SAPER SCEGLIERE

Federico Bernardeschi ha fatto diverse scelte coraggiose per arrivare dov’é arrivato fino ad ora

Pietro Galimberti
5 min readSep 26, 2018

L’arte di saper giocare a calcio meglio degli altri in palcoscenici importanti come la Serie A viene quasi sempre ricondotta al talento di quell’individuo, ignorando spesso il lavoro ed il percorso che lo hanno portato a giocare su quel campo. Perchè la dote naturale è sicuramente importante, ma non è l’unica cosa che conta. Spesso, nella carriera sportiva così come nella vita, ci si trova davanti ad un bivio, laddove non contano tanto le nostre abilità quanto la capacità di saper scegliere, se e quando ci è concesso. E sono proprio alcune scelte coraggiose e fondamentali che hanno portato Federico Bernardeschi ad essere protagonista con la Juventus.

Nel 2011 nelle giovanili della Fiorentina arrivano le telecamere di Mtv per girare un docu-reality che racconta le vicende dei giovani ragazzi viola. Dall’attaccante Cedric Gondo al portiere Luca Lezzerini, vengono raccontate le vite dentro e fuori dal campo di 10 ragazzi, tutti promessi al calcio che conta. Sicuramente tutti con delle doti tecniche rilevanti: all’epoca il settore giovanile era uno dei migliori d’Italia. In quel reality Bernardeschi, che già si allenava anche con i ragazzi più grandi, viene solamente nominato ma mai figura davanti alle telecamere.

“Ho deciso io di non prendere parte a questa iniziativa, che all’inizio sembrava interessante ma alla fine credo possa deviare dall’obiettivo di diventare calciatore”.

La scelta di non partecipare è sicuramente una scelta a posteriori scontata: infatti solo lui che le telecamere all’epoca le aveva rifiutate ora è in televisione ogni settimana (in realtà anche Capezzi gioca in Serie A con l’Empoli), a dimostrazione che il ragazzo ci aveva visto lungo. Ma, per un diciassettenne, è una scelta molto coraggiosa: sicuramente all’epoca non sarà stato facile vedere i coetanei riconosciuti per strada, ma la popolarità è svanita dopo il reality. I protagonisti si sono ritrovati ad essere piccole star mediatiche per un periodo piuttosto che diventare professionisti per il resto della carriera. Si può legittimamente dubitare di questa scelta che, nonostante le parole dal lui pronunciate, può essere fortemente legata al contesto familiare, in quanto all’epoca il ragazzo era minorenne (è plausibile che, grandi responsabilità fossero anche dei genitori).

Ma, a dimostrazione delle abilità di Bernardeschi nello scegliere e prendere coraggio, c’è un’altra scelta che può sembrare banale, ma non lo sarà mai nel modo in cui è avvenuta, per le circostanze e per i tempi.

Paragonato a Brunelleschi non solo per il cognome molto simile tra i due ma anche per il sangue toscano (Federico è nato a Carrara nel 1994, Filippo a Firenze nel 1377) e sopratutto per l’abilità nell’essere artista e poliedrico in campo come il famoso ingegnere lo è stato in tutto il mondo artistico. Cresciuto nelle giovanili Viola da quando aveva 10 anni, dopo un prestito al Crotone esordisce con la Fiorentina in Serie A nel 2014: segnerà 4 gol nella prima stagione, al termine della quale prende un’altra scelta coraggiosa (non è quella fondamentale di cui vi stiamo parlando, ma è indicativa di come non solo di grandi ma anche di tante piccole scelte coraggiose ma giuste è costellata la sua carriera): indossare la maglia numero 10. In un’epoca in cui i numeri di maglia hanno sì perso un po’ di valore, rimane comunque una maggiore attenzione mediatica (fosse solo anche alla presentazione) e, in ogni caso, un peso verso quel numero che per molti è qualcosa di più. Ma Federico sa bene quello che fa, e che sta per compiere: 6 gol la stagione successiva e ben 11 in Serie A nell’annata 2016–2017 lo consacrano definitivamente. Il ragazzo toscano, crescitto nella Fiorentina, che indossa la maglia numero 10 ed è pronto a riportate la Viola a vincere in Europa.

“Mi sento davvero fiorentino perché sono arrivato a Firenze che avevo 12 anni. Ho giocato nelle giovanili e sono arrivato fino alla prima squadra, questa è una cosa che mi porterò dietro sempre“

Così come tutti i tifosi viola vedono in lui un punto di riferimento, tutte le big europee gli puntano gli occhi addosso per non farsi sfuggire un talento che sta già sbocciando. C’è solamente una squadra, tra le big europee, ma anche tra tutte le squadre del mondo, anche nelle Serie minori, nella quale un fiorentino non andrebbe mai a giocare: la Juventus. Una rivalità nata il 7 ottobre 1928: finisce 11–0 per la Juve e un giornale titola: “Firenze, un… dici nulla?”: sull’Arno non dimenticheranno più. Ci sarà poi lo scudetto dell’82, la Uefa del 90, Roberto Baggio (che a Firenze indossò anni prima di Bernardeschi la numero 10) e tanti altri episodi che non hanno fatto altro che aumentare l’odio tra le due squadre.

É in queste circostanze che nel luglio del 2017 Bernardeschi passa alla Vecchia Signora: 40 milioni di euro per assicurarsi il talento toscano, che deve ripartire un po’ più in basso. Perchè se la Juventus è nettamente più in alto della Fiorentina, personalmente Federico ci perde: oltre al numero di maglia (non indossa infatti più la 10 che a strisce bianconere ha un certo peso, ma la 33) non è più al centro della squadra e deve dimostrare tutte le qualità che a Firenze gli davano grandi certezze.

Ma per arrivare da chiedere una foto a Ronaldo alla fine di un’amichevole (era il 2014) ad esserne in completa sintonia come nelle ultime partite con la maglia bianconera (Valencia e Frosinone), l’aver scelto la Juventus è l’inizio di un percorso dove nuovamente Bernardeschi mostra la grande capacità di scelta che ha. I problemi muscolari e gli infortuni non gli hanno permesso di compiere una prima ottima stagione con i bianconeri: chi lo voleva titolare è rimasto deluso e qualcuno iniziava già ad essere scettico nei suo confronti. E forse il primo deluso di sé stesso era proprio lui che ha sempre mostrato nelle scelte la volontà di arrivare all’apice prima di ogni altra cosa: prima della popolarità televisiva e del diventare l’idolo dei tifosi viola, la sua (ex) città. É nel gesto banale di tagliarsi i capelli molto corti come i soldati che Bernardeschi si mette “agli ordini” di Allegri per il 2018–2019: un gesto banale ma significativo per mostrare come in realtà tutto quello che sta intorno non fa altro che distrarti dal diventare un calciatore. L’ultimo dettaglio banale quanto importante non solo metaforicamente ma anche realmente, è l’aver tenuto anche oggi Ronaldo come un modello prima che un esempio: il numero 33 bianconero decide di inserire nella propria abitazione una palestra per continuare la preparazione fisica anche dopo le sessioni alla Continassa, in una maniera forse un po’ ossessiva ma fondamentalmente per lui, che da bambino era sottosviluppato, ma non ha mai smesso di credere nel proprio obbiettivo.

Un piede sicuramente dotato di un talento innato, incastonato nel corpo di una persona che è stata in grado di compiere le scelte giuste al momento giusto, che lo hanno portato a raggiungere l’obbiettivo che fin da bambino si era prefissato e che ora sta vivendo. A 24 anni Federico Bernardeschi si trova con la maglia 33 nel centrocampo della Juventus non solo perché l’ha voluto, ma soprattutto perché lo ha scelto prendendo tanto coraggio quando in pochi lo avrebbero fatto.

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