Se corri è fallo

Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi
Published in
4 min readJun 10, 2018

Se corri è fallo.

Questa è la regola principale del Calcio Camminato. Lo sport inventato recentemente per gli ultra cinquantenni e arrivato da poco in Italia grazie a Uisp, si basa su questa e altre regole ad hoc, che prevedono che la palla non possa superare il metro e mezzo di altezza, che si giochi 6 contro 6, in due tempi da 20 minuti, su un campo da calcetto, e che non si possa intervenire in scivolata o con irruenza.

Ai più non piacerà. «Niente scivolate? Niente irruenza? Il calcio è un gioco maschio, se non vuoi il contatto stai a casa davanti alla tv».

Eppure credo che sarà affascinante. Perché se ci pensate il gioco sarà basato interamente sulla tecnica. Se devi giocare da fermo, per essere bravo e decisivo, devi avere i piedi buoni e saperli usare entrambi.

E allora ho provato a immaginare la formazione che vorrei vedere giocare in questo calcio nuovo, il calcio camminato. Una top 6, del tutto personale e del tutto opinabile, che credo potrebbe vincere la Champions Leauge del walking football.

Lo schema scelto è l’Uno — fantasia. Dove l’Uno è il portiere.

Tra i pali, col numero 1, José Luis Félix Chilavert González. Classe ’65, ha segnato, da portiere, 54 gol con le maglie di club e 8 con quella della nazionale, per un totale di 62 reti complessive (45 dal dischetto, 15 su punizione e 2 su azione). Mica male. È vero che poi è stato superato, come portiere con più gol all’attivo della storia, dal brasiliano Rogério Ceni, ma il paraguaiano aveva un mancino come se ne son visti pochi e sapeva trattare la palla. Gli dava del “tu”. Roba che a calcio a 5 farebbe anche il portiere di movimento. Insomma, aveva quel qualcosa in più, che ti fa, prima brillare gli occhi, e, poi, innamorare.

Col numero 5, Tiago Cardoso Mendes. Potete dire quello che volete, ma Tiago in questo gioco vincerebbe anche da solo. Tecnica sopraffina e lentezza da vendere al supermercato. Univa così bene le due caratteristiche che i suoi compagni dei tempi della Juventus hanno affermato più volte di essere increduli davanti a ciò che riusciva a fare con la palla. Hanno giurato di non aver mai visto nessuno usare il pallone in quel modo da fermo, «durante l’allenamento è impressionante», dicevano. E alcuni di loro avevano giocato con Zidane, non con l’ultimo arrivato.

Io non l’ho mai visto uscire dal cerchio di centrocampo, né per difendere, né per attaccare. Eppure aveva certi colpi che neanche lo capivi come faceva uno così a farli. D’altra parte uno che ha giocato nel Benfica, Chelsea, Lione, Juventus e nell’Atletico Madrid del Cholo, tanto scarso non poteva essere.

A giocarla per primo con Tiago, col numero 21, Andrea Pirlo. Il Maestro ha giocato da fermo per tutta la carriera e ha vinto tutto da titolare inamovibile. Serve altro?

Centro del gioco e leader della squadra, col numero 10, Juan Roman Riquelme.

«Chiunque, dovendo andare da un punto A a un punto B, sceglierebbe un’autostrada a quattro corsie impiegando due ore. Chiunque tranne Riquelme, che ce ne metterebbe sei utilizzando una tortuosa strada panoramica, ma riempiendovi gli occhi di paesaggi meravigliosi», disse di lui Jorge Valdano.

Nel calcio camminato avrebbe vinto più Palloni d’Oro di Messi e Cristiano Ronaldo insieme e sarebbe ciò che Maradona è per il calcio a 11. Le parole di Valdano sono la sintesi del suo essere e del suo calcio. In campo sempre a velocità ridotta rispetto agli avversari, ma con una precisione esecutiva che lo metteva sempre due tempi di gioco avanti a tutti.

Tipo qui.

Capitano per distacco, col numero 7, Felipe Monteiro Diogo, conosciuto come Sodinha. Suola, cibo ed eccessi. Se nella sua carriera si fosse messo a correre ora staremmo parlando di un fuoriclasse con decine di trofei. Non so se sia più imbarazzante la sua forma fisica o il modo in cui usa la suola. Vedere per credere.

Ronaldo Luis Nazario de Lima, numero 9. Il fenomeno, quello vero. Dopo l’addio al Real Madrid, per tutti gli ultimi anni della sua carriera, ha giocato a calcio camminato, contro giocatori che giocavano calcio a 11, senza saperlo. Sovrappeso, in difficoltà motoria, martoriato dagli infortuni, ha continuato comunque a dare spettacolo e a dimostrare chi sia il vero Ronaldo. Non lo lascerei in panchina nemmeno a 90 anni. Non c’è nemmeno bisogno che metta un video dimostrativo, guardate quello che preferite.

E voi? A quale sestetto vi affidereste?

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Andrea Giovanni Taietti
Crampi Sportivi

Segue una dieta ferrea di sport, film e libri. La perenne ricerca del tempo perduto lo ha spinto a Torino. Ora, vuole una cucina dove impastare storie.