Tennis femminile: un’analisi generazionale

Crampi Sportivi
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6 min readMar 31, 2016

Tennisticamente parlando, sono cresciuto in un era in cui chi era al comando delle classifiche, e non parlo solo della N.1 al mondo, aveva meno di 23 anni, occupava sette delle prime otto posizioni della classifica WTA e vinceva sempre. Sempre:

L’unica eccezione in quella classifica era Martina Navratilova (allora numero 3 al mondo), a quei tempi 34enne, poco più giovane della 35enne di oggi Serena Williams.

Il periodo Graf-Seles, gioventù al potere

Mi riferisco al periodo a cavallo della fine anni ’80 e l’inizio dei ’90, quando l’era Navratilova-Evert (rispettivamente classe 1956 e 1954) stava per terminare e l’era Graf-Seles (classe 1970 e 1973) stava per iniziare.

Fu quello un passaggio generazionale molto brusco. Il cambio della guardia concise con un radicale cambiamento dei ritmi del gioco, che si fece più veloce e ripetitivo. Non più serve&volley e “gesti bianchi”, bensì gioco prevalente da fondocampo, aggressivo, anticipato:

https://www.youtube.com/watch?v=42bxY6Pq8SE&feature=youtu.be&t=8m7s

La nuova guardia, giovanissima e con le idee molto chiare, iniziò a battere con regolarità le veterane. Alle vittorie sulle ex regine seguirono altrettanti successi nei tornei del Grande Slam: dal 1988 al 1996, su 36 Slam disponibili, Graf e Seles ne portarono a casa ben 29 (rispettivamente 20 e 9), lasciando solo le briciole alle rivali. In quegli anni tedesca completo’ il Grande Slam (1988), appena 19enne.

Dietro a Seles e Graf c’era comunque una generazione affamata e dalla mentalità vincente: Sabatini (classe 1971), Sanchez Vicario (1972), Capriati (1976), Martinez, Novotna. Tutte o quasi, nel decennio a venire sarebbero riuscite a mantenere posizioni da top-ten nel ranking mondiale a vincere tornei Slam.

Novembre 1990: Seles e Sabatini al Madison Square Garden prima della finale del Master, vinto dalla yugoslava in 5 set.

Nel 1996, la Graf aveva 26 anni (per capirci, l’età che oggi ha la Azarenka), mentre la Seles 23 (l’età che ora ha Garbine Muguruza).

Dalla Hingis alle sorelle Williams: da teneagers a teenagers

L’anno a seguire, 1997, il circuito veniva investito da un’altra rivoluzione giovanile.

Ad affermarsi fra le giovani promesse era Martina Hingis (classe 1980). La svizzera quell’anno riusci a vincere il suo primo Slam (Australian Open) quando ancora non aveva compiuto 17 anni. Nella stessa stagione sfiorò il Grande Slam (sconfitta in finale a Roland Garros da Iva Majoli).

Roland Garros 1997, Hingis e Majoli durante la premiazione.

La “vecchia guardia” Seles e Graf, per problemi diversi, non sembrava più in grado di essere competitiva come nel decennio precedente. Con la Hingis un nuova generazione stava emergendo: Pierce (1975), Davenport (1976), Majoli (1977), giocatrici che a fine anno erano stabilmente nelle prime dieci, e che avrebbero vinto Slam negli anni successivi:

https://www.youtube.com/watch?v=SjqqfcGhNJE&feature=youtu.be&t=15m34s

Final Wimbledon 1997: punti di altissima qualità fra Jana Novotna (29enne all’epoca), una delle ultime purosangue “serve and volley”, e Martina Hingis.

Da li’ a breve, a queste giocatrici prima si sarebbero aggiunte le sorelle Williams (Venus classe 1980 e Serena classe 1981), Clijsters (1983), Henin (1982) e Mauresmo (1979). A fine 2001, la classifica vedeva nuovamente sette under 23 nelle prime 9 posizioni (le prime due giocatrici del ranking erano occupate da Davenport e Capriati, che nel 2001 avevano appena 25 anni e già totalizzato 3 Slam a testa):

Nel decennio a venire, dal 2001 al 2011 (anno del ritiro della Henin a 29 anni e ultima vittoria Slam della Clijsters, anni 28), le giovani top-ten del 2001 vinsero 33 dei 44 Slam a disposizione: Serena 12, Venus 5, Henin 7, Clijsters 4, Capriati 3, Mauresmo 2.

https://www.youtube.com/watch?v=z92gP2BFdh8

Final Wimbledon 2006: Amelie Mauresmo (27 anni) e Justine Henin (24 anni), due talenti cristallini in un match giocato a tutto campo. L’ultima finale a Church Road fra due tenniste con rovescio ad una mano.

I recenti anni incerti

Riparto dal 2011, non a caso. È l’ultima stagione che registra quattro giocatrici under 23 fra le prime otto: Wozniacki (1990), Radwanska (1989), Azarenka (1989), Kvitova (1990):

Il 2011 è l’ultimo anno nel quale si registra un ennesimo passaggio generazionale ai vertici delle classifiche. Questa volta pero’, a differenza del passato, l’ondata non persiste, ma si fiacca fino, in alcuni casi, ad annullarsi. E succede che per la prima volta dopo almeno 30 anni — quando a cavallo fra ’70 e ’80 Navratilova ed Evert avevano “disinnescato” la nuova generazione guidata da Mandlikova e Austin — le giovani promesse non riescono a stabilire una nuova leadership.

La “linea verde” del 2011 riesce infatti a racimolare appena 3 Slam (2 Azarenka e 1 Kvitova) dal 2012 ad oggi. Gran parte del restante bottino viene vinto per manifesta superiorità da Serena Williams (8). I rimanenti Slam sono distribuiti fra Sharapova (2) e 3 outsiders, tre delle quali vincitrici solo a fine carriera e oggi ritirate dal circuito (Bartoli, Li Na, Pennetta).

Finale US Open 2014: Serena “in total control” vince senza soffrire troppo contro Caroline Wozniacki.

Il fattore “under” non sembra più determinante, anzi a vincere ora sono quasi esclusivamente giocatrici più esperte.

Un futuro senza regine?

Ad incertezza, dietro a Serena, si aggiunge altra incertezza: le giovani affacciatesi in questi ultimi anni, vedi Halep (1991), Bencic (1997), Muguruza (1993), Pliskova (1992), Bouchard (1994), sembrano soffrire della stessa determinazione a vincere con continuità. Di questo gruppo solo Muguruza (Wimbledon nel 2015) e Halep (Roland Garros nel 2014), hanno raggiunto una finale Slam e la top ten della classifica WTA.

Torneo di Stoccarda 2015, secondo turno, Halep e Muguruza si sfidano nel secondo turno.

L’unica vera certezza è rappresentata dal fatto che non esiste una reale e solida alternativa a Serena Williams. E indipendetemente dalla presenza di Serena, non sembra che il panorama attuale sia e sara’ in grado di produrre nel prossimo futuro una Nuova e Stabile Numero 1.

1) l’assenza di grandi rivalità: ci sono tante rivalita’ “minori” tra tante giocatrici, piu’ casuali che causali. Più dettate dal sorteggio di tabellone che dal ritrovarsi in finale — come accadeva a Navratilova-Evert, Graf-Seles, Williams-Henin — perché semplicemente si sono sconfitte tutte le avversarie in tabellone.

2) la scarsa abitudine a vincere con costanza (match e tornei), nonché la buona abitudine a perdere, soprattutto nei primi turni. Un paio di esempi recenti per spiegare il fenomeno: nel recente torneo di Dubai, le prime otto teste sono tutte uscite fra il primo e il secondo turno. Qualche settimana più tardi ad Indian Wells, dieci delle prime 16 teste di serie erano out prima dei quarti di finale.

3) l’appiattimento degli stili di gioco: l’evoluzione del tennis moderno ha portato tantissime buone giocatrici ad adottare una stile di gioco, tatticamente e tecnicamente, molto simile, con la pressione da fondo campo e scarso o nullo utilizzo del serve and volley. Ci sono molti, se non tanti match speculari, dove alla fine ad essere determinanti sono le (purtroppo) variabili condizioni fisiche e la tenuta mentale del momento. Questo spiega i risultati altalenanti delle top ten di turno.

Penso ad esempio a Ivanovic e Wozniacki, la prima in grado di vincere uno Slam (Roland Garros 2008), la seconda in cima al ranking WTA nel 2011. Tornate entrambe nel 2014 fra top 8, nel 2015 sono state nuovamente vittima dall’ennesima crisi di risultati.

https://www.youtube.com/watch?v=to2_4E4_ZIY

Semifinale del torneo di Cincinnati 2014: uno dei punti più alti del 2014 tennistico di Ana Ivanovic, che riesce a battere Maria Sharapova in 3 tiratissimi set.

Sempre rivolgendo uno sguardo al passato, e’ interessante notare come la rottura degli equilibri e la nascita di nuove campionesse si sia sempre verificata in corrispondenza con una significativa variazione delle forma del gioco: è successo con Graf e poi Seles, quindi con le Williams e poi Henin, l’ultima vera innovatrice in grado di mettere in crisi le rigide maglie del power tennis moderno.

Ed è successo con giocatrici giovani e determinate.

Nell’attesa che una nuova (giovane?) campionessa emerga dall’incertezza di questa stagione di mezzo, rendiamo il giusto tributo a due giocatrici, Agnieszka Radwanska (1989) e Roberta Vinci (1983), di certo le uniche fra le attuali top ten in grado di giocare un tennis diverso, innovatore e forse vincente:

https://www.youtube.com/watch?v=uJSM9XByUA8

Doha 2016, quarti di finale, Radwanska riesce a passare in lungolinea Roberta Vinci, ben posizionata a rete dopo un’ottima volee di rovescio.

A cura di Davide Giulietti

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