Sliding seats: Alonso-Vettel, la sfida non finisce mai

Crampi Sportivi
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6 min readDec 11, 2014

«Se questo è il migliore dei mondi possibili, allora dove sono gli altri?», diceva Candido nell’omonima opera di Voltaire. Un pensiero che deve aver spesso incrociato la testa di Fernando Alonso e Sebastian Vettel in questo 2014. Uno alle prese con la Ferrari peggiore dagli anni ’80, l’altro con la prima Red Bull normale della sua vita e con un compagno di squadra migliore di ogni previsione. Solo che Candido era anche chiamato l’ottimista. Invece per loro c’è poco da star allegri. Proprio per questo i due hanno deciso di cambiare vettura e prospettive di carriera (e forse anche di vita).

Lo spagnolo dice addio alla Ferrari dopo cinque anni, in cui ha sfiorato due volte il titolo Mondiale e maledetto molto spesso una macchina che forse non era alla sua altezza. D’altro canto, il tedesco della Red Bull con la “lattina” ha vinto quattro Mondiali ed è entrato nella storia. L’ultimo anno, però, è stato un supplizio. Che lo ha spinto a ricominciare altrove. Alonso torna alla McLaren dopo il disastro del 2007, ma stavolta ci sarà la Honda a spingere le vetture di Woking. Vettel, invece, decide di «coronare il sogno di una carriera» e correrà con la monoposto di Maranello.

Carriere incrociate

I due non si sono mai particolarmente amati, ma le loro carriere si sono spesso incrociate in tanti episodi e dati. Entrambi hanno ottenuto il record di pole-man e pilota vittorioso più giovane della Formula 1: Alonso lo ha ottenuto nel 2003 con la Renault (pole in Malesia e vittoria in Ungheria), Vettel ci è riuscito in un’unica tranche a Monza nel 2008 con la Toro Rosso. Entrambi sono sembrati subito dei predestinati. Alonso ha stupito Giancarlo Minardi nel 2001, mentre Vettel è riuscito a sostituire Kubica in una gara del 2007. E andare subito a punti a Indianapolis, tempio della velocità.

I due si sono contesi due titoli Mondiali all’ultima gara: uno ad Abu Dhabi nel 2010, l’altro a Interlagos nel 2012. In realtà, nel 2010 il favorito è Mark Webber, ma la Ferrari decide di far gara sull’australiano e si perde Vettel. Il tedesco vince in carrozza gara e primo titolo, mentre Alonso rimane alle spalle di Petrov (maledicendo il russo). Due anni dopo in Brasile, lo scenario è più fortunato per il ferrarista: alla partenza Vettel perde qualche posizione, poi si gira alla terza curva e si ritrova ultimo. Purtroppo per il pilota della Ferrari, il secondo posto alle spalle di Button non basterà, visto che l’alfiere della Red Bull rimonta molte posizioni e vince il suo terzo titolo di tre punti.

In realtà, Alonso non ha ancora certificato la forza di Vettel. Dall’alto della sua esperienza, lo spagnolo è rimane convinto che il suo vero rivale non sia il quattro volte campione del Mondo, bensì Lewis Hamilton. Evidentemente l’anno in McLaren ha fatto capire allo spagnolo come l’inglese sia il più tosto da fronteggiare, sebbene abbia due titoli in meno di Vettel. Dal canto suo, il tedesco fa spallucce ed è pronto a dimostrare sin dal prossimo campionato che l’asturiano si sbaglia.

«Siete proprio dei geni, eh…»

A posteriori, si può dire che i cinque anni di Alonso in Ferrari abbiano avuto più ombre che luci. Il bilancio finale dell’asso di Oviedo con la Rossa è di 11 vittorie, 44 podi, quattro pole position (pochine) e due Mondiali sfiorati. E pensare che lo spagnolo è arrivato in Ferrari con altri sogni, quelli magari di aprire un ciclo come quello avuto in Renault tra il 2005 e il 2006. Invece, l’avventura si è chiusa con un anno e mezzo da dimenticare. Dopo la delusione del Mondiale perso in Brasile, la Ferrari non è stata più competitiva per il titolo.

Lo spagnolo ci ha messo una pezza con la sua esperienza, visto che è sempre stato davanti al rispettivo compagno di squadra: l’anno scorso ha dato 130 punti a Massa, nel 2014 Raikkonen è finito a -106 dallo spagnolo. Tanto per dimostrare che il problema non è lui, Alonso ha portato a casa anche due podi che hanno del miracoloso quest’anno, in Cina e in Ungheria. Persino più mirabili dell’inglese del suo ingegnere.

Il momento di rottura vera probabilmente si è avuto a Monza l’anno scorso. Io mi son goduto quel week-end dalle tribune davanti al traguardo, ma al termine delle qualifiche Alonso pronuncia una frase che incide in maniera definitiva sul rapporto con la squadra: «Cioè, lo devo lasciar passare (riferito a Massa, ndr)? Ragazzi, siete proprio degli scemi…».

Il fatto che gli “scemi” diventino poi ironicamente dei “geni” cambia poco la sostanza. Fernando non è d’accordo con la strategia e si ritrova sempre più solo, come dimostrato anche dagli addii di Domenicali e Montezemolo durante il 2014. Insomma, di motivi per restare non ce ne erano più.

«This car just doesn’t suit me»

Il 2014 ha fatto venire fuori tutti i limiti di Sebastian Vettel. Anche lui, sul finale di quest’annata, ha dovuto ammettere che la macchina prodotta quest’anno dalla Red Bull non fa per lui. I problemi con la power unit della Renault, lo strapotere delle Mercedes e — per la prima volta — un compagno in grado di metterti in difficoltà quando vuole sono le ragioni di un rendimento deficitario.

Daniel Ricciardo, australiano come Mark Webber (suo predecessore), sembrava destinato a essere solo lo scudiero del tedesco. Invece, l’ex Toro Rosso ha dimostrato che in Red Bull ci può stare anche da prima guida. I tanti sorpassi infilati a Vettel quest’anno (a Monza capolavoro) e le tre vittorie sono la dimostrazione pratica di come il ciclo del quattro volte campione con il team austriaco fosse chiuso.

Inoltre, Vettel ha chiuso l’anno con una perla di paraculaggine in conferenza stampa. Quando gli è stato chiesto del dominio Mercedes durante questa stagione, il tedesco ha risposto così: «Beh, loro hanno reso il campionato un po’ noioso». Le parole provengono da chi ha vinto quattro Mondiali (di cui due dominati) e che nel 2013 ha vinto 13 gare (nove su nove nel finale di stagione).

Da ricordare anche il fatto che Vettel è il primo campione del Mondo uscente a non vincere una gara l’anno successivo al titolo: l’ultima volta è accaduto con Jacques Villeneuve nel 1998, alla guida della Williams-Mecachrone.

E in Cina ha anche vissuto la particolare esperienza di esser superato dalla Caterham di Kobayashi.

Il futuro è oggi

Sia Vettel che Alonso hanno dato spesso la sensazione che questo sarebbe stato il loro ultimo anno nelle rispettive scuderie, seppur in maniera diversa. Il tedesco ha sofferto molto, ma nelle dichiarazioni è stato parco. Discorso diverso per Alonso, che sulla sua possibile dipartita dalla Ferrari ci ha costruito un genere letterario. Un tira e molla durato mesi, iniziato a Monza e conclusosi solo dopo la chiusura del Mondiale 2014, addirittura quasi a Natale.

Il riserbo era diventato talmente eccessivo che persino Felipe Massa si è sentito di prendere in giro l’ex compagno ferrarista a Suzuka sul suo futuro, prospettando un Alonso in Caterham o in Marussia. Lo stesso spagnolo non ha fatto mai chiarezza. Fino al tweet di questo freddo giovedì 11 dicembre 2014, quando è stato annunciata la line-up per il 2015: lo spagnolo correrà con Jenson Button, che ha superato (meritatamente) all’ultimo Kevin Magnussen.

Una cosa è certa: il 2015 non sarà anno di lotta al titolo per nessuno dei due. La McLaren-Honda è un cantiere aperto. L’aiuto dei giapponesi sarà importante, ma non sufficiente per tornare a vincere immediatamente. Basti pensare che — nonostante i commercial d’effetto — nella sessione di test ad Abu Dhabi, il giovane Vandoorne ha fatto cinque giri in due giorni…

L’impossibilità della McLaren-Honda di combattere immediatamente per il titolo ha portato Alonso a mettere una piccola clausola nel suo contratto: alla fine del 2015, lo spagnolo può svincolarsi. Non sia mai che Hamilton si stanchi della Mercedes e Alonso torni a guidare un’astronave, come faceva in Renault nel 2005–2006.

Stesso discorso per Sebastian Vettel, che sa bene come la rinascita Ferrari diventerà effettiva nel 2016. Per due motivi. Il primo: la Rossa deve ricostruire tutto. Non solo la coppia di piloti, ma anche la dirigenza e lo staff tecnico. Il secondo: la Mercedes sembra imbattibile e persino Williams e Red Bull sembrano un filino avanti. Tuttavia, Vettel e Alonso inseguono il mito Schumacher. L’asturiano sperava di vincere in Ferrari dopo due titoli in Renault (ex Benetton), proprio come Schumacher. L’ormai ex Red Bull, invece, arriva in Ferrari a 27 anni. Proprio come Michael, che scelse la Rossa nel 1996 per riportarla al successo e dimostrare di essere il più forte. Anche qui i due si ritrovano più vicini di quanto pensino.

Vettel ha già girato con la F2012 qualche settimana fa a Fiorano.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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