The French freak

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readFeb 8, 2017

Molto recentemente Dennis Lindsey, team manager dei Jazz, ha manifestato il proprio disappunto per l’esclusione di Rudy Gobert dalla selezione dell’Ovest dell’All-Star Game. I centri eletti al posto del francese sono DeMarcus Cousins, Marc Gasol e DeAndre Jordan.

Ora… non è mai giusto mettere a confronto giocatori diversi in sistemi diversi, ma a occhio e croce nessuno rimarrà scandalizzato nel sentire che effettivamente Cousins, Gasol e Jordan attualmente sono giocatori più decisivi e più completi di Gobert. Certo, giocare negli Utah Jazz — non esattamente la franchigia più appariscente dello sport americano — in questo senso, non l’ha aiutato. Questo dato, tuttavia, non sminuisce affatto la posizione che Gobert si sta prendendo all’interno dell’NBA: Lindsey ha esagerato, ma bisogna ammettere che l’evoluzione del centro francese sta raggiungendo vette che difficilmente avremmo preventivato.

Rudy Gobert è stato scelto con la 27° scelta assoluta nel Draft 2013: la posizione è stata giusta, commentarla alla luce di ciò che vediamo oggi non è corretto ed è troppo facile. Il Draft del 2013 è stato uno dei più indecifrabili degli ultimi anni: molti dei giocatori scelti erano (e in parte sono) in ballo tra più ruoli e molti erano accomunati da parametri fisici estranei alle abitudini (pensiamo ad Antetokounmpo, Oladipo, MCW e Kelly Olynyk tra gli altri).

Gobert si presenta alla NBA come giocatore d’area: abilissimo a stoppare, difendere nel pitturato e catturare rimbalzi grazie ad un’apertura alare di 235 cm, la più grande della lega. I dubbi sul giocatore, dunque, erano prevalentemente offensivi: il suo gioco spalle a canestro era decisamente limitato, stesso discorso per la difesa lontano dal ferro, limitato era anche il suo jumpshot dalla media distanza (pane per i lunghi moderni) e in generale si notava come le sue manovre offensive non fossero particolarmente fluide e precise.

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Per dire: Rudy Gobert “Power Forward” MAI NELLA VITA.

Il Rudy Gobert odierno non è troppo dissimile da quello presentatosi al Draft: le qualità difensive sono lampanti (se non sarà nel primo quintetto difensivo a fine anno è solo perché esiste DeAndre Jordan), l’aggressività a rimbalzo c’è e le lacune offensive permangono, seppur con un miglioramento ammirabile anche in queste caratteristiche. La differenza è ovviamente che l’NBA è un palcoscenico un pelo più importante e riconosciuto del Cholet Basketball, squadra in cui militava in terra francofona:

Nella partita casalinga del 27 gennaio contro i Lakers, Gobert è stato il giocatore più impegnato sul parquet della propria squadra (37 minuti) ed ha siglato 9 punti, 13 rimbalzi (di cui 3 offensivi) e 6 stoppate. In particolare questa stoppata su Brandon Ingram, è interlocutoria del modo di difendere del francese: raramente Gobert scende a difendere oltre la lunetta dei tiri liberi, ma preferisce rimanere in area cercando una stoppata in aiuto, spesso durante un tentativo di penetrazione avversario.

Qui invece Gobert è impegnato contro il proprio uomo e la sua difesa è semplicemente perfetta: attende Mozgov senza mollarlo un attimo e senza lasciarsi ingannare da due finte in cui non credeva nemmeno Mozgov stesso, piazzando alla fine una stoppata terrificante, la prima di quella lunga serata. Queste caratteristiche fanno di Gobert uno dei migliori difensori al ferro della lega: il francese è impegnato a difendere su un tiro di questo tipo 10.9 volte a partita cioè più di chiunque altro e la percentuale media delle conclusioni avversarie è di 42.7%, un dato sbalorditivo.

Il 20 gennaio il nostro uomo, impegnato a Dallas, ha messo a referto un career-high di punti e rimbalzi di 27+25 (VENTICINQUE), condito da due stoppate ad inizio partita. Da questo incontro con i Mavericks si evince come Gobert sia decisamente grezzo e poco avvezzo alle situazioni offensive, ma riesce a raggiungere un buon numero di punti per partita (13) grazie alle doti a rimbalzo offensivo, condite da un sufficiente 65.8% ai liberi (terrificante il 49% del 2013–14), da un continuo movimento di piedi in area (è stato un boxeur in giovane età) e soprattutto da una grandissima quantità di canestro da rollante:

Il sistema di gioco degli Jazz lo esalta ed è plasmato su queste sue capacità: infatti il team di Snyder è ampiamente il primo della lega per punti concessi con 95.4 a serata, a livello di efficienza difensiva i ragazzi di Salt Lake City si inchinano soltanto allo strapotere della Baia (e vabbè…); importante sottolineare come Utah non sia un sistema di difesa non soppesato da un attacco comunque efficace, come lo sono stati i Pacers o i Bulls negli ultimi anni; anzi, per efficienza offensiva la banda di Gobert ed Hayward si piazza al 11° posto della lega.

I miglioramenti di Gobert (anche lui sbattuto in D-League per pochissimo) si apprezzano anche per quanto riguarda le palle perse e i falli: i turnovers di Gobzilla alla sua prima stagione erano ben 2.7 a partita. Oggi, con un impiego notevolmente lievitato, siamo a 1.8; per quanto riguarda i falli invece, i numeri non ci vengono in soccorso (ancora 3 per partita). Un dato grave, ma ammorbidito se pensiamo all’apporto difensivo di Rudy e soprattutto al fatto che tre anni fa, in quel nefasto anno da rookie, i PFPG erano addirittura 4.7 ovvero una quantità inaccettabile in ogni misura.

La cessione di Kanter è stata una grande dimostrazione di fiducia per Rudy Gobert: il francese adesso è chiamato a migliorare le sue abilità da passatore e le sue doti spalle (e fronte) a canestro così che, magari l’anno prossimo o magari tra un paio d’anni, Lindsey potrà sorridere già prima di febbraio.

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