Spiacere è il mio piacere: guida a Floyd Mayweather

Crampi Sportivi
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3 min readApr 30, 2015

“Wechselwirkung” è una parola tedesca che significa interazione.

Questo concetto è alla base del pensiero critico di George Simmel, padre fondatore della sociologia come scienza indipendente. Semplificando al massimo, ogni rapporto tra esseri umani si basa sulla costruzione di una rete sociale attraverso questa interazione continua e incessante. E il motore di questa spinta, il legame che fortifica e solidifica il tutto, sono i soldi.

Floyd Mayweather è la perfetta sintesi di tutto questo, paradigma vivente di un processo iniziato lontano,che, per maggiore chiarezza cronologica porremo al 1996, ad Atlanta, Georgia, durante i giochi Olimpici.

Quando l’arbitro egiziano alza il pugno in favore di Serafim Todorov, il pubblico di casa rumoreggia: pochi istanti prima aveva alzato quello di Floyd Mayweather Junior, da Grand Rapids, Michigan. Sarebbe stato il più equo giudizio nella semifinale dei pesi piuma valevole per l’accesso alla medaglia più pregiata. “Jimmy Floyd Boy” invece rimarrà con un pugno di mosche in mano, forse di uno di quegli strani meccanismi che danno adito a teorie complottiste (il presidente della Federboxe era, per onor di cronaca, bulgaro). Nessuno dei presenti in sala, nessuno di quelli all’angolo dei due atleti e forse nemmeno Todorov stesso si sarà accorto della immortalità dell’istante e di come quell’attimo in cui il piuma bulgaro sembra quasi scusarsi per la decisione presa: quella sarà la sua ultima sconfitta.
Vent’anni dopo, Floyd Mayweather Jr conviverà col pesante fardello dell’imbattibilità.

47–0
Da quando è professionista il record di vittorie di Mayweather é immacolato. Il ragazzino di Atlanta in quasi vent’anni è diventato uomo, ponendosi oltre ogni limite umano e oltre ogni limite umanamente possibile. E l’ha fatto in un modo che è tipico del ragazzo del ghetto, un eco delle parole di Alì e di Tyson.
L’unione tra le spacconate fuori dal ring e l’estrema decisione nel quadrato.
Il punto di svolta mediatico è nella sfida ad Oscar della Hoya, nel 2007. Il messicano è allenato dal padre di Floyd, discreta carriera nei massimi, che dopo un tira e molla di qualche mese si ritira. Hbo e Golden Boy Promotions caricano l’evento di un Hype mostruoso, facendo uscire addirittura un programma che segue 24 ore al giorno i due. La cintura in palio è quella dei medio-leggeri Wbo, il campione prende 50 milioni netti, lo sfidante 25.

Lì Mayweather diventa Money: capisce che ostentare, provocare, ponersi in una condizione materiale é il modo solo e unico per creare delle relazioni sociali, e far crollare le certezze dell’avversario.
Si presenta sul ring con un poncho e con pantaloncini messicani. Non ti butta giù Floyd, o almeno non lo fa sempre. E il messicano è un pezzo duro, durissimo. Non cade, ma specie nel finale, il lavorio oscuro ma incessante di Mayweather porta i suoi frutti.
Il verdetto non è unanime, ma de la Hoya cede la corona al termine di 12, combattutissime riprese.

Clash of Titans
È stata lunga, se ne è parlato per mesi, in una ostentata teatralità che non può che piacere al pubblico americano, che si è imbevuto e ancora si sta imbevendo delle parole dei due protagonisti.
È una sfida di compromessi, sancita da un tacito accordo durante una sfida dei Miami Heat subito rivelato al pubblico in mezzo alla conferenza stampa.
È una sfida di mediazione pecuniaria, di accordi televisivi e delle tasche che si gonfieranno per entrambi i protagonisti.
Escludendo i diritti derivato da sponsor e merchandaising a Mayweather andranno 120 milioni di dollari, corrispondente al 60 per cento della torta. Pacquiao dovrà accontentarsi delle briciole, appena 80 milioni.
I biglietti più economici andavano via a 1000 presidenti, la diretta televisiva su ovvia base planetaria.
I due atleti arrivano forse più stanchi di quando si sarebbero potuti scontrare nel 2009, ma le motivazioni non mancheranno ( oltre alla riunione delle quattro cinture in palio).
Mayweather si ritroverà a sconfiggere l’ultimo boss prima di finire il videogame, prima di godersi la tonnellata di denaro accumulata e continuare a mostrarci quanto se la gode su Instagram e Twitter. Avrà probabilmente tutti contro, favorito dai bookmakers e dal fatto che da il massimo sotto pressione, quando il rumore dei fischi non coprirà quello delle banconote.
Sarà forse l’ultima recita, in attesa che Jimmy Buffer chiami i due sul ring e che si ovatti tutto, e restino solo Pretty Boy e Pacman, pronti a veder uscire i secondi e a regalarci un’ora abbondante di pure emozioni.

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