Roma vs Lazio, analisi tattica

Crampi Sportivi
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9 min readJan 13, 2015

Il derby è, a prescindere dalla situazione delle squadre, una delle partite più importanti dell’anno. La buona annata di Roma e Lazio — anche se tra le due ci sono nove punti di distacco, a dimostrare indicativamente quanta sia la differenza tra le due squadre al momento — ha reso la vigilia più accesa del solito, soprattutto grazie ad una Lazio arrivata all’appuntamento da underdog, ma in ottima forma (tre vittorie e due pareggi nelle ultime cinque per tutte e due). Inoltre, come spesso si dice, le classifiche il giorno del derby non contano: al di là di forma fisica, assenze, gol segnati e tattiche, l’aspetto psicologico è una variabile fondamentale nella valutazione di questa partita (forse la più sentita dal 26 maggio). Gli allenatori hanno provato a limitare l’aspetto emotivo con ottime organizzazioni e valori assoluti in campo, per buona gioia dei tifosi e, ovviamente, di tutti gli appassionati di calcio.

Roma

La Roma è sempre al secondo posto, ovvero dove l’avevamo lasciata dopo la sfida contro il Milan. Dodici vittorie, tre pareggi e due sconfitte (contro due big, Juventus e Napoli) per un totale di 29 gol segnati ed 11 subiti (quarto miglior attacco e seconda miglior difesa), ed un punto di distacco dalla capolista Juventus. Buonissimo ruolino di marcia anche se nelle ultime sfide la squadra sembra aver perso brillantezza e soprattutto serenità, forse a causa di qualche assenza, e questo a avuto delle ricadute psicologiche e sul piano del gioco.

Lazio

L’obiettivo più o meno dichiarato della Lazio è quello del terzo posto, ovvero l’accesso alla Champions League. L’arrivo di Pioli ha portato una ventata di ottimismo, di buon gioco ed una mentalità offensiva, col passaggio dal 4–5–1 al 4–3–3. Fin qui nove vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte, ma sono dati da interpretare: tre perse sono arrivate nelle prime quattro giornate quando la squadra era ancora in evoluzione, ma sempre e comunque con un livello alto di gioco (mi permetterei di citare la parola ‘sfortuna’, in un certo senso). I numeri parlano chiaro in questo senso: trentuno gol segnati e diciannove subiti, a testimonianza dello spirito sempre volto all’attacco, con tanti uomini che si buttano in area ed un baricentro alto.

Sul campo

Garcia deve rinunciare a Keita e Gervinho, impegnati in Coppa d’Africa, ma opta comunque per il 4–3–3. De Sanctis tra i pali, difesa con Maicon ed Holebas sugli esterni e Manolas ed Astori centrali, centrocampo con De Rossi centrale e Nainggolan (non impiegato nella scorsa partita per via della diffida) e Pjanic mezzali, attacco con Totti riferimento centrale affiancato da Iturbe e Florenzi. 4–2–3–1 invece per la Lazio, con Basta, De Vrij, Cana e Radu da destra a sinistra davanti a Marchetti, centrocampo di corsa e qualità con Parolo e Biglia, trio di trequartisti composto da Candreva, Mauri e Felipe Anderson a supporto di Djordjevic.
Come detto, essendo la Lazio molto offensiva diventa importante la scelta di Florenzi, giocatore dalla gran corsa e dallo spirito di sacrificio molto più presente che nel compagno Ljajic (oltre ad un ‘senso di appartenenza’ alla maglia che gli conferisce una carica enorme in un partita simile), e che aiuterà molto in fase di copertura, sperando in una buona giornata di De Rossi (che nei derby dimostra sempre troppo nervosismo) e soprattutto di Nainggolan, che sta garantendo un equilibrio fondamentale per la formazione giallorossa. Occhi puntati sulla corsia destra, quella di competenza di Maicon, che come sappiamo si produce in una continua spinta in avanti che potrà liberare spazi che saranno attaccati senza indugi da Felipe Anderson, l’uomo più in forma della Lazio ed esploso definitivamente quest’anno (il brasiliano arriva a questa sfida con 4 gol e 4 assist nelle ultime 4 partite, più delle incredibili statistiche in tutte le fasi offensive del gioco). Di contro, la qualità di Totti e Pjanic e la velocità di Iturbe creeranno non pochi problemi alla retroguardia laziale, dimostratasi non proprio perfetta in più di un’occasione quest’anno.

Primo Tempo

Il calcio d’inizio è per la Lazio. Bastano novanta secondi per capire che tipo di incontro sarà: intenso, veloce, con corsa e spazi da attaccare, e continui capovolgimenti di fronte. Entrambe partono con l’idea di pressare alto per bloccare subito l’inizio della manovra, rendere difficoltosa l’uscita della palla e poi, grazie alla densità centrale ed alle difese alte ed aggressive, rubare palla e favorire le transizioni.

Totti si alza a prendere i due difensori centrali, i terzini sono controllati dai due attaccanti esterni e anche Parolo è preso a uomo: Marchetti sarà costretto al rilancio lungo.

De Rossi con la ‘salida’ scende tra i difensori centrali per creare superiorità contro gli attaccanti laziali, ma l’unica uscita possibile è verso l’esterno, dove il giocatore che riceve palla ha subito tanti uomini addosso.

La differenza grossa tra le due formazioni riguarda l’atteggiamento, quasi opposto, per sfruttare i propri punti di forza: consolidamento del possesso per la Roma (che d’altronde è la squadra con la percentuale maggiore in Serie A), attacco dell’area per la Lazio (con i due esterni sempre larghi a sfruttare gli 1 contro 1).
In fase di non possesso la Lazio si abbassa in un 4–4–1–1, con Mauri alle spalle della punta ed incaricato di occuparsi di De Rossi. Le linee sono strette e compatte, ben sistemate, costringendo Totti ad abbassarsi spesso a centrocampo come unica opportunità di toccare palla (i due attaccanti esterni restano invece larghi ed alti per tentare di dare profondità), con la logica conseguenza di non avere riferimenti centrali davanti e consentire raddoppi e recuperi di palla. Una volta preso il possesso, la transizione è immediata tramite verticalizzazione per Djordjevic o per uno dei due esterni, veloci e tecnici.

Il non possesso della Lazio, con Totti che si abbassa per far circolare palla e i biancocelesti che corrono ovunque con le linee serrate.

Non appena la squadra di Pioli riesce a riconquistare la sfera, il ruolo dei centrocampisti è ben chiaro: verticalizzare e poi buttarsi in avanti. Viene sfruttata principalmente la fascia sinistra, che per la controparte è di competenza di Maicon, e dove quindi c’è la possibilità di trovare dei buchi, e le situazioni di superiorità numeriche che si creano sono davvero molto interessanti e pericolose.

Candreva, invertito di posizione con Felipe Anderson, viene lanciato da Parolo ed attacca subito Manolas in 1v1, con Mauri che si butta velocissimo in area. Il numero 87 sceglierà di rientrare e calciare poi in porta, sfiorando il secondo palo.

Il dinamismo e l’intraprendenza laziale mette abbastanza in difficoltà la Roma, soprattutto sul piano della serenità. La palla dev’essere scaricata in fretta, soprattutto in zona difensiva dove la pressione è davvero elevata (vedere fotogramma sotto), e la cosa si ripercuote anche dal lato offensivo, con la conseguente difficoltà ad occupare gli spazi nella maniera voluta e nel costruire una manovra fluida. In transizione negativa inoltre gli esterni laziali sono velocissimi a recuperare la posizione, garantendo quindi un’ottima copertura resa più efficace anche dalla scarsa avanzata dei terzini giallorossi.

Pjanic recupera palla, ma ha subito una linea intera altissima pronta ad ostacolarlo.

Discorso diverso quando la Lazio si trova a dover costruire a difesa schierata, perché anche il 4–4–2 romanista (ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti è Iturbe) è comunque ben composto e, soprattutto, senza spazi da attaccare il potenziale offensivo è notevolmente ridotto. Questo permette alla squadra di Garcia di trarre vantaggio dal punto debole dell’avversario, acquisire fiducia e provare a ripartire, sfruttando la qualità dei propri palleggiatori. L’impresa resta comunque dura, e la prima vera conclusione in porta sarà al quindicesimo su punizione (di Totti, ribattuta dalla barriera), conquistata grazie ad un dribbling di Iturbe (l’unico promosso del primo tempo). L’iniziativa personale resta l’unica tipologia di azione perseguibile, vista la scarsa partecipazione alla manovra degli esterni e al troppo movimento all’indietro di Totti, che di fatto non offrono alternative davanti (tanto che la prima vera azione costruita con qualità sarà al 33’, sul risultato già di 0–2).

Il gol arriva a metà della prima frazione. Ragnatela di passaggi romanista interrotta da una palla persa di Nainggolan, favorita dal grande pressing laziale, con l’azione subito trasformata in offensiva. È il copione a cui abbiamo assistito finora, e stavolta termina con la rete. Da notare il movimento di De Rossi, che converge verso il portatore di palla insieme ai due centrali di difesa, lasciando un corridoio centrale per Mauri sul quale Holebas non riesce in tempo a chiudere la diagonale. L’assist di Felipe Anderson, conduttore del contropiede, è preciso e coi tempi giusti, nulla può De Sanctis.

Invece che dare la scossa ai giallorossi, il gol carica ulteriormente la Lazio, che aumenta intensità e pericolosità. Al minuto 28’ arriva il gol dello 0–2, sempre con Felipe Anderson protagonista (e spostato ancora sulla destra, dopo un breve ritorno a sinistra) che stavolta calcia di mancino da fuori area, cogliendo di sorpresa un De Sanctis stavolta un po’ più colpevole.

STATISTICHE

Secondo Tempo

Al ritorno in campo c’è una grossa novità. Garcia non solo sostituisce due uomini (Ljajic per Florenzi e Strootman per Nainggolan), ma anche modulo, con un 4–2–3–1 che vede De Rossi ed il neo entrato olandese come coppia mediana. Uniamo la cosa al fatto che la Lazio deve per forza avere un calo fisico, e al ‘piccolo’ dettaglio che sia un derby, ed ecco come risultato che la partita cambia. CAMBIA DAVVERO.

L’olandese ha la caratteristica di dare fiducia e sicurezza ai compagni, essendo un concentrato di tecnica e solidità, il serbo ha una grande vivacità ed offensivamente esegue dei bei movimenti, a tagliare e spostare le difese, e poi c’è Totti. A due minuti dall’inizio del secondo tempo una combinazione fra i tre porta al gol dell’1–2, con cross del n. 6 sul secondo palo per il movimento ad uscire del ‘capitano’ che esce dal radar di Radu per poi ricomparirgli d’improvviso (le responsabilità del terzino laziale nella lettura sbagliata del passaggio sono notevoli).

È ufficiale, anche la Roma si è iscritta alla gara. Più veloce, più precisa, più sicura nelle scelte e nei passaggi, oltre che padrona dell’inerzia (e che il vento sia girato lo si capisce anche dal maggior nervosismo avversario, con Marchetti addirittura ammonito al 50’ per perdita di tempo su rinvio dal fondo). Tatticamente è anche più alta come baricentro, con più uomini vicino all’area avversaria, anche se Pioli sceglie per ora di non cambiare niente.

La sostituzione di Naingolan e Florenzi con Strootman e Ljaic ha aumentato il potenziale offensivo della Roma che ha preso il possesso del centrocampo controllando il gioco e ampliando il raggio d’azione sia in orizzontale che in verticale

A soffrire per la Lazio è il centrocampo, che non riesce più a tamponare il fraseggio sul nascere e subisce imbucate e attacchi esterni, e lasciando soprattutto scoperta la linea difensiva, che mette in mostra tutti i propri limiti.
Come al minuto 65’, quando assistiamo al gol del pareggio che è praticamente la fotocopia del primo, come tipologia di azione, ma molto più bello come realizzazione. Lo firma ancora Totti, che fa ancora un movimento a tagliare sul secondo palo ed ancora sorprende il difensore — stavolta Cana — raccogliendo un cross alto dalla sinistra. Il gesto tecnico è poi tutto da ammirare.

Pioli stavolta corre subito ai riparti, con un doppio cambio. Fuori Anderson (calato notevolmente) per Onazi e dentro Klose per Djordjevic, per dare più profondità. Non cambia molto, in realtà, perché la stanchezza si fa sentire e comunque senza la loro ‘arma’ — l’esplosività dei due esterni — attaccare la Roma si fa molto difficile. Si va quindi verso un progressivo abbassamento al 4–5–1 per evitare il gol della beffa e salvare la pelle, in attesa di recuperare un po’ di energie per i dieci minuti finali dove, a squadre lunghe e a tattiche saltate, puo’ capitare di tutto (e proprio sul finale Klose e Ljajic avranno due occasioni d’oro).

Conclusioni

È stato senza dubbio un bel derby, combattuto e ricco di spunti, sia dal punto di vista dello spettacolo che da quello tattico. Due reti ed un tempo dominato per parte hanno rivelato in tutta la loro evidenza pregi e difetti delle due formazioni, con la conferma della realtà laziale sul piano del gioco ed una forse nuova maturazione giallorossa, con Garcia che si è dimostrato un abile stratega tra i due tempi (il ritardo nei cambi era una delle poche critiche ricevute a Roma). Resta per entrambe una sicura delusione — per la Lazio di essersi fatta rimontare due gol, per la Roma di aver regalato 45 minuti — ed un ‘solo’ punto che serve il giusto (giallorossi a meno 3 dalla Juventus capolista, biancocelesti ancora altalenanti in zona terzo posto), ma il derby è il derby, e questa volta va bene così.

Articolo pubblicato anche su Sistema WM

Statistiche elaborate da FourFourTwo Stats Zone su Dati Opta

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