Tipologie di persone che ameranno i playoff NBA

Gli impazienti pigri che si stufano subito di tutto

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
5 min readApr 27, 2015

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Non c’è bisogno di capire di basket, di aspettare 2–3 passaggi, di imparare i nomi di troppi giocatori, quando ci sono James Harden e Steph Curry in campo. Questi due personaggi, dalle caratteristiche fisiche anche piuttosto marcate — il talebano punk rock (cit. Bagatta) e il ragazzino con gli occhi azzurri (così il pigro non deve neanche concentrarsi per ricordarsi il nome o il numero o la faccia) — rappresentano la tipologia di giocatore perfetta per chi non ha la pazienza di entrare troppo nel mondo del basket. Semplicemente basta tenere gli occhi fissi su di loro. Avranno sempre la palla, segneranno sempre, ti intratterranno con un mucchio di highlights e di roba pazzesca da pubblicità, sorrideranno, balleranno, esulteranno in modo pittoresco e fico. Potrebbero giocare anche senza squadra, la loro squadra, e comunque continuare a fare tutto, segnare, far impazzire avversari e pubblico. Ultima cosa, molto importante, piacciono anche ai non pigri.

I romantici, malinconici, facili alle lacrime e alla nostalgia

Questo potrebbe essere l’ultimo anno di Tim Duncan e Paul Pierce.
Dopo il Titolo dell’anno scorso Duncan annunciò che avrebbe continuato ancora una stagione. L’eventualità di concludere la carriera al quinto titolo, vendicandosi della finale persa l’anno prima, alla veneranda età di 38 anni, con il ginocchio in condizioni precarie, sarebbe stata la scelta più assennata e naturale da parte del caraibico. Ma Tim Duncan è tanto assennato quanto poco naturale e vuole dimostrarci ancora qualcosa: vincere due anni di seguito e lasciare? Vincere due anni di seguito e tornare alla sua forma originale di essere luminoso e onniscente? Arrivare in finale e rivelare in diretta mondiale il segreto della vita? Magari durante un time-out breve? Non ci lasciare mai Tim.

Paul Pierce, glorioso capitano dei Boston Celtics oggi è un eroe ramingo. Dopo l’esperienza a Brooklin approda nella capitale, in aiuto del talento giovane che esprimono gli Washington Wizards. Per tutti i detrattori che lo davano già bollito, “The Truth” ha fatto vedere che a 37 anni lui gioca solo ai playoff, perché la regular season è da pivelli. Quindi in Gara 1 contro i Raptors è sceso, ne ha messi 20 con 4 triple e ha sbancato Toronto riprendendosi il fattore campo. Per uno che nel 2000 è stato accoltellato in un night e si è salvato grazie al giubbotto di pelle che indossava, queste sono barzellette. Non ci lasciare mai Paul.

I guerrafondai, i vendicativi, gli assetati di sangue e i violenti

Anche quest’anno non si scappa: i Chicago Bulls incontreranno Lebron James. Che giochi con i Cavs o con gli Heat cambia poco, quando LBJ incontra Derrick Rose, Joakim Noah, Taj Gibson e compagni, vecchi e nuovi, è sempre una carneficina, è sempre una guerra, ma non sportiva, si sbranano proprio, se le danno di santa ragione, ormai questa non è più una serie normale, il livello di adrenalina e di tensione è alle stelle. E c’è dell’altro, dopo anni di dominio Lebron, questa è la volta che Chicago la può spuntare, già li sento che affilano armi, li sento da qui.

Chi vuole cazzeggiare e divertirsi

Ai playoff il livello non sale solo per i giocatori, ma anche per gli ex giocatori che oggi stanno dietro un microfono e commentano le partite, analizzano le statistiche, ma più di tutto portano la frase “cazzeggiare e fare i coglioni” ad un nuovo ed esaltante livello qualitativo. Chi meglio di Sir Charles Barkley e Shaquille O’Neal. Non posso dilungarmi sulle loro gesta, non posso e non voglio perché sarebbe come tarpare le ali a due geni e due artisti. Quindi per darvi un’idea vi propongo queste due cose:

Chi si occupa di criptozoologia (branca della zoologia che studia gli esseri la cui esistenza è solo frutto di ipotesi, senza certezze scientifiche)

Ora io non ho le prove per dirlo con certezza, ma pare che sia stato avvistato un ventiduenne di 2.10, con gli arti superiori di una lunghezza innaturale, con la capacità di bloccare ogni pallone ad una qualsiasi altezza, con il furore tentacolare dei 20 e più rimbalzi a partita. Qualcuno sussurra persino che stia imparando a tirare da sempre più lontano e che viva nelle acque del Mississipi, in Louisiana. Si chiama Anthony e se non ti trovi nella traiettoria è anche simpatico.

Gli amanti del mar dei Caraibi, più nello specifico delle Piccole Antille, più nello specifico delle Barbados, più nello specifico delle ragazze delle Barbados, più nello specifico di Rihanna, più nello specifico di Rihanna quando non canta ma sta alle partite a fare gli occhioni.

Rihanna non è solo quella che scende al palazzo a fare la splendida, Rihanna è la vera e propria musa dell’Nba. E’ ormai una presenza mistica e magica. Sono stati fatti degli studi sull’influenza che ha sulle squadre e sui giocatori. No, non è una battuta. Sono stati fatti degli studi, li trovate qui.

Secondo questa analisi, ogni volta che Rihanna illumina il palazzo Kevin Durant segna di più (dal 31.5 al 35.5) e prende più rimbalzi (dal 7.6 all’8.5). Le percentuali di Dwight Howard ai liberi salgono, mentre Deron Williams si sgretola come l’ultima neve all’arrivo della primavera. Rihanna non è una tifosa vecchio stampo, alla Jack Nicholson per dire, lei ama tutto il basket, segue tutte le squadre, la trovate a Brooklyn, a Miami, a Los Angeles, a Orlando, a New York. I ragazzi si emozionano e ogni volta danno il meglio. Ma oltre a questa cosa di manipolare a piacimento l’andamento delle partite, ha un’altra caratteristica che pochi conoscono, è tipo bella bella bella.

I burberi, gli scontrosi, i ruvidi, gli scorbutici che in realtà hanno un cuore d’oro, ma che se glielo fai notare si incazzano

Gregg Popovich odia le interviste durante la partita, odia tutte le interviste e tutti i giornalisti in realtà, ma quelle durante la partita lo fanno uscire matto. In vent’anni è riuscito a collezionare una sequela di rispostacce, non-risposte, scherzi, battute, scontrosaggini, che una di queste notti gli andranno a fare visita i fantasmi dei natali passati, presenti e futuri. Ora che la sua vittima e il suo ormai vecchio amico Craig Sager non può essere a bordo campo a stuzzicarlo, a causa, purtroppo, di una brutta battaglia contro la leucemia, il vecchio Pop sarà costretto a trattare male altri giornalisti e a prolungare da solo (solo al momento speriamo) questa tenera tradizione. L’arte affettuosa di trattare male i giornalisti non si estinguerà e Sager tornerà al palazzo con un vestito assurdo a fare domande semplici e farsi rispondere a monosillabi.

I religiosi

Perché da qui è passato Gigi “Jesus” “Gigione” Datome.

Articolo a cura di Valerio Coletta e Francesco Zanza

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