Rovesciare l’inerzia

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
5 min readJul 28, 2016

Questo è un pezzo anarchico. Spiego meglio: sono stato reclutato per un paio di articoli preparatori sulla pallavolo alle Olimpiadi, e proprio mentre pensavo al tema della rimonta per l’oro in Russia-Brasile di Londra 2012, a Londra Roger Federer mi ha tenuto incollato al televisore con un terrificante (warning: terrificante inteso come “oltre lo splendido”, talmente magnifico da spaventare) ribaltone contro Cilic ai quarti di Wimbledon 2016.

Di conseguenza, anarchicamente, il tennis farà parte dell’incipit di questo pezzo.

Le cose in comune tra i due sport sono più di quelle che si possa pensare. Sono due discipline in cui la tecnica è il fondamento della prestazione, nonostante le rispettive evoluzioni moderne cerchino in tutti i modi di convincerci del contrario.

Sono due sport in cui avere la tecnica può non bastare se non sai scegliere il “quando” e il “dove” giusti, se non sei nel presente.

Sono due sport che possono essere — diciamoci la verità, su — terribilmente noiosi da guardare quando hanno luogo manifestazioni di superiorità di un avversario su un altro.

Sono due sport, infine, in cui l’assenza di contatto obbliga a manifestare la propria volontà di violenza in termini molto psicologici sull’avversario.

https://www.youtube.com/watch?v=ylxOlf--YTQ

La Russia è una nazionale che storicamente ha la fisicità, la potenza e la cattiveria per battere chiunque, ma che è quasi grezza nell’esibire questa superiorità. Quel Brasile, invece, fa della tecnica spinta a velocità fuori dal comune il marchio di fabbrica per dominare la scena per un decennio.

Arriviamo alla partita. Una delle mie ossessioni di sportivo è capire qual è il vero momento in cui la velocità si inverte, che non sempre coincide con il momento in cui avviene il sorpasso. Capirlo e goderne.

Brasile-Russia era fino al 22–19 del terzo set una partita banalmente incanalata. Due set vinti a 19 e 20, nonché il margine di tre punti scavato a metà set. Muserskiy aveva appena tirato malamente fuori un contrattacco. Uno sguardo retroattivo a quella fase del terzo set spiega perfettamente il concetto di inerzia: la partita prosegue quasi perché è così che deve andare. Sul 22–19, se fossimo al match point, non ci sarebbe dubbio di sorta.

Invece c’è un cambio palla, 22–20 con contrattacco di Sergej Tetjukhin. L’inerzia della pallavolo si manifesta quasi sempre con un cambio palla stabile, per cui ci aspetteremmo che il Brasile segni il 23–20 per avvicinarsi all’oro. Succede invece che lo stesso Tetjukhin vada in battuta mostrando qualcosa di diverso da quello che traspariva dal body language dei compagni. Va in battuta e tira. Mostra di essere presente nella partita.

È quel momento dei film western in cui il protagonista-eroe è nel saloon, seduto ad un tavolo, con una pistola puntata addosso. Può aspettare che tutto finisca, come farebbe la maggior parte di noi. O può pensare a qualcosa di diverso e prendere il tavolo, rovesciarlo, e mettere mano alla pistola.

Possono succedere due cose, a questo punto: il cattivo non ha abbassato la tensione del dito sul grilletto e spara prima che il nostro eroe possa mettere mano alla pistola. End of the story. Oppure può perdere l’attimo, scansare la reazione e riparare dietro il bancone, ingaggiando il duello in una posizione che non ha più la dominanza di qualche secondo prima.

Per premere velocemente il grilletto bisogna essere rapidi, ma soprattutto muscolarmente sciolti. Negli sport tecnici, la sicurezza di sè porta alla fluidità di movimento, a colpire bene, ti mantiene dentro la partita. Al contrario, il dubbio crea tensione, che dalla testa irrigidisce in modo impercettibile i muscoli che non riescono più a compiere gesti così fluidi.

Bernardinho sceglie subito il time-out. Forse non si aspettava un rovesciamento di tavolo, fatto sta che strappa via l’auricolare dall’orecchio. Il dubbio.

Non so se in quel modo stia mostrando il suo, di dubbio, o se abbia capito che la sua squadra non è abbastanza pronta da premere quel dannato grilletto e strappando l’auricolare voglia prepararla all’ultimo duello.

Si rientra in campo, ancora Tetjukhin: ace, 22–22. Altro time out. Nel saloon c’è una pioggia di piombo.

In entrambi i casi, la rimonta è tutt’altro che compiuta. Ma non siamo più in una situazione di dominanza, di velocità di crociera verso un epilogo scritto. È cambiata la velocità dei protagonisti, con il distacco che si è ridotto e due pistole che sparano nel saloon.

https://www.youtube.com/watch?v=E-SfP5q3AGc

Incassato l’uno-due che rimette il set in pari, si procede con un punto a testa. 24–23 Brasile, gold medal point. L’atmosfera, però, non è quella di qualche minuto prima: i russi ci credono. Primo match point annullato. Ancora un cambio palla del Brasile, secondo match point, e Mikhailov annulla con un attacco.

A questo punto, con una buona azione di difesa, la Russia mette per la prima volta la testa avanti. L’attacco rabbioso in diagonale con cui Muserskiy certifica il 26–25 è un segnale di quello che si sta per compiere. I brasiliani non lo sanno, ma se non chiudono adesso per loro è probabilmente finita.

C’è un momento nel rovesciamento dell’inerzia in cui le due forze di volontà, quella di ribaltare la situazione e quella di non mollare la presa, coincidono. È il momento dello scontro a fuoco a viso aperto, della lotta per la sopravvivenza, quello in cui entrambi i duellanti hanno mano alla pistola e fanno di tutto per colpire a morte l’altro.

È forse l’ultimo momento in cui chi era in vantaggio può chiudere la situazione, perché passato quello le due velocità saranno invertite, e sarà l’underdog ad avere la nuova inerzia.

Nel 2012, a Londra, tutto si compie sul 27–27 del terzo set. Forse è pretenzioso ridurre una partita di cinque set ad un solo scambio, ma è qui che il Brasile ha una palla per mantenere il vantaggio e la Russia si salva con una difesa clamorosa. L’attacco è nelle loro mani dopo una sapiente giocata sul muro di Muserskiy. Il Brasile prova disperatamente a difendere il contrattacco, ma può solo ridare la palla alla Russia che stavolta la tira giù. Sorpasso: il punto dopo, quello che chiude il set con un muro a 1 fatto quasi con indolenza a Lucas, serve soltanto a ratificarlo. Da lì in poi, la partita ha nuovamente due velocità diverse.

Massimiliano De Marco — Ex pallavolista di serie B, allenatore, capitato fortunosamente in serie A. Ricercatore di storie di sport, di mare, di poker. Mourinhista intransigente, alla perenne ricerca di Federer moments.

--

--