The Entertainer — La vita secondo Alexi Lalas

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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5 min readDec 16, 2014

Il disegno di Lalas nell’immagine di copertina è stato realizzato da Mathew Kurian per The National.

In quel socialismo
tutto americano
che sa coniugare
NBA e Carlo Marx,
I WANT YOU FOR THE ARMY
e Nashville, tu, estetico
vagabondi per il mondo,
Neil Young prestato al football.

E ti diletti in note country
nello spogliatoio euganeo
e inquietare fai il mister Sandreani
perché il calcio qui non consente
pause on the road, birre Heineken
o sberleffi alla Ginsberg.

Qui la solidarietà
va bene solo di domenica,
prima del calcio d’inizio.

(Fernando Acitelli, da La solitudine dell’ala destra)

Pochi giorni fa, Alexi Lalas ha raccontato brevemente la sua storia in un pezzo pubblicato dalla rivista online The Athlete Story. Un autentico manifesto filosofico in cui l’autore si autodefinisce un istrione prestato — quasi per caso — al pallone.

A 20 anni dal suo arrivo in Italia, l’americano è ancora un personaggio che vale la pena di tenere d’occhio, e noi abbiamo deciso di celebrarlo traducendo e commentando alcune sue citazioni tratte dall’articolo di cui sopra.

Il risultato è un decalogo semiserio in cui Alexi ci svela, a modo suo, alcuni segreti per rendere la nostra vita un po’ meno anonima.

Perché Panayotis Alexander Lalas è sicuramente il calciatore più originale che abbia giocato in Italia. Ed è uno degli esseri umani che rendono questo pianeta un posto maledettamente fico.

1. Farsi crescere il pizzetto

Molto tempo fa, era ancora il secolo scorso, avevo la barba. Ce l’avevo dai tempi del liceo. Il pullman che ci portava a scuola lo guidava un uomo che aveva la barba fino alle ginocchia. Era grande e grosso, un tipo calmo, sembrava un filosofo. Decisi di ispirarmi a lui.
Il mio pizzetto era lungo. Era rosso. Era ridicolo. Ma rappresentava quello che ero all’epoca e, sotto molti punti di vista, quello che sono ancora oggi.

Dovendolo per forza definire, Wikipedia recita nell’ordine “musicista, dirigente sportivo ed ex-calciatore”. Dimenticando decine di altre qualifiche che gli calzerebbero comunque a pennello (Slurpee lover, ad esempio, come lui stesso ha scritto nella sua Twitter bio).

2. Dare spettacolo

Dal momento esatto in cui ho iniziato a fare sport, mi sono considerato un intrattenitore. Sapevo che non sarei diventato il giocatore più forte, ma avrei sempre e comunque messo in scena uno spettacolo.

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Go visto l’american! Il Padova pagò Lalas 400 milioni di lire, dopo che il difensore aveva ben figurato ai Mondiali del 1994: nell’occasione, per la sua fisicità fu paragonato ad un giocatore di hockey.

Se si escludono un paio di italo-americani, fu il primo yankee a giocare in Serie A. Si trattò per Lalas della prima esperienza da calciatore professionista, ma non andò affatto male e la stagione si concluse con la salvezza dei biancoscudati. In questo video, dopo aver segnato al Milan, Alexi dichiara candidamente di non conoscere alla perfezione il regolamento del giuoco.

3. Avere dei miti

Tutto quello che ho detto e fatto era parte della performance. Sono cresciuto negli anni ’80, col mito delle grandi rockstar. Amavo la loro voglia di diventare memorabili, a prescindere dalle proprie capacità. Lo sport mi ha dato un palcoscenico per provare a fare la stessa cosa.

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In questo eccezionale documento, Alexi performa al Maurizio Costanzo Show con Luca Barbarossa (quanto genio c’è nella scelta di un cantante con QUEL cognome per accompagnare il nostro “proud ginger”?)
Dopo aver meravigliosamente capito di essere live (0:09), i due interpretano alla grande “Tougher than the rest” di Bruce Springsteen. Il pezzo farà parte di una compilation di cover dedicate al Boss.

Lalas, the soccer rocker, è un musicista vero. A giugno è uscito “Infinity Spaces”, il suo album più riuscito. Ma già nel 1996, “Woodland”, realizzato con la band Gypsies, aveva letteralmente conquistato una giovanissima Chelsea Clinton.

4. Farsi ricordare

Sapevo che non tutti avrebbero amato la mia pazzia, ma speravo che si sarebbero comunque ricordati di me, e magari, del nostro sport.

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A Padova tutti ricordano Lalas: in città non si vedeva tanto estro dai tempi in cui Giotto vi soggiornava per affrescare la Cappella degli Scrovegni. La permanenza di Alexi nella città di Sant’Antonio fu uno spettacolo nello spettacolo: giocava in strada con i ragazzini del quartiere; una volta i carabinieri lo fermarono perché alle due di notte si faceva la telecronaca mentre calciava un pallone contro la saracinesca di un garage; un’altra volta affrontò di petto un gruppo di ultras biancorossi, strappandogli uno striscione che criticava il compagno di squadra Galderisi.

Lalas ha inoltre giocato 96 gare con la maglia della sua nazionale, contribuendo in maniera decisiva all’aumento di popolarità del soccer nel nordamerica. Nel 1995 si guadagnò la copertina di FIFA e, dopo uno storico successo per 3–0 sull’Argentina in una gara di Copa America, Diego Armando Maradona in persona si avvicinò a lui per presentarsi e chiedergli la maglietta. “Il momento più bello della mia carriera”, dirà più volte il nostro.

5. Rimanere se stessi

Stavo vendendo me stesso, oggi si direbbe il mio “brand”. Ma sono sempre rimasto me stesso. Non ho mai tentato di essere qualcun altro.

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Lalas ha attirato anche qualche antipatia nel corso degli anni. Quando scelse di giocare in Italia anziché in Inghilterra, il Times lo definì “un’aragosta gigante, impacciata e sbilanciata”.
Anche Zdenek Zeman non risparmiò frecciatine al rosso americano. Che di peli ne aveva parecchi, ma sulla lingua proprio no.

6. Fuggire la noia

Il fatto che mi considerassi un intrattenitore non significa che non lavorassi duramente per migliorare come calciatore. Ma non ho mai voluto essere noioso.

Nel 2000 fu dato alle stampe “Alexi Lalas — Soccer Sensation”, libello di 24 pagine concepito con lo scopo di iniziare i bambini americani al gioco del calcio. Inutile dire che trattasi di capolavoro assoluto, ricchissimo di eloquenti sillogismi à la Peppa Pig. Capitolo 1: “Alexi Lalas gioca a calcio. I calciatori devono correre molto. Alexi deve correre molto durante le partite.”
Tutti amano Alexi Lalas.

7. Capire quando è ora di cambiarsi

Oggi il pizzetto non c’è più. E uso abiti eleganti anziché tute.

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Lo scorso maggio, Alexi si è laureato in Inglese alla Rutgers University, 26 anni dopo la sua prima iscrizione. «È la cosa più faticosa che abbia mai fatto. Se potessi tornare indietro non lo rifarei. Ma sono contento: i miei bambini così capiscono che se si inizia una cosa bisogna portarla a termine.»

8. Amare la commedia

Faccio ancora parte dell’industria dell’intrattenimento. Quello che faccio adesso come personaggio televisivo è semplicemente un altro ruolo nella commedia.

Dopo una breve carriera da dirigente (è stato presidente dei LA Galaxy e uno degli artefici del trasferimento di David Beckham negli States), Lalas è oggi accreditato commentatore di ESPN e ABC. Anche se si presenta con quel computer.

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E se non sembra completamente a suo agio con le avanzatissime tecnologie delle tv americane.

9. Avere la giusta arroganza

Mi circonderò sempre di persone capaci di combinare talento e personalità, ampie vedute e una giusta arroganza. Io non mi scuso per questo e anzi mi lamento perché più atleti dovrebbero essere incoraggiati ad essere intrattenitori.

10. Soprattutto, sentirsi artisti

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