The biggest change of all

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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6 min readSep 13, 2016

Il figlioletto di Yao Zhiyuan e Fang Fengdi, due cestisti, a 9 anni era alto 1,65m e calzava scarpe numero 41. Quando raggiunse il pieno della maturità fisica toccò i 2.29 metri. Chiunque a quel punto gli avrebbe augurato di cavarsela nella pallacanestro, in modo da fare una splendida carriera nello sport, tuttavia Yao Ming non era bravo a giocare a basket, era nato per giocare a basket.

Da qualche giorno, Yao è stato introdotto nella NBA Hall of Fame di Springfield, anche se a qualcuno pare non sia andata giù questa cosa. Il centro cinese è senza dubbio un giocatore che ha spostato gli equilibri. Lo ha fatto in campo, con un fisico fuori dalla norma abbinato a una tecnica impressionante. Lo ha fatto fuori, diventando di fatto il collegamento fra due mondi abbastanza lontani come la Cina e gli Stati Uniti, ora decisamente molto meno lontani rispetto al 2002, anno del suo arrivo negli States.

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L’arrivo di Yao in NBA. Si ha l’idea della pressione, le difficoltà di adattamento, le difficoltà ad esprimersi che ha avuto il cinese durante i suoi primi periodi nella Lega.

Yao arriva nell’NBA con il Draft del 2002, per mezzo del cosiddetto “Team Yao”, composto dal suo “negoziatore”, il suo agente NBA, il suo agente cinese e un professore di Economia di University of Chicago. Un sacco di gente, insomma. Yao non fu solo la prima scelta in quel Draft, fu l’apertura di una breccia in un mercato immenso, quello cinese. Il fenomeno Yao va ben oltre quello che concerne il parquet.

Sul parquet comunque non è che fosse messo così male.

Un giocatore dominante è un giocatore che, con la sua sola presenza in campo, è in grado di condizionare la difesa avversaria. A questo, Yao Ming aggiungeva delle mani delicatissime, un movimento di piedi impensabile per un giocatore di quella stazza, un più che discreto tiro fronte a canestro, un’ottima tecnica spalle a canestro dal post medio e post basso, una eccellente percentuale ai liberi (.833 nella carriera NBA), una notevole bravura nel servire assist ai compagni (un picco di 2.3 assist a partita nella stagione 2007/2008). Ha chiuso la carriera con 19 punti, 9.2 rimbalzi, 1.6 assist e 1.9 stoppate a partita.

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Andate oltre le schiacciate. Quel passaggio dietro la testa “alla Bird”? Il contropiede con palleggio dietro la schiena?

Il peso di Yao Ming non va però misurato tenendo presenti solo le sue doti fisiche e tecniche. Il centro cinese è stato di fatto un vero e proprio ponte fra due culture (e due mercati) molto diversi. Yao, nonostante a primo impatto potesse sembrare un ragazzo quasi “tontolone”, lo aveva capito perfettamente. Il suo memoir, “Yao: A Life in Two Worlds”, racchiude già solo nel titolo molto di quella che è stata la sua vita dopo aver compiuto il grande viaggio verso gli USA.

Not many people have tried to do what I am doing, to be part of America and China at the same time. At least not many have tried to do it with so many people watching. One reason is that nobody was allowed to try before. Maybe that’s the biggest change of all. Maybe that’s an important lesson, too — that, with time, everything is possible.

Il centro cinese è arrivato in NBA da prima scelta assoluta (per la prima volta un giocatore senza esperienza competitiva negli USA veniva chiamato con la scelta n°1), portandosi dietro le aspettative di un’intera nazione, ma facendosi carico anche di quelle della sua nuova nazione, l’America. Il cambiamento che Yao ha dovuto vivere rispecchiava un cambiamento più ampio, che anche il suo Paese stava vivendo. Lui e la Cina si trovavano sempre di più sotto l’influsso degli Stati Uniti.

In some ways China is becoming more like America, but I don’t think they will ever be the same. That means I live in two places — one that is very new and different to me, and one that is very old and very different now, too.

Il pensiero di Yao non è banale: la Cina sta diventando come l’America, ma non sarà mai uguale ad essa. Negli anni in NBA la sua terra stava cambiando, mentre lui fronteggiava la sfida di adattarsi a una vita diversa, con il risultato di non sentirsi completamente a casa negli USA e di non riuscire più a riconoscersi completamente nello stile di vita cinese. Avere una doppia casa, alle volte, è come non averne nessuna.

“Assist” di Shaq durante la cerimonia di insediamento alla Hall of Fame

In un certo senso, a entrare nella Hall of Fame qualche giorno fa sono stati tre giocatori simili. Iverson, Shaq e Yao non sono stati in grado di mantenere le enormi aspettative che gravavano su di loro. Shaq ha comunque vinto 4 titoli, ma avrebbe potuto dominare la Lega per molto più tempo, se avesse avuto voglia. Iverson è arrivato a 3 partite dal titolo, proprio contro Shaq, ma è troppo poco considerando il suo talento. Yao… beh Yao non ha mai portato i Rockets oltre il secondo turno dei playoff. Di sicuro, fra i tre, è quello che ha raccolto meno.

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“Nothing is more dramatic than the truth”

Ai Rockets, Yao Ming era chiamato a raccogliere un’eredità pesante, quella di un centro come Hakeem, che aveva fatto sognare i tifosi texani, regalando alla città la gioia di due titoli consecutivi. Per molti, se in roster hai un centro dominante e una superstar come play/guardia, sei già in un ottima posizione per vincere un titolo. Yao ha avuto la possibilità di giocare con Steve Francis e Tracy McGrady nel loro prime. Nonostante questo, i Rockets non sono mai stati davvero competitivi. La tenuta mentale di Yao non ha mai convinto fino in fondo. E poi la fortuna non è stata esattamente dalla sua parte.

Infortunio al piede sinistro nel 2005, nel 2006, nel 2008, nel 2009 e una frattura da stress alla caviglia sinistra nel 2010, che ha di fatto sancito la fine della sua carriera. Yao ha giocato 80 o più partite di Regular Season solo nelle sue prime tre stagioni NBA, saltando per intero la stagione 2009–2010.

Non avranno vinto nulla, però che coppia Yao e Tracy. Due Superstar fuori dagli schemi delle normali superstar NBA. The Big Sleep and The Great Wall of China. Di sicuro non due maschi alfa, forse nessuno dei due era abbastanza leader per emergere in una ambiente come quello NBA, in cui è necessario essere spietati per arrivare in cima e per farsi rispettare. Però c’è stato feeling fra quei due e si vedeva. In campo e fuori. Tra loro pare sia nata una solida amicizia, che continua ancora oggi.

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Non sono poi due persone così differenti, non trovate?

Tra l’altro, Tracy è stato in Cina più volte e ha giocato nella CBA. Ha potuto vedere da vicino la legacy di Yao, come ha recentemente dichiarato in un’intervista:

Then there was Yao’s impact on the global game. You have to understand, before him, basketball wasn’t popular in China. I had made trips there before he came into the league, and there was basketball, but it wasn’t a part of the Chinese culture. Now, there’s over 300 million people in China playing because of Yao Ming.

I saw it. I felt it. That is his legacy. He brought NBA basketball to China and I will forever be thankful that I was able to be a part of it. He introduced the country to Tracy McGrady. We were their heroes. They didn’t see Michael Jordan play, they saw us. They saw Yao.

300 milioni di persone in Cina giocano a basket grazie a Yao Ming. Se la NBA è diventata una lega globale, molto lo si deve a lui. In carriera avrà anche raccolto poco, considerando i mezzi che aveva a disposizione. Ha però anche seminato tanto, costruendosi una reputazione internazionale, diffondendo la cultura del gioco nel suo Paese, dimostrando che un giocatore cinese poteva dominare anche nel campionato migliore del mondo.

Articolo a cura di Andrea Gaetani

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