#TBT (Throwback Thursday) — CS S03 E10

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
5 min readOct 29, 2015

La memoria è uno strumento potente. La nostalgia un mood che non ci abbandona mai. Insieme creano delle sensazioni strane, quella voglia di riguardare le foto del passato e i ricordi che ti hanno permesso di esser ciò che sei. Sarà per questo o per le stranezze dell’Internet che ogni giovedì l’hashtag #TBT campeggia nelle tendenze di Twitter.

Il Throwback Thursday diventa un modo come un altro per generare traffico sui vari social e ritirare fuori ricordi imbarazzanti o parti formative della nostra esistenza. Noi di Crampi, invece, lo utilizziamo per raccontarvi un inizio di settimana folle. Tra tanti rigori, punizioni alla Pro Evolution Soccer 2 e imprese degne di underdog eccellenti, un concetto mai morto. Sarà per questo che anche stavolta ci facciamo un giro per l’Europa calcistica.

Metterla vs. non metterla — Parte 1: un Destro in faccia

Tanto si parla e si discute, ma spesso, quasi sempre, nel calcio la differenza sta nel metterla o non metterla. È per questo motivo che gli attaccanti costano più di tutti, ma anche che il nueve diventa l’appiglio salvifico per squadre di provincia. Insomma, chi ha l’attaccante migliore o chi ne ha tanti e bravi vince. Ma non sempre. Mattia Destro è arrivato al Bologna con l’aura del attaccantone che torna in una piccola perché le squadre più blasonate non hanno capito niente di lui. Una sorta di Gilardino story, ma con meno credenziali da parte dell’ex Roma. Nella partita di martedì contro l’Inter, Destro è entrato addirittura dalla panchina, perché Delio Rossi voleva dare un segnale a lui e al suo secondo Mancosu, ma anche e soprattutto perché era l’infrasettimanale e pure chi non se lo può permettere il turn-over lo fa.

All’ultimo respiro di una partita bruttina anziché no, il buon Mattia si ritrova sui piedi un pallone di quelli che a calcio tedesco ti ci puoi sbizzarrire, magari toccandola di fino, perché tanto sei così vicino alla porta che non puoi mai sbagliare. E lui sbaglia. Da qualche parte in Inghilterra (ma anche al Fantacalcio: specie se ce l’hai contro) qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo.

Metterla vs. non metterla — Parte 2: niente Barca di gol

Dicevamo, chi ha più attaccanti e chi ce li ha migliori solitamente gana. Ma non è andata esattamente così neanche a Villanueva de la Serena, paesino dell’Extremadura di 26mila abitanti, la cui squadra disputa la terza serie spagnola. Ieri allo stadio Romero Cuerda la selecciòn di Villanueva ha affrontato il Barcellona.

Ok, i blaugrana non hanno schierato la MSN per l’occasione, però hanno rispolverato i suoi giovani canterani, quelli che entrano nelle notti di Champions League ormai senza ansie di risultato e spesso arrotondano il punteggio.

Così i vari Sandro Ramirez, Munir, Sergi Samper, guidati da capitan Adriano, se la sono vista bruttina, subendo anche un quasi gol da Javi Sanchez, e vedendo la porta solo a dieci minuti dalla fine sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La leggenda è scritta a metà, perché c’è ancora il ritorno al Camp Nou e non stiamo manco a dire per chi facciamo il tifo noi.

Metterla vs. non metterla — Parte 3: la porta sbagliata

Tra metterla e non metterla però non è sempre una questione di attaccantismo. Delle volte ci si mette la suerte o se volete la distrazione o la goffaggine del difensore di turno.

Rafa Marquez apre le danze (per la Fiorentina) al Bentegodi, con un colpo di tacco in scivolata più sfigato che goffo, anche se l’incidente con il portiere Gollini fa un po’ commedia slapstick. E causa enormi esultanze nell’Olimpico giallorosso: basti guardare Szczesny.

Il pareggio (sempre per gli altri) lo mette Dusan Basta, che in un attimo di imbarazzo si ritrova a dover decidere in fretta se si trova nella metà campo offensiva o difensiva. Niente, la situazione gli sfugge di mano e la palla gli sbatte sugli stinchi e capitombola in go’.

A firmare il vantaggio è Panagiotis Tachtsidis. Sempre stato un punto di domanda il greco: è elegante o è solamente lento? Ha il passo felpato o un principio di artrosi? Ieri sera in una tambureggiante Torino-Genoa, a un certo punto si è trovato un po’ per caso in area di rigore, in una situazione in cui la sua squadra non voleva prendere nessun gol. E lui non l’ha aiutata. Ma proprio per niente.

Sansone versione Miranda

Ieri sera, nella sede della Konami, qualcuno ha tentato di salvare il replay della punizione di Sansone. Dopo vari smadonnamenti perché il salvataggio non riusciva, questo giovane informatico nipponico ha posato il controller e si è reso conto che la PS4 era spenta. Sansone was real.

Dieci, il numero dell’Eden

Se hai già sbagliato nove rigori, magari nemmeno ti avvicini al dischetto se c’è la lotteria dei penalty. La tua prima reazione dovrebbe essere la fuga vicino all’amichetto Begovic. E invece no, Eden. Ogni rigore si trasforma nel contrario dell’eden.

Arsène vs. la giacca

Meglio non è andata all’Arsenal, uscito in maniera più rovinosa: sconfitta per 3–0 a Sheffield contro una squadra che fatica in seconda divisione.

Prima della gara, l’eterna lotta tra un uomo e il suo giubbotto. Arsène, siamo con te.

A Dortmund si gode

In mezzo alla settimana c’è anche tempo per le goleade. Specie quando si scontrano due squadre separate da un netto gap tecnico, quelle non vanno mai dimenticate. Il Borussia Dortmund ha un pochino rallentato in campionato, ma in coppa viaggia che è un piacere.

Sette gol rifilati al Paderborn, che un anno fa era in Bundesliga. E Shinji Kagawa sembra di nuovo uno che sa bene cosa vuol dire giocare a calcio.

Stevie non vince mai

Se c’è un ricordo che non passa mai di moda e che ha fortuna anche dall’altra parte dell’Oceano, è quello di Steven Gerrard scivolante contro il Chelsea. Una scivolata che (forse) gli ha fatto perdere il campionato, l’unico alloro che non ha mai vinto nella sua lunga carriera a Liverpool.

Va detto che a Los Angeles non sta andando meglio: con il 3–2 patito ieri sul campo di Seattle, i Galaxy sono fuori dai playoff, nonostante abbiano in squadra Gardes, Robbie Keane e Giovanni Dos Santos. Insomma, un titolo non riesce proprio a vincerlo.

E intanto su Twitter hanno già capito qual è il tasto dolente.

Sintetico ed efficace.

De Klassieker

Le tre grandi d’Olanda hanno concesso appena due titoli in 35 stagioni alle altre squadre della Eredivisie. Per cui quando si gioca una sfida con due tra Feyenoord, Ajax e PSV, solitamente ci si ferma. E non solo per le cose spiacevoli.

Pure Joel Veltman si è fermato, ma nel momento sbagliato. Al minuto 94 e 15 secondi di una gara praticamente finita sullo 0–0 si è auto-uccellato con l’autogol che ha deciso la contesa. De Kuip impazzito e il Feyenoord è magicamente in corsa per il titolo.

A cura di Gabriele Anello, Sebastiano Iannizzotto e Matteo Serra

--

--