Te ne vai con la mia storia tra le dita (dei piedi)

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
3 min readFeb 9, 2017

Siamo stupidi, tutti. Guardiamoci in faccia e gridiamo la verità: ci accorgiamo sempre di amare qualcuno quando questo è ormai andato. Mentre ce l’abbiamo siamo li, pensiamo tutto sia eterno, pensiamo “Lo vedrò domani” mentre preferiamo una birra con gli amici. Poi, improvvisamente, il domani non c’è più perchè questo qualcuno decide che è tutto finito.

Sarà dura senza Philipp Lahm perchè lui era un grande amore. Per i prossimi giorni staremo rannicchiati in poltrona a guardare repliche di “Una mamma per amica” mangiando del gelato direttamente dal barattolo, come fanno i personaggi di “Una mamma per amica” quando stanno male, credo. Potevamo vederlo ancora, guardarci qualche partita della Bundes in più, ma questo Bayern è troppo vincente per attrarre interesse (oddio, l’ultima l’ha pareggiata ma ora non mi fa gioco ricordarlo). Maledetto Bayern schiacciasassi (!!!), ci hai negato la possibilità di goderci ancora Philipp! E ora cosa faremo?

Lahm è nato nel novembre ’83. Questo significa che a giugno, quando giocherà l’ultima partita di tutta la sua vita, non avrà nemmeno 33 anni. A 33 anni Ibra era a metà della sua avventura trionfale col PSG, Totti a 33 anni afffrontava l’addio del primo Spalletti, Maldini a 33 anni non aveva ancora alzato le sue due ultime Champions League. E Lahm? Lui smette. Perché è un egoista maledetto, pensa solo a se stesso. “Posso assicurare che darò tutto solo fino a fine stagione, ma non di più”. Capito? Lui a fine stagione ha deciso che non potrà dare di più e se ne va! L’ha deciso da solo, senza consultarci, perché tanto che gliene frega a lui se poi noi stiamo male e dovremo sorbirci decenni di “il nuovo Lahm” ogni volta che esce fuori un Andreas Beck qualsiasi.

Stronzo.

No, scusa, non volevamo. È che l’amore a volte gioca brutti scherzi e ci fa pervadere dal furore. Ora che tu, Lahm, non ricoprirai più tutti i ruoli del mondo con quella diligenza, quella grinta, quella rapidità, quella tecnica e quella sapienza, noi ci sentiamo un po’ persi. E dai, puoi anche capirci, no? Tu hai vinto tutto nella vita, tra Champions League e Mondiale, quasi sempre avevi la fascia di capitano e la faccia tranquilla di chi sa di stare a posto con se stesso, sa che sta profondendo impegno massimo mettendo a disposizione doti fisiche e tecniche che in un’altra vita gli avrebbero permesso di vincere tutto ugualmente ma impegnandosi di meno. Tu sei perfetto, Philipp. Sei quello che tutti vorrebbero essere e quello che tutte le mamme vorrebbero per le proprie figlie. Sei quel tipo di uomo che risponde “L’ho già fatto amore” quando la moglie gli chiede di riparare il cassetto della cucina. Sei sleale. Come tutti quelli che sanno di non avere nulla che possa non farli amare.

Da giugno inizierà una nuova vita: per te la tua, per noi la nostra. Ti auguriamo tutto il bene del mondo perché te lo meriti. Ci dispiace se a volte siamo stati un po’ distanti, se ci siamo fatti distrarre dalle finte di Cristiano o dai dribbling nello stretto di Lionel. Se abbiamo applaudito più spesso i gol di Lewandowski che i tuoi cross, i tuoi recuperi, la tua protezione palla, la tua posizione sempre impeccabile. E’ che te lo vedevamo fare da quindici anni, pensavamo avresti continuato per sempre. Te ne vai senza averci dato il tempo di immaginare una vita in tua assenza. È un tuo diritto, ma le parole che hai usato ci hanno fatto male. “Rifiuto il ruolo di direttore sportivo del Bayern perché voglio stare un po’ da solo” (più o meno hai detto questo, no?) sono le parole di uno che non ha capito quanto è importante per noi. Ma è un tuo diritto, ok, perdonaci, non possiamo arrogarci il diritto di criticarti.

Addio Philipp. Speriamo che tu ora stia bene. Noi no. Noi avremo bisogno di molto tempo per riprenderci perché uno come te non ci mette sempre tanto a tornare.
Ancora addio Philipp. Ci lasci in un inferno di Sebastian Jung e Marcel Schmelzer. E non so mica se ce lo siamo meritato.

Chiudi la porta quando esci, per cortesia. No, non sto piangendo, è il riscaldamento che è troppo alto.

--

--