Saper aspettare

Crampi Sportivi
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8 min readMay 16, 2018

In Francia esistono pochi calciatori controversi quanto Florian Thauvin. Le discussioni circa il suo talento hanno diviso per anni tifosi e addetti ai lavori riflettendo l’andamento delle prestazioni. Col tempo, anche gli estimatori più pazienti hanno finito per perdere fiducia nelle sue capacità e i motivi non sono di certo mancati: il tanto biasimato addio al Lille a poche settimane dall’arrivo, i vari litigi susseguitisi all’OM con alcuni compagni di squadra e con quel Bielsa (che l’ha non di rado coccolato e protetto dalle critiche). O la fuga repentina e movimentata da Marsiglia (culminata nella colluttazione con un tifoso) a seguito delle improvvise dimissioni del Loco nell’agosto 2015, nonché l’esperienza fallimentare a Newcastle.

Alcuni però hanno saputo aspettarlo e ora si godono le sue perfomance con un certo orgoglio, come a dire: “Che vi avevo detto?”. Il merito, sia chiaro, è stato tutto del ragazzo, che ha saputo rimettersi in gioco dopo aver letteralmente toccato il fondo.

Il 31 gennaio 2016, nelle ultime ore di mercato, FloTov è rientrato a Marsiglia da una porta secondaria (il tecnico dell’epoca Míchel avrebbe preferito un calciatore offensivo con altre caratteristiche) e si è gradualmente scrollato di dosso il peso delle critiche. Non solo, perché si è preso una giusta rivincita e ha riconquistato la fiducia di quel Vélodrome che ora sogna di riportare in Champions dopo quattro anni di purgatorio. Un traguardo che può arrivare dal campionato, centrando il terzo posto all’ultima giornata (il Lione dista solo un punto) o vincendo la finale di Europa League contro i Colchoneros. Nel frattempo, il ragazzo tende l’orecchio verso il centro federale di Clairefontaine e spera in una chiamata di Deschamps in vista del Mondiale. Convocazione che, stando almeno ai numeri, gli spetterebbe di diritto.

Stile di gioco

Thauvin si è sempre distinto per velocità e abilità nei dribbling. Possiede una struttura fisica (179 cm x 70 kg) che lo rende resistente ai contrasti e quasi imprendibile sul lungo. Inoltre, l’ala si esalta nel breve grazie all’ottima tecnica di base, la rapidità di esecuzione e un’innata tendenza a saltare l’uomo sbilanciandolo con finte e cambi di direzione improvvisi. Non a caso con 3.3 dribbling a partita (e gliene riescono più di 2 su 3), Thauvin rappresenta il terzo miglior dribblatore della Ligue 1, dietro solo al funambolico Neymar e Saint-Maximin.

Questo stile di gioco rischioso lo espone ancora a qualche pallone perso di troppo (specie quando riceve spalle alla porta e prova a girarsi). Tuttavia nelle ultime due stagioni è innegabile che il classe ’93 francese abbia avuto, in virtù del rendimento più continuo, una crescita esponenziale in tutti gli indici statistici. C’è un dato in particolare che sottolinea un’inedita incisività in zona offensiva, oltre a serenità e consapevolezza nei propri mezzi pienamente ritrovate.

Dopo il già citato brasiliano del PSG e Leo Messi, Thauvin è stato infatti il terzo giocatore del vecchio continente a raggiungere la doppia cifra sia in gol che in assist in questa stagione. Oggi rappresenta il primo marcatore del Marsiglia con 25 reti e ha servito ai suoi compagni ben 13 passaggi decisivi, il che, tradotto in percentuali, significa aver contribuito in modo diretto a più del 40% del totale dei gol siglati fin qui dalla squadra di Rudi Garcia.

Quest’annata lo sta consacrando come uno dei migliori esterni in circolazione, ma il 25enne di Orléans ha ancora margini di miglioramento. Se da un lato ha imparato a sostenere il peso dell’attacco e a essere decisivo, dall’altro, paragonando la sua percentuale realizzativa con quella di calciatori a lui affini, dimostra ancora una scarsa freddezza sotto porta. Se Neymar, Fekir e Keita Balde realizzano un gol ogni 4/5 tiri, FloTov, pur essendo il giocatore ad aver effettuato maggiori conclusioni in L1 (125), ne realizza solo uno ogni 6 tiri.

Dall’incubo Premier alla rinascita

«Ha un carattere importante, è un ragazzo molto testardo e determinato, non molla mai», racconta Olivier Saragaglia, che lo ha scoperto quando era ancora un ragazzino e giocava nello Châteauroux.

A 17 anni, appena arrivato al Grenoble, si impose affinché venisse immediatamente spostato dalla Primavera ai professionisti. A pensarci bene, anche il discusso addio al Lille riflette questa ferrea volontà di bruciare le tappe. Il tecnico che l’aveva fortemente voluto, proprio Rudi Garcia, era nel frattempo passato alla Roma e il progetto tecnico dunque non era più lo stesso. Inoltre, Thauvin riteneva di percepire un ingaggio inferiore a quanto gli sarebbe spettato, così ha forzato e non poco l’immediato passaggio all’OM. Dalla sua prima esperienza a Marsiglia ci si aspettava forse qualcosa in più, però il bilancio tutto sommato è stato positivo. Poi è arrivata la chiamata dalla Premier, ma all’epoca non era pronto.

«L’adattamento in Inghilterra è stato molto difficile. Era un contesto totalmente diverso, troppi cambiamenti insieme, oltre al fatto che ho avuto poche opportunità per giocare».

Dopo una stagione dispendiosa conclusasi con il deludente quarto posto ottenuto da Bielsa, approdare a 22 anni in un campionato diverso e in un altro Paese, lontano dalla famiglia e dal caldo sole della Provenza, lo ha destabilizzato. Dell’Inghilterra non dimenticherà mai il clima cangiante, la qualità a suo dire modesta del cibo, i chili messi su per acquistare massa muscolare, i fischi del St. James’s Park, le dure critiche della stampa e del leggendario Alan Shearer (a causa di un abbigliamento poco consono a ridosso di una gara).

Quando molti sostenevano che l’ambizione avesse superato il suo talento, Thauvin però è riuscito a ritrovare sé stesso e riprendere in mano la sua carriera. Il destino ha voluto che lungo il cammino ci fosse proprio Rudi Garcia (che nel frattempo aveva provato anche a portarlo a Roma nell’estate del 2015), subentrato sulla panchina dell’OM il 20 ottobre 2016 al posto di Franck Passi. Un incontro più volte vagheggiato, il modo migliore per ricomporre la frattura con il passato e spalancare le porte a un futuro radioso.

Tra i due si è instaurato un immediato rapporto fondato su dialogo continuo e fiducia incondizionata. Thauvin ha fatto tesoro degli errori commessi, ha assunto un mental coach per preparare al meglio le gare e adottare un comportamento più professionale e discreto (oggi è meno incline alle interviste e più disponibile con i fan). Oltre a questo, il ragazzo ha assunto anche un personal trainer con cui concordare un piano di lavoro adatto alle sue caratteristiche fisiche e ha preso l’abitudine di rivedere le partite durante la settimana in modo da limare i difetti. Una maturità che ha persuaso la nuova proprietà marsigliese a riscattarlo dal prestito e l’ex tecnico della Roma a porlo al centro del progetto tecnico.

Evoluzione tattica

Anche il suo stile di gioco, prettamente individualista, ha subito un’evoluzione significativa. Thauvin nasce contropiedista. L’Europa si è accorta di lui il 30 marzo 2013, quando a Valenciennes divorando 80 metri di campo in pochi secondi ha firmato una rete memorabile. Successivamente Bielsa ha saputo inculcargli tre concetti base: il pressing alto, la propensione alle coperture difensive (che a volte finivano per renderlo poco lucido davanti) e la verticalità, aspetti che Garcia ha dovuto solo rispolverare per cucirgli addosso un ruolo capace di esaltare gli attributi tecnici, soddisfare il bisogno di sentirsi protagonista all’interno di un contesto, e rispecchiare allo stesso tempo la propria idea di calcio, nella quale le mansioni degli esterni sono complesse e fondamentali (pensate all’incidenza dei vari Florenzi, Gervinho, Hazard e Obraniak nelle stagioni passate a Roma e Lille).

Didascalia: Payet riceve palla sulla sinistra, il falso nueve N’Jie si propone subito sulla fascia trascinando con sé il marcatore, il quale scopre di fatto il passaggio centrale per Thauvin.

I tifosi della Roma ricorderanno sicuramente i movimenti di Totti ad andare incontro tra le linee e i complementari tagli in diagonale verso l’area di Gervinho e Florenzi, prontamente imbeccati dai lanci di Pjanic o De Rossi. Il 4–2–3–1 del Marsiglia non è da meno: sfrutta il movimento del falso nueve di turno (Germain o N’Jie) per favorire l’uscita dei difensori e poi colpirli alle spalle con gli scatti in profondità di Payet e soprattutto Thauvin. Schema applicabile sia in azioni di contropiede come quella raffigurata in foto sia in circostanze che prevedono difese schierate.

Tuttavia l’aspetto tattico più sorprendente di FloTov è costituito dal maggiore coinvolgimento nella manovra. È passato infatti dai 23.4 passaggi a partita dell’era Bielsa ai 45 effettuati in questa stagione. Per quanto riguarda il possesso palla il Marsiglia negli ultimi anni ha mantenuto stabilmente una media del 56%, ad essere aumentato leggermente è proprio il numero di passaggi totale: 429.2 a partita sotto la guida dell’argentino, 492.6 sotto quella attuale.

Il motivo è semplice. Mentre l’OM del Loco verticalizzava prontamente su Payet, o chi per lui, in modo da conquistare subito la metà campo avversaria, quello di Garcia — che può contare sulla presenza di mediani tecnici come Luiz Gustavo, Maxime Lopez e Sanson (gli ultimi due sono trequartisti ma spesso vengono schierati davanti alla difesa proprio per consentire una circolazione di palla più fluida) — opta per una più lenta e ragionata costruzione dal basso, inducendo gli esterni offensivi ad abbassarsi sulla linea di centrocampo per offrire sbocchi alternativi ed eludere il pressing.

Didascalia: Contro il solido Saint-Etienne Garcia ha preferito optare per un mediano più fisico come Zambo Anguissa schierando Sanson nel ruolo più congeniale, quello di trequartista. Mentre il terzino Sarr si propone sulla destra per garantire la giusta ampiezza, Payet, Sanson e Luiz Gustavo si muovono per fornire un appoggio al loro compagno. Thauvin due anni fa in questa circostanza avrebbe cercato la soluzione personale, qui invece si accentra e serve Payet.

Una volta superata la prima linea di pressione, mentre i terzini si sovrappongono per garantire la giusta ampiezza, Thauvin e Payet hanno la tendenza ad accentrarsi in modo da concentrare le loro tecnica e inventiva in una zona di campo ridotta, avere maggiori opportunità di dialogo e provare a sfondare centralmente con scambi rapidi e precisi. Una disposizione molto flessibile che consente loro di svariare su tutto il fronte di gioco ed essere liberi di occupare le posizioni via via più invitanti.

C’è un’unica porzione di campo — gli ultimi 30 metri — in cui Rudi Garcia ha permesso al 25enne francese di rindossare, solo apparentemente, le vesti da solista per fare quello che gli riesce meglio: partire larghissimo da destra, accarezzare delicatamente la sfera, puntare l’uomo in velocità, attaccare lo spazio in direzione dell’area ed inventare. Un movimento che, se non lo ha ancora convertito in un bomber abbastanza efficiente, l’ha però trasformato in un abilissimo rifinitore.

Il salto di qualità compiuto da Thauvin è sotto gli occhi di tutti, e pare che Bayern e Atletico Madrid lo abbiano già sondato negli ultimi mesi in vista della prossima stagione.

Non abbiamo la certezza che un’esperienza lontano dalla Francia possa questa volta tramutarsi in un successo, senza dubbio però a 25 anni, forte della maturità raggiunta, saprebbe come giocarsi fino in fondo tutte le sue carte. Non è da escludere tuttavia una sua permanenza a Marsiglia, anche perché il ragazzo sembra aver trovato finalmente la sua dimensione e domani sera avrà l’occasione di conquistare il suo primo trofeo da protagonista.

Articolo di Jacopo OttengaClasse ’93, abruzzese di sangue e napoletano nell’animo. Autore e giornalista costantemente a caccia di Bellezza.

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