Tomoaki Makino: un uomo, un perché

Crampi Sportivi
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2 min readFeb 26, 2016

Blaise Pascal diceva:

«Gli uomini sono così necessariamente pazzi che sarebbe essere pazzo, con un’altra forma di follia, il non esserlo».

Una lezione che può valere tranquillamente anche nel calcio. Specie se ti chiami Tomoaki Makino.

Classe ’87 cresciuto nei Sanfrecce Hiroshima, Makino fa parte di quell’ondata di calciatori trasferitosi in Germania dopo il Mondiale 2010. Lui è tra quelli che è tornato indietro: la sua avventura con il Colonia è andata male e così lui ha deciso di fermarsi a Saitama, sponda Urawa Red Diamonds.

Ormai è una colonna dei Reds. Gioca in nazionale (la penuria di centrali in Giappone lo favorisce) ed è sponsorizzato dall’Adidas. È un giocatore di riferimento per la J. League ed è attivissimo sui social (vedi Twitter e Instagram). Ma soprattutto è un folle, con la F maiuscola. E non uno di quelli che ti imbruttisce e basta, ma di quelli che ci gode a farlo.

Ecco qui un’antologia del Makino-pensiero.

a) Mi piaccio così tanto che pubblico sui MIEI social i materiali che MI riguardano.

b) fare il deficiente non è un’opportunità, ma una necessità.

c) il calcio non è il mio unico interesse.

d) se faccio una pubblicità, lo faccio con stile.

e) sembro uscito da Takeshi’s Castle.

g) nel tempo libero faccio il doppiatore del mio personaggio in Detective Conan.

h) faccio la controfigura nei rigori.

i) ma soprattutto mi piace esultare in faccia agli avversari.

Tomoaki Makino, signori e signore. La follia assoluta.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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