Rivalità?

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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6 min readMay 30, 2015

Il Roland Garros si presenta come una linea di confine per due protagonisti importanti del tennis moderno: Djokovic e Nadal. Rafa va in cerca della stella d’argento, la decima coppa dei Moschettieri. Se avessi uno stipendio lo punterei su Kyrgios a 150 (quota Snai). Per fortuna non ho nessuno stipendio, e decido di puntare i miei 50 euro ideali su Nadal (dato a 4). Lo spagnolo, il cannibale degli open di Francia, ha un particolare rapporto con la terra rossa parigina: tu lo credi in frantumi, con le spalle al posto dei gomiti ed invece puntualmente risorge dalle ceneri di una terra che ce lo sputa fuori possente ed indomito, tanto quanto l’Uma Thurman di Kill Bill che riesce ad evadere dalla trappola infernale.

Djokovic, in stato di grazia (e disgrazia, per gli avversari) è invece, sembra assurdo dirlo, a caccia del suo primo trionfo. Nole è l’unico in grado di poter spezzare il regno di Rafa. Partecipare alle finale è utile solo agli spettatori, per potersi vantare: “io c’ero”. Se le perdi è meglio dimenticarle, dire che non c’eri, che hai mandato il tuo sosia. Quelli che dicono “l’importante è partecipare” sono i più meschini, perché sanno di mentire e soprattutto non hanno mai partecipato ad un torneo a livello agonistico. A me scoccia perdere persino a carte, figuriamoci se arrivassi in finale a Parigi. Gli Open di Francia hanno due facce che non portano alla stessa medaglia: da un lato mai così “open”, aperti a qualsiasi risultato, dall’altro praticamente nelle mani (nella racchetta) di Djokovic, capace di infilare nel 2015 un pokerissimo di vittorie: Australian Open, Indian Wells, Miami, Monte Carlo e Roma. L’unico in grado di batterlo? Se stesso e l’ansia dello slam mancante, quel tabù che potrebbe condizionarlo nella stoccata decisiva per aggiudicarsi la Coppa dei Moschettieri.

Djokovic, mai così convincente, non ha avuto problemi neanche col giovane australiano Kokkinakis, pronto al salto da canguro nelle posizioni che contano. Al quarto turno dovrebbe trovare Gasquet, uno capace di battere Federer a Roma qualche anno fa, ma più che altro capace di battere se stesso, con la sua incostanza. Ai quarti l’incontro clou, la finale anticipata: Djokovic — Nadal. In caso di vittoria, per Nole, sarebbe la sua consacrazione forse definitiva, l’ennesima sconfitta col maiorchino di contro lo rispedirebbe “sulla terra”, togliendolo per qualche istante dall’Olimpo dei grandi. Per Rafa una vittoria sarebbe come mettersi l’Everest in tasca, visto che molti lo danno per spacciato: una sconfitta potrebbe scalfire il suo spirito guerriero, oltre a fargli perdere diversi punti in classifica (all’incirca 1600). Per Nadal l’unico vero ostacolo, a parte il serbo, è incarnato da Dimitrov. Riuscisse a superare entrambi si proietterebbe verso la finale. Murray, l’algido e mellifluo scozzese: capace quest’anno di battere Nadal in finale a Madrid, si è (quasi) riposato a Roma ed è atteso in gran forma: pochi lo mettono tra i favoriti, sarà per la sua espressione sfiduciata e malconcia; tant’è, al terzo turno lo attende Kyrgios e non è detto che si porti la sfida da casa, seppure finalmente sembra aver trovato una sua dimensione anche sulla terra rossa. Nella parte bassa del tabellone: il terzo quarto di finale dovrebbe vedere protagonisti Nishikori e Berdych, ma attenzione alle mine vaganti rappresentate da Cilic (comunque uno dei pochi vincitori di slam in tabellone) e da Tsonga, che a Parigi si esalta e nel 2013 è arrivato in semifinale. Nella parte bassa Roger Federer, un nome una garanzia (di qualità). A Roma è sembrato sciolto, sbarazzino, ma l’età non perdona: contro un Djokovic in gran forma servirebbe una giornata di perfetta estasi tennistica. Il sorteggio lo aiuta. Insomma, la finale potrebbe non essere un’utopia, considerato il suo momento di forma psicofisica. L’unico che potrebbe riservare qualche brutto scherzo allo svizzero è Monfils al quarto turno, che già in passato ha dato da filo da torcere a Roger. Nei quarti ritroverebbe Wawrinka, per un derby svizzero che lo vede favorito e uno tra Berdych o Nishikori in semifinale, battibili e battuti anche loro. Attenzione però al nipponico che potrebbe essere la vera rivelazione del torneo.

In conclusione, il mio grande favorito resta Rafa Nadal: lo sceriffo sa che non può mancare la stella d’argento. uno come lui, proprio nei momenti di massima tensione, raccoglie le sue forze e difficilmente sbaglia mira.

Sulla sua tenuta fisica in molti nutrono dubbi: gli avversari invece nutrono speranze. Veder crollare il Napoleone della terra rossa sarebbe come assistere alla sparizione della torre Eiffel (Copperfield permettendo). Un’illusione di pochi secondi, il tempo esatto con cui il maiorchino vi inchioderebbe col suo dritto intergalattico. Nessuno però può sottovalutare la tenuta mentale di Rafa: dopo averlo visto con i miei occhi sul centrale di Roma qualche anno fa (diffidate della tv, rallenta/aumenta la reale percezione dei colpi) i miei occhi possono testimoniare come non vi sia nessun altro tennista capace di isolarsi dal contesto, affrontare ogni singolo sforzo con la naturalezza di uno che si sta cucinando una paella in ciabatte, uno spirito di abnegazione che al confronto, Cristo con la croce in spalla, appare più simile ad un collaudatore di ventagli. Il tennis è sport estremo, e se dovessi fare un paragone mi verrebbe in mente l’alpinismo, la conquista delle montagne la cui vetta spesso è invisibile all’occhio umano: centrando il decimo Roland Garros, Rafa Nadal s’andrebbe a sistemare accanto a Messner, in cima ad una montagna fatta di terra rossa, sotto la quale verrebbero seppelliti tutti i suoi avversari, o quel che ne resterebbe.

breve glossario disinteressato del tennis

smash: poderosa sventagliata per affrontare il ruggito del sole che dopo diverse ore di gioco crea visioni nelle prospettive dei giocatori; in alternativa, un colpo letale alla Rey Mysterio, di quelli che non ti alzi più

passante: colpo distratto, oppure “non è colpa mia, passavo di qui”. Colpo camuffato, la cui responsabilità può essere addossata a qualcun altro.

lob: la palla sfiora il lobo dell’orecchio, quindi un colpo narcisista “con l’orecchino al lobo”. in alternativa, per prendere la palla ti volti di profilo verso la rete per ascoltare meglio il suono della pallina, quindi rotei la racchetta contro l’orecchio, intrecciando le braccia, quasi a voler scacciare una mosca. Mossa difficilissima

top spin: letale come al flipper: un tiro che si triplica, l’avversario va in tilt e tu hai in mano la situazione

il dritto: detto anche colpo spaccone, tirato ad occhi chiusi, con boria e sfacciataggine.

il rovescio: ci si appende a testa in giù, per disorientare l’avversario (e se stessi), cambiando dunque prospettiva di gioco, rovesciando ogni tattica.

il servizio: è incluso nel menù di ogni tennista.

il colpo a volo o volée: il vorrei ma non posso, il colpo impossibile che ti riesce una volta nella vita, talmente difficile che mentre siete intenti a concepirlo la partita è finita e i raccattapalle vi guardano male.

colpo a semivolo o di controbalzo (demi-volée): si effettua come prova, registrandosi più volte, per ottenere una demo del proprio stile, in modo poi da proporla al pubblico nel pre-gara.

passante lungolinea: il colpo inopportuno, fastidioso, di quelli che ti distraggono, al limite della correttezza.

passante incrociato: colpo improvviso teso ad imbrigliare l’avversario, col rischio di finire imbrigliati nella propria rete di finte e contro finte, da eseguire esclusivamente con l’uncinetto.

smorzata o palla corta (drop-shot): spesso equivocabile, serve a smorzare gli entusiasmi altrui, attraverso mistificazioni e scuse ben imbastite: le bugie hanno le palle corte.

battuta con effetto: mentre ti appresti a fare una seconda di servizio, per stemperare i toni e distrarre l’avversario, gli racconti una barzelletta, piuttosto mediocre, che lui non capirà, ma poi gli piazzerai la battuta ad effetto ritardato e lui scoppierà in un fragorosa risata. potrai dunque approfittarne per battere con tutta calma, sorseggiandoti un tè.

gran Willy: chiedere informazioni a Beep Beep, sempre che riusciate ad intercettarlo.

Articolo di Graziano Giacò fa parte del Marlismo, inventa termini (vedi: Marlismo), utilizza Termini e i treni di capitan Harlock per schiaffeggiare il culo borghese dell’arte. Dipinge parole, scrive immagini, parla al contrario come il nano di Twin Peaks ed ha un solo obiettivo: grandangolare

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