The times they are a-changin’: vademecum delle rivoluzioni in Formula 1 2014

Crampi Sportivi
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8 min readMar 14, 2014

Dal dominio Red Bull al caos invernale dovuto ai nuovi regolamenti: la prossima annata potrebbe rivoluzionare le gerarchie (e la noia) degli ultimi quattro anni. Si riparte dall’Australia e dall’Albert Park domenica all’alba (ore 7 in Italia)

C’è un’immagine che fa capire quanto la F1 sia destinata a cambiare: Sebastian Vettel costretto a riportare, con l’aiuto dei commissari di pista, la propria macchina ai box sul circuito di Sakhir, Bahrain. Un frame fisso nella mente di molti. E’ solo uno dei tanti effetti collaterali del nuovo regolamento approvato dalla FIA per la stagione che sta incominciando. Il motore tornerà a contare davvero, con il ritorno dei turbopropulsori, abbandonati nel lontano 1988. Anche l’utilizzo del motore cambierà: dai 2000 km della passata stagione, un esemplare dovrà durare almeno 4000 km. Oltretutto, i propulsori consentiti per l’uso durante la stagione saranno cinque e non più otto: un game-changing non da poco, specie in un anno di completa rivoluzione. Il KERS sarà compreso all’interno dell’unità motoristica, trasformandosi però nell’ERS-K. Un cambiamento non solo di nome, ma anche di funzione: si passa dai 60kW di potenza utilizzabili per sei secondi nel 2013 ai trenta secondi da 120 kW del 2014. Insomma, la power unit — il nuovo core del motore, a doppia alimentazione combinata tra termica ed elettrica — sarà fondamentale.

I vari musi delle vetture del 2014: tra “formichieri” e spuntoni, addio al tradizionale esemplare.

Gli scossoni regolamentari non riguardano solo il motore, ma anche l’aerodinamica: i musi sono molto più bassi e “originali”, con un’altezza massima di 18 cm dal suolo. Vetture più pesanti, ma la FIA è stata magnanima e ha consentito molti più test rispetto agli anni passati. Ben tre le sessioni disputate dalle scuderie durante quest’inverno: una a Jerez de la Frontera e le altre due a Sakhir, in Bahrain. La terra trema anche per le modifiche “sportive”: la F1 perde definitivamente la numerazione in ordine di classifica dell’anno passato. Ora i piloti hanno potuto scegliere il proprio numero magico, come accade nelle categorie americane: dal 99 al 77, dal 44 al 22. Tanti doppi, così come sono doppi i punti dell’ultimo GP: ad Abu Dhabi la FIA ha deciso di duplicare i punti assegnati normalmente per ogni GP. Una decisione che ha lasciato basiti molti appassionati: che fosse l’unico mezzo per rendere ancora più spettacolare una stagione che promette già di esser unica nella storia della F1?

Infine, i tracciati: rinviato il debutto del New Jersey e del Messico, il circus dice addio all’India, così come quello della Corea del Sud (il poco pubblico e la jeep in pista hanno fatto il resto). Ci sarà un ritorno gradito, quello dell’ex Österreichring, circuito austriaco rimesso a posto dalla Red Bull. Infine, la novità è rappresentata dalla pista di Sochi, in Russia. Dopo essersi preso le Olimpiadi invernali e la Crimea, Putin vuole mettere le mani sulla F1. A quando la Polonia?

Il faraonico tracciato di Sochi, che esordirà quest’anno: Putin ha vinto ancora?

Il terremoto è di magnitudo notevole, specie se consideriamo quanto detto all’inizio sulla Red Bull. Gli austriaci sapevano che le nuove regole avrebbero potuto tirargli un brutto scherzo: una F1 basata sul motore è stata la giusta mossa per (tentare di) concludere il loro dominio. Persino Adrian Newey, genio dell’aerodinamica di Milton Keynes, si è arreso all’evidenza: troppo aggressivo il suo approccio nella costruzione di alcune componenti della RB10. Come si diceva in un film di Derek Cianfrance uscito qualche tempo fa: «Se vai veloce come un fulmine, ti schianti come un tuono». E infatti le parole di Sebastian Vettel hanno fatto un rimbombo allucinante: «Speriamo di finire la gara in Australia: per arrivare a punti, ci vorrà il ritiro di metà griglia […] Tutti sanno quanto siamo indietro». Frasi pesanti come un macigno, che non aiutano neanche l’ultimo arrivato Daniel Ricciardo, promosso a secondo pilota dopo l’addio di Mark Webber.

Intanto, la Mercedes diventa la favorita numero uno di quest’annata: la sua power unit funziona che è una meraviglia e il 2013 è servito a migliorarsi nell’approccio alle gomme Pirelli. I test li hanno visti primeggiare e girare più veloci degli altri. Basti ascoltare le parole di Chris Horner, team principal della Red Bull: «Guardando le simulazioni di gara, la Mercedes a Melbourne potrebbero dare due giri a tutti. L’uomo da battere è Hamilton, pilota talentuoso e veloce per natura». Se sarà una gufata pura e semplice, ce lo dirà il futuro. Intanto, la coppia composta da Hamilton e Rosberg sembra la più in forma del circuito. Soprattutto la più affamata, a differenza di Alonso e Räikkönen. Del duo Ferrari abbiamo già parlato, ma in casa del Cavallino avranno un duplice problema: capire come gestire il binomio formato da due campioni del mondo e vedere fin dove la macchina sarà veloce. Sull’affidabilità per ora nessun dubbio, ma i piloti Ferrari finora sono stati enigmatici sui progressi della vettura, nonostante le difficoltà della Red Bull.

Sebastian Vettel trascina la sua macchina ai box: l’immagine simbolo dei test invernali.

Discorso diverso per McLaren e Lotus. A Woking vengono da un annus horribilis, in cui non è arrivato neanche un podio: a quel punto, si è deciso di cambiare molto. Non Jenson Button, alla quinta stagione con le frecce d’argento, ma Sergio Pérez: il messicano è stato silurato senza troppi complimenti. Al suo posto è arrivato Kevin Magnussen, figlio d’arte del pilota Jan, già ammirato negli anni ’90. Il ragazzo è giovane, ma si è fatto valere nei test.

L’ultimo anno di partnership con la Mercedes potrebbe far rifiorire la McLaren, pronta a passare a Honda nel 2015: chissà che la vettura di Woking non possa riservare sorprese. Anche la Lotus potrebbe riservarne, ma non di positive: i fasti dell’ultimo biennio sembrano difficili da ripetere. La scelta di Pastor Maldonado per sostituire Kimi Räikkönen dimostra come non ci siano soldi freschi dalle parti di Enstone. E ciò spiega anche l’addio del finlandese, che evidentemente temeva un ridimensionamento della scuderia francese. Lo sviluppo della vettura 2014 è in pieno svolgimento: la power unit della Renault è sembrata debole e non ci saranno deroghe ai lavori sul motore, chiusi il 28 febbraio. La macchina è un punto interrogativo, tanto che la scuderia non ha partecipato ai testi di Jerez. Oltretutto, i due piloti dovranno gestire una grossa rivalità tra il francese e il venezuelano, che si sono già affrontati quando militavano in GP2.

La fama di Maldonado e Grosjean in F1 sintetizzata in un efficace manifesto.

In questo scenario, chi userà la power unit targata Mercedes beneficerà di un grande vantaggio sul resto del gruppo. Tra questi, Force India e Williams hanno dimostrato di aver un ottimo passo nei test. Il team indiano, per altro, può vantare sulla coppia di piloti più promettente del circuito: Sergio Perez ha vissuto un anno difficile, ma rimane un ragazzo dal futuro luminoso. Nico Hulkenberg ha disputato la sua miglior stagione della sua carriera, ma né la Lotus, né la McLaren hanno creduto in lui. E così il tedesco è tornato in Force India, dove Vijay Mallya lo aspettava a braccia aperte. Entrambi sono volati in Bahrain, così come la Williams. La scuderia di Grove ha vissuto un 2013 orrendo, uno degli anni peggiori della sua gloriosa storia. Ciò nonostante, Sir Frank Williams non si è scoraggiato: ha lasciato andare Maldonado e i suoi petroldollari, mentre ha confermato il giovane Valtteri Bottas, che ha fatto bene sul finale della scorsa stagione.

La Williams ha ingaggiato Felipe Massa, stanco dei giochini di potere alla Ferrari e voglioso di rimettersi in gioco. Con la motorizzazione Mercedes e l’accordo con la Martini (tornata in F1 dopo l’ultima volta, nel 1979), la Williams potrebbe tornare a essere una macchina di alta classifica. E il miglior tempo registrato da Massa sia a Jerez che in Bahrain lo conferma. Intanto, il campionato dello “stile” è stato già vinto dalla casa di Grove.

Lo stile della nuova Williams Martini Racing: sembra uscita da un film di James Bond. Di quelli buoni.

Poi ci sono le retrovie, che aspettano movimenti tellurici di rilievo. La Sauber riparte dal sostegno dei russi e con Peter Sauber ormai proprietario, ma non più team principal. La casa di Hinwil spera che l’ingaggio del “pianista” Adrian Sutil porti la scuderia qualche risultato; intanto, la conferma di Esteban Gutiérrez è il minimo per il finale di stagione disputato l’anno scorso dal messicano. Tuttavia, senza i soldi di Carlos Slim, sarà tutto più difficile per la casa elvetica.

La Toro Rosso ha scelto l’anno sbagliato per cambiare motore: dopo sette anni di partnership con la Ferrari, ha seguito la casa madre e ha scelto la Renault. Adesso, Vergne e Kvyat (campione GP3) rischiano di passare un brutto inizio di stagione: nei test, la scuderia italiana ha girato meno degli altri. Se c’è una certezza, è la Catheram: i malesi continueranno a bazzicare in fondo alla classifica, nonostante il ritorno in F1 di Kamui Kobayashi. Il giapponese ha fatto vedere bei numeri nei tre anni e mezzo precedenti nel circus, non è fiducioso sulla CT05. «Ci dobbiamo preoccupare: la Catheram non è neanche al livello della F1, andrebbero più veloci le vetture di GP2»: insomma, l’ex Sauber vivrà una situazione gattopardesca, dove tutto cambia perché nulla cambi (almeno per la Catheram).

Kamui Kobayashi è l’unico pilota a tornare in F1 dopo un anno sabbatico. Ahimè, con la Catheram.

Insomma, il giusto sisma per un mondo che sembrava narcotizzato dal dominio della Red Bull. Ci sono due circuiti nuovi, tante novità regolamentari. Sui piloti: sette hanno cambiato scuderia e Kobayashi è tornato dopo un anno di stop. Webber, Di Resta e il duo Pic-Van der Garde hanno salutato la F1, mentre ci sono tre esordienti (Magnussen, Kvjat ed Ericsson). Su dodici giornate di test, in undici sessioni una vettura motorizzata Mercedes ha chiuso in prima posizione e la Red Bull non è mai stata vicina ai primi. Alonso ha già detto che la differenza tra qualifiche e gara sarà enorme; c’è chi ipotizza addirittura che nessuno riesca ad arrivare alla bandiera a scacchi dell’Albert Park di Melbourne. Finito? No: pare che in Australia, a differenza del solito, la gara sarà addirittura bagnata.

Si spera che gli scossoni siano terminati. Ma dimenticavo qualcuno: la Marussia, che ha confermato Jules Bianchi e Max Chilton per il 2014. Pronta a sfidarsi con la Catheram a ritmo di taxi? Forse no, a giudicare da quanto ha affermato Jenson Button, vecchio volpone che ha alle spalle 14 anni di Formula 1. Sulla scuderia russa, il pilota della McLaren ha dichiarato con fare troll-esco: «Attenzione a loro. Ho visto girare Bianchi e mi sembra che vadano molto più veloci. Sorprenderanno tanti tifosi». Una dichiarazione che ti fa tremare, quasi ti sconvolge. Come un terremoto.

Marussia in grande spolvero nei test: la volta buona per Bianchi e Chilton?

Gabriele Anello. Presunto giornalista. La Roma ha Gervinho, l’Inter ha Jonathan, a noi è toccato lui @nellosplendor

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