Senza paura di giocare per strada

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
6 min readNov 20, 2016

Attenzione.
Le storie che state per leggere non appartengono al tempo che gronda cristalli liquidi e ha fame di foto che illustrano persone davanti a uno specchio; raccontano di uomini comuni che compiono piccole imprese: ci sta che poi queste possano essere considerate eroiche, ma in un modo talmente anticonvenzionale che chi le ha vissute ha preferito dimenticare tutto, o quasi. Questa è la storia di quello che tutti noi potremmo fare assieme chattando di meno, magari mentre siamo seduti al tavolino con altri.
Per capire meglio qual è una della alternative possibili, definiremo ora due concetti cardine di questo discorso: il Grand Tour e il Fiffa Inda Street.

Il Grand Tour era, nel 1600, il passatempo preferito dei giovani rampolli europei. Una crociera di durata variabile. da alcuni mesi a diversi anni, che permetteva ai figli dei ricconi del Vecchio Continente di spassarsela in giro per l’Europa a spese dei genitori e con la scusa di dover imparare, vedere, conoscere tutto ciò che il tempo permetteva. Una specie di Erasmus molto più facoltoso dove non bisognava però dare nessun esame, per intenderci. Tutti i Grand Tour avevano come meta finale l’Italia, si snodavano anche lungo le strade di Francia, Inghilterra o Belgio e, secondo Wikipedia, sono stati proprio questi primordiali viaggi a dare una forma al concetto di turismo come noi oggi lo intendiamo. Un momento fondamentale di ogni spedizione, se spedizione vogliamo chiamarla, consisteva nel commissionare un ritratto a un pittore facendosi dipingere possibilmente a ridosso di importanti monumenti artistici o naturali, in modo da conservare questo ritratto come ricordo delle esperienze vissute- Solitamente i fondali di queste opere erano perlopiù italiani, checchè se ne dica che noi italiani non facciamo o non abbiamo o non sappiamo. Le cose andarono benone per qualche tempo, anni in cui queste orde di ragazzi ricchissimi e curiosi si spostavano dappertutto. Poi nulla più, vuoi per la guerra, vuoi per la rivoluzione e la conseguente depressione.

Il Fiffa Inda Street è un torneo di calcio da strada 3 contro 3 nato a Francavilla Fontana, in Puglia, nel 2012. L’idea di base è sempre stata molto semplice e immediata: rompere la monotonia di un paesino da 36k anime come Francavilla, smetterla di rompersi le palle almeno una volta al mese o comunque quando possibile, farlo per stare insieme e conoscere gente. Questo concetto si è evoluto negli anni successivi e da un torneo per strada sono spuntate decine di ramificazioni sbocciate come feste di gala dove la gente è obbligata a vestirsi per bene, Pallone d’Oro consegnato a cadenza annuale, tornei nati a Torino, Modena, Carosino, Colonna e Cipolletti (Argentina, anzi non chiedetevi come siamo finiti in Argentina perché potremmo parlarne per ore), alcuni articoli su Gazzetta dello Sport e Rivista Undici, un servizio su Sport Mediaset, un programma radiofonico, una squadra di calcio. L’idea di base, però, la motivazione da difendere ostinatamente, rimane sempre quella: divertirsi assieme e farlo in maniera gratuita, per tutti.

Ecco se voi ora, sostituendo la vostra innata praticità con delle dosi graduali di fantasia, cercaste di unire le due cose qui sopra descritte e provaste a rileggere tutto in chiave scanzonata e umoristica: otterreste una storia. La storia di 18 ragazzi squattrinati che in questo weekend sono partiti da Francavilla Fontana a bordo di tre camper per girare l’Italia in una settimana, organizzando un torneo di street soccer al giorno, per cinque giorni, fino allo sfinimento. Diciotto ragazzi strappati alla noia mortale di un paesino che non offre alternative a chi non ha voglia di entrare in politica o rinchiudersi in casa, diciotto anime che stanno salutando parenti e amici per realizzare quello che è un po’ il sogno di chi ha amici a sufficienza: fare un viaggio ma essere in tanti. Aggiungeteci pure che a metà del viaggio, giovedì precisamente, questa carovana supererà quella linea immaginaria chiamata confine, spingendosi fino a Monaco di Baviera, nel cuore dell’Europa e dell’Unione Monetaria Europea. Masticando tutto otterrete il Fiffa Grand Tour 2016, che è una cosa semplicissima.

Arrivati a questo punto però sento la necessità di mettere le cose in chiaro.
Innanzitutto devo presentarmi perché grazie a Crampi Sportivi vi terrò compagnia per 8 giorni su queste pagine e se avrete voglia di continuare a seguire questo piccolo diario. Mi chiamo Massimiliano Chirico, ho 23 anni e scrivo per CS da circa un anno. Ho iniziato a collaborare con Crampi grazie a una bugia, ho stalkerato Gabriele Anello fingendomi un divoratore di questo sito quando in realtà non avevo mai letto nulla. L’ho fatto perché sentivo di doverlo fare e racconterei questa bugia altre cento volte ancora (Gabriele spero tu un giorno possa perdonarmi). Personalmente amo fregiarmi del record di fiffers che ha disputato più edizioni di tutti (precisamente 56 su 57, spalmate in quasi cinque anni) e con marcato orgoglio posso aggiungere di averne vinta solo una. Nonostante ciò mi reputo un giocatore impareggiabile nelle edizioni non ufficiali e credo di essere un onesto attaccante operaio alla Antonio Floro Flores. Godo di pessima memoria e per tanto non riuscirei ne avrei tempo ne ho voglia di raccontarvi tutte le cose che ho fatto grazie al Fiffa Inda Street in cinque anni (che sono molte, molte, molte di più di quelle che davvero potreste immaginare) ma mi limito a raccontarvi di quella volta in cui sono stato eletto Presidente del Fiffa Inda Street con una vittoria schiacciante celebrata davanti a circa 300 persone e, come primo compito, mi sono auto-rinnovato la carica per 25 anni.

Poi voglio fare dei ringraziamenti, perché se tutto andrà come deve allora su questa pagina confluiranno tante realtà diverse. Voglio ringraziare gli sponsor del Fiffa Grand Tour 2016, che trovate al termine di ogni video pubblicato sulla nostra pagina Facebook: imprenditori e negozianti del nostro piccolo paese che hanno investito denaro su una folle idea purché si realizzasse. È principalmente grazie a loro se oggi possiamo essere dei rampolli privilegiati che viaggeranno in giro per l’Italia (e l’Europa). E’ grazie agli sforzi di questa gente che ha lavorato e lavora duramente tutti i giorni se abbiamo potuto esporre un nostro sogno atteggiandoci come dei navigati manager e trovare appoggio e di questo noi possiamo solamente esservi eternamente grati. Voglio ringraziare anche Radio Francavilla che ogni giorno ci concederà un piccolo spazio in diretta per commentare insieme l’avanzamento del viaggio.

Poi voglio dire grazie, infinitamente grazie a Crampi Sportivi, nelle vesti di tutti i miei colleghi e in particolar modo dei miei punti fermi che rispondono al nome di Simone Vacatello, Gabriele Anello, Sebastiano Iannizzotto e Mattia Pianezzi, gente meravigliosa che mi ha regalato un posto in questo harem dell’informazione sportiva, persone disponibilissime che credono anche loro in un’idea, quella di poter essere una piccola oasi in un oceano di enormi continenti continuando ad esser scelta e preferita dagli altri, proprio perché di oasi si tratta.

E davvero per ultimo voglio chiedervi di credere in noi, spiateci da lontano attraverso la nostra pagina Facebook e il nostro profilo Instagram, se tocchiamo una delle vostre città e se anche un po’ vi siete lasciati incuriosire da questa storia allora incontriamoci, scambiamo due parole e diamo nuova linfa a quello che è il bisogno primario di ogni uomo ovvero affratellarsi con gli altri. Ora potete dirlo che vi aspettavate che il bisogno primario fosse farci una foto, avanti.

Allacciate gli scarpini e scendete per strada insieme a noi oppure date un occhiata a questa avventura (che non è il Grande Fratello) in maniera disinteressata. Io sono convinto che potreste scoprire che abbiamo molte più cose in comune di quelle che credete, che condividiamo tutti la stessa passione per il calcio in ogni sua forma e che noi non siamo nulla di speciale rispetto alle migliaia di milioni di ragazzi che nel mondo prendono a calci un pallone per strada, non abbiamo inventato niente che non esistesse già.

Abbiamo creato delle nostre regole, abbiamo intagliato un nostro modo d’essere in questa steppa sconfinata dove nessuno è niente per davvero e a tutto questo abbiamo dato un nome, Fiffa Inda Street. Dove Fiffa, nel nostro paese, vuol dire paura, dove questo nome richiama terribilmente una serie di videogiochi della EA Sports e dove il nostro miglior motto è l’annientamento di noi stessi come singoli, la celebrazione del collettivo e la nostra negazione, No Fiffa Inda Street.

Senza paura di giocare per strada.

--

--