — Juventus

Si pensava sarebbe stato un po’ calcio d’agosto, e in realtà almeno mentalmente lo è stato per gli undici vestiti in bianconero. All’Olimpico la Roma è scesa in campo bulla e incalzante, aggredendo tutto (pallone, persone) da subito. Ha vinto prima di tutto a livello psicologico: mettere sotto pressione questa nuova Juventus tutta, che sa di avere i punti di riferimento ma che non riesce a trovarli o a farli spiccare, è una tattica vincente. Non per niente ad un attacco insieme così fisico e così psicologico la Juventus ha reagito con un’aggressività brusca quanto sterile che negli ultimi anni non si era mai vista, con tutti arrabbiati con tutti, avversari e compagni, perché non si riusciva ad azzeccarne una.

Oppure si poteva postare queste stats senza tutto quel pippotto iniziale: la Juventus ha fatto solo più falli

Non c’è un protagonista assoluto della vittoria della Roma (anche se Nainggolan sembrava essere ovunque), come non c’è un protagonista della disfatta juventina. Dopo il rigore poco più distante di Pjanic (andiamo, chi pensava che non sarebbe entrata?) c’è voluto il secondo gol e l’espulsione di Evra — figurati — a far fare un po’ gioco ai bianconeri, che pure trovano il gol ad una Roma che passeggiava. La sconfitta è stata uno schiaffo morale e psicologico, certo, ma se si parla di gioco questa non è certamente — si spera — la Juventus da battere quest’anno.

Dopo il presunto rigore non dato alla Juventus — non c’era eh — nelle tribune fighe dell’Olimpico dev’essere partita YMCA

San Szczesny poi a pochi minuti dalla fine riporta la giustizia nel mondo: un pareggio sarebbe stato un risultato ingiusto per la Roma e non avrebbe tenuto coi piedi per terra (un po’ sotto in realtà) i campioni d’Italia in carica. Diciamo che se ne riparla dopo la pausa.

Che schifo Meggiorini?

Sul mio desktop capeggia da qualche mese una bozza di articolo un sacco serio dal titolo “Che schifo Meggiorini”.

Come potrete immaginare, Meggiorini lì funge da metonimia per tutti gli attaccanti della sua genia, quei personaggi che non sai bene perché siano finiti in Serie A, attaccanti riserve in squadre di media fascia, e lui ne è il capo perché non ha assolutamente l’aria del calciatore e tenta di rimediare con l’assurda maglietta numero 69. Ecco, ieri Meggiorini titolare ha dominato la partita con la Lazio. Ha segnato un gol, si è procurato la punizione che Birsa ha messo nell’angolino che se mi danno il pallone con le mani e mi dicono di mettercelo non ce la faccio, e fatto un assist pazzesco di tacco.

Storie di bomber rinnegati verso Euro 2016.

Qui si parla invece di chi le carte in regola per fare il nueve li ha tutti. Una domenica di fine calciomercato, 90 minuti, storie, goal ma soprattutto consigli per gli acquisti e per mister Conte.

Alberto il gentile.

Sarà che non ci spera quasi più ma ormai sono passati poco più di 7 anni da quel Milan-Siena, e dal momento in cui Carlo Ancelotti lo inserisce al diciottesimo minuto del secondo tempo per prendere il posto di Serginho e segnare un goal da predestinato al primo tocco di palla nella massima Serie di calcio Italiano. In mezzo ci sono infortuni, allenamenti con il suo idolo Pippo Inzaghi e poi una gavetta infinita. 43 goal in campionato durante queste stagioni e una doppietta ieri sera capace di testimoniare forse la definitiva maturità di un ragazzo cortese e volenteroso partito dalla cima e poi sceso fino a terra rischiando tutto, ma adesso leader di una squadra che sembra voglia sorprendere ancora, magari verso l’Europeo della prossima estate…

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Antonio il califfo.

Non è mai stato fin dai tempi di Napoli, la sua Napoli, il numero 9 in grado di segnare goal e poco più. Antonio Floro Flores negli anni, oltre a farsi ancora rimpiangere a Genova, ha creato un sistema adatto alle sue caratteristiche di gioco. Segna, fa segnare, ma soprattutto riesce ad ampliare con i suoi movimenti la manovra offensiva del suo Sassuolo.

Di Francesco lo inserisce spesso a partita in corso, e forse ha capito perfettamente come sfruttarlo.

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p.s astenersi sterili polemiche

Èder l’eclettico.

Se le cifre di mercato che rimbalzano dovessero essere confermate (poco meno di 10 milioni di euro) a Genova, sponda blucerchiata, le domande ma soprattutto i dubbi dei tifosi al presidente Ferrero saranno diverse. Eder è il capocannoniere del campionato dopo due giornate e ieri sera come spesso accade da un paio di anni a questa parte è stato mozzafiato. È un giocatore equilibrato quanto dinamico ma soprattutto incisivo; rispetto ai tempi di Frosinone è capace di riuscire più o meno in tutto nello scacchiere offensivo di una squadra e portare con una certe costanza goal sicuri, bellissimi proprio come ieri sera.

Se in nazionale c’è un posto già prenotato per la spedizione degli attaccanti quello è suo.

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Fabio l’imprevedibile.

Continua a convincere il Torino di Ventura. Continua a segnare Fabio Quagliarella.

Con quello di ieri sera alla Fiorentina, sono 97 i goal in serie A per l’attaccante di 32 anni.

Conte sarà l’allenatore della nazionale fino all’europeo (esclusi suicidi calcistici) e il giocatore lo conosce piuttosto bene. Arma letale e imprevedibile, l’uomo dai goal impossibili che manca in Nazionale da ben 5 anni. La stagione è lunga ma il cammino sembra fortunato e ben calibrato, forse di un Quagliarella così non possiamo farne a meno.

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La rivalsa di Riccardo.

Ala offensiva, trequartista ma anche ottimo uomo d’area di rigore. Sarà l’aria di Empoli, sarà l’assist di Maccarone, ma Riccardo Saponara sembrava tornato per vendicarsi del suo Milan. Usato poco e gettato nuovamente nella cittadina Toscana, Riccardo con i suoi 23 anni e quest’inzio di stagione — oltre i 6 mesi finali della scorsa — ha due grandi obbiettivi per la stagione: salvare l’Empoli e convincere Antonio Conte. I numeri non mancano, la classe neppure.

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Anche un discreto assist del Macca

Fuori dalla penisola: James alla ribalta

Oliver Sacks, una delle più brillanti menti dello scorso secolo e neurologo di fama internazionale, descrisse nel suo splendido libro Un Antropologo su Marte il fenomeno dell’acromatopsia.
Acquisita da un suo paziente dopo un incidente in macchina che gli aveva causato una lesione cerebrale, si tratta dell’incapacità di saper distinguere i colori, riducendo il mondo in bianco e nero e nelle immense sfumature di grigio.

La stessa diagnosi poteva essere data all’ultimo anno del Real Madrid e di James, che del collettivo blanco doveva essere una delle stelle più luminose. Anno nuovo vita nuova? Si, decisamente. Il gol contro il malcapitato Betis viene direttamente dalle stanze della Konami, progettato negli allenamenti di Pes. E noi ne abbiamo l’esclusiva.

Non è una cosa che umanamente viene da pensare, cercare la porta con quella distanza: ma ora evidentemente la retina ha riattivato i colori accantonando le sfumature, e il pittore colombiano torna a dipingere capolavori su tela, da vendere in Europa e nelle migliori gallerie del mondo.

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La centesima di Mou

Sarebbe dovuta essere una festa: Mourinho avrebbe finito con gli applausi, il Palace sconfitto senza troppi problemi e il primo gol di Falcao a coronare la centesima da allenatore del tecnico di Setubal a Stamford Bridge.

Iniziamo dalle buone notizie? El Tigre s’è svegliato. Il gol del momentaneo pareggio è una bella girata su cross di Pedro, un guizzo che ha ricordato le notti monegasche. Però tutto il resto è stato un disastro: il Chelsea perde una partita che merita di perdere per 2–1, condannato da un gol di Ward quando meno se l’aspettavano tutti, ovvero un paio di minuti dopo il pareggio. La condizione generale è approssimativa, e la sensazione che la squadra da è una usura che sta iniziando a logorare i pilastri della squadra, portando a un’approssimazione generale: che la “crisi del terzo anno” possa portare a una separazione? È la seconda sconfitta di Mou tra le mura amiche: seconda in cento partite.

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Il solito trucco di spostare le carte a questo giro potrebbe non bastare, la pallina è visibile e manifesta

Fa impressione e fa rumore. Quasi come i soli quattro punti nelle quattro sfide disputate. Di contro il Palace conferma quanto di buono visto fin ora e da l’idea di non essere terza per caso. Continuità e innovazione stanno pagando alti dividendi per Pardew e i suoi, che s’innestano in un’ottica che non può riguardare solo la lotta salvezza.

I mugugni di qualità e gioco invece continuano nella parte Blues di Londra, con i campioni in carica che stanno iniziando ad accumulare un distacco pesante non solo dall’iperbolico City di inizio stagione, ma anche dalle altre rivali.

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Il movimento della difesa sul secondo goal del Palace è ai limiti dell’imbarazzante, ma Bolasie è nel pieno della sua maturità calcistica

Angry Man Mitrovic

Mitrovic è andato all’Anderlecht e ha sbaragliato tutti e ora è andato in Premier League al Newcastle a fare gazosa.

Gomis è enorme e esulta come uno scemo

Gomis è uno che se lo incontri per strada di notte magari cambi direzione e anche i difensori del Manchester United vorrebbero ma invece lo devono marcare e comunque lui segna lo stesso. Completa la rimonta dello Swansea, del gol ci importa relativamente, l’importante è che poi festeggia così.

Articolo a cura di Sebastiano Bucci, Teo Filippo Cremonini e Mattia Pianezzi

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