Salire sul carro di Pavoletti

Crampi Sportivi
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3 min readJan 19, 2016

A leggere la sua storia ricorda un altro grande attaccante italiano, Luca Toni. Sì, perché anche lui, come l’attuale attaccante del Verona, è arrivato tardi in serie A e solo ora, a quasi 28 anni, sta conquistando la visibilità nazionale. Luca Toni ha raccontato che ai tempi del Fiorenzuola stava seriamente pensando di lasciare il calcio, e chissà se questo pensiero non abbia mai attraversato anche la mente di Leonardo Pavoletti, il Pavoloso come lo chiamano i tifosi del Genoa, di cui è diventato oramai un idolo. Tra l’altro, giocando su numeri e con il futuro, anche Luca Toni esplose nella stagione che vedeva il Mondiale del 2006, anche lui a 27 anni, e sappiamo poi come è finita.

Un ruolino di marcia da massimo bomber della serie quello di Pavoletti, se non fosse quest’anno per quell’alieno che guida la classifica marcatori, con 10 goal in 13 partite (al ritmo di uno ogni 94 minuti, anche perché con il Carpi è entrato in campo per 4 minuti), e finalmente un approdo che potrebbe durare in serie A. La carriera di Pavoletti è il classico esempio dell’attaccante che segna ma che poi rischia di diventare schiavo della categoria e della provincia (l’ultimo esempio è Cacia, cha ha sempre fatto la differenza in Serie B ma mai in Serie A), con lunghe peregrinazioni lungo tutto lo stivale, da Viareggio a Pavia, dalla Juve Stabia al Virtus Lanciano, da Sassuolo (ruolo da assoluto protagonista per la promozione dei neroverdi dalla B alla A) a Varese e poi, dopo il fugace ritorno in Emilia, al Genoa.

Ma c’è sicuramente un personaggio importante nella svolta della carriera di Pavoletti, e questo personaggio non può che essere l’allenatore del Genoa, Gian Piero Gasperini. Sì perché è lui uno dei pochi allenatori che riesce a rivitalizzare o far esplodere gli attaccanti che gli capitano tra le mani e Pavoletti non è il primo né, probabilmente, sarà l’ultimo. Gasperini riesce a far capitalizzare alla punta centrale tutto il lavoro che la squadra produce alle sue spalle: l’ultimo esempio prima di Pavoletti è l’esplosione dello scorso anno di Niang, ma l’elenco degli attaccanti baciati dal Gasp è lunga e ha al suo interno nomi importanti: scorrendo gli annali basti pensare al Marco Di Vaio reduce dalla per niente positiva parentesi a Montecarlo, o al Marco Borriello da 19 reti in stagione o al Milito dell’anno dopo che si attestò sulle 24 reti, fino al Gilardino da 15 goal.

E infatti quest’anno nessuno si sarebbe aspettato un rendimento simile da Pavoletti, attaccante di razza certo, ma da pochi considerato possibile outsider all’interno della blasonata classifica marcatori. Eppure già lo scorso anno Pavoletti si era messo in evidenza: con 6 goal in appena 10 apparizioni con il Genoa aveva una medi realizzativa di tutto rispetto, con un goal ogni 92 minuti.

Di conseguenza è arrivato il riscatto genoano, l’addio all’Emilia e l’ingresso da protagonista nella massima serie. E non ha deluso sin dall’inizio, segnando il primo goal della stagione genoana contro il Verona e dopo essere appena entrato. Dopo un piccolo infortuni, le reti al Chievo, Torino e Frosinone, fino alla zampata vincente e decisiva contro la sua ex squadra, il Sassuolo:

Comprensibile che con goal pesanti come questi, che fanno fare le capriole anche a Perin, e con la doppietta, anche se inutile, contro la Sampdoria in uno dei derby più affascinanti della serie A, Pavoletti si sia conquistato il soprannome dall’evocazione sudamericana di Pavoloso e l’affetto non solo della tifoseria genoana ma di gran parte del pubblico della Serie A che sta per avviare un suo plebiscito per vederlo in azzurro. In quest’ultima giornata poi, l’attaccante livornese ha scritto, anzi disegnato, una di quelle immagini indelebili nella mente di chi ama la spettacolarità del pallone. Come un novello Pinilla e come se nulla fosse, contro un Palermo già sconfitto, e dopo la bella e imperiosa rete di testa, roba da ordinaria amministrazione, Pavoletti raccoglie il bel cross dalla destra di Ansaldi e, senza neanche avvertire la difficoltà del gesto atletico, si coordina in acrobazia e con una mezzarovesciata che ricorda il mitico Carlo Parola, lascia di sasso Sorrentino e segna uno dei goal dell’anno:

Ovvio oramai sperare che Conte stia pensando all’attaccante rossoblu per l’attacco della nazionale, sia perché per qualità tecniche si tratta di un giocatore che stuzzica il ct, sia perché con una stagione simile diventa davvero difficile lasciarlo fuori. Se per merito si invocano Paloschi e Zaza in azzurro, un posto su quell’aereo deve essere anche di Pavoletti, in un’Italia fatta di outsiders di provincia.

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