Tre sogni

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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6 min readNov 12, 2015

Giocarsi tutto in 180’ non è una novità. Ci sono diverse nazionali che si sono affrontate per un posto al sole in qualche competizione internazionale. Basti pensare ai Mondiali, ma anche ai suoi spareggi, che spesso vedono situazioni drammatiche e raccontano storie a volte anche più profonde di quelle a cui si assiste nella fase finale.

Ecco, in tal senso gli Europei offrono una buona sponda, seppur recente. Fino all’edizione del 1992 (quella clamorosamente vinta dalla Danimarca), non c’è mai stato lo spareggio. Non ce n’era bisogno, perché le partecipanti erano solo otto. Poi dal 1996 si è saliti a 16 squadre e lo spareggio è diventato una pratica diffusa, tranne per il 2008, quando le due peggiori seconde semplicemente non arrivarono alla rassegna di quell’anno.

A proposito di pazzia nei play-off Mondiali, un esempio del 2009.

Stasera iniziano gli spareggi per Euro 2016 (Norvegia-Ungheria), che per la prima volta ospiterà 24 squadre, di cui 20 già qualificate. L’allargamento delle partecipanti è una buona mossa — per una volta — da parte dell’Uefa, visto che ci saranno ben cinque nazionali all’esordio assoluto e una sesta che potrebbe arrivare da queste sfide supplementari.

L’Ucraina divisa dalla guerra contro la Slovenia di Handanovic, Ibra contro una Danimarca ringiovanita, Pjanic pronto a bucare l’orgoglio irlandese da calcio piazzato e la speranza dell’Ungheria di tornare a una competizione internazionale dopo trent’anni a scapito dei norvegesi, anche loro assenti da parecchio tempo (Euro 2000 l’ultima apparizione).

Tuttavia, cercare di capire questi spareggi senza raccontare come tutto è iniziato sarebbe sbagliato. E allora mentre la Francia presenta il pallone per Euro 2016, noi facciamo un salto indietro nella memoria vi farà ricordare eventi calcistici di cui probabilmente avevate perso conoscenza.

1996 — La prima volta

Nel 1996, l’Europeo viene ospitato dall’Inghilterra. C’è grande attesa, perché gli inglesi sentono di poter tornare a vincere un titolo a trent’anni dal Mondiale conquistato in casa. In più, l’attesa è caricata dal fatto che l’Inghilterra ha clamorosamente mancato la qualificazione a Usa ’94 e il gruppo guidato da Terry Venables sembra da finale assicurata.

Nel frattempo, le qualificazioni corrono come suo solito. Le grosse sorprese sono solo due. La prima è che la Svezia, arrivata terza all’ultimo Mondiale, non arriva neanche alla fase finale dell’Europeo. La seconda è che l’Olanda è stata costretta allo spareggio da un discreto gruppo di giocatori, di cui poi impareremo nomi e movenze.

La Repubblica Ceca è arrivata prima nel suo raggruppamento, costringendo gli Oranje allo spareggio. Solo qualche mese più tardi, scopriremo che gli ex cecoslovacchi stanno per giocare il miglior calcio delle loro vite in quel mese di giugno. La squadra guidata da Uhrin perderà solo in finale contro un pennellone che sta esplodendo a Udine: Oliver Bierhoff.

Fatto sta che l’Olanda è tra le due peggiori seconde nei vari raggruppamenti. A questo punto, sfiderà l’Irlanda, anch’essa sul fondo di questa speciale graduatoria. Uno spareggio singolo su campo neutro: l’inizio dei play-off nella storia dell’Uefa è col botto, anche perché lo stadio che ospita l’evento è l’Anfield di Liverpool.

Nel freddissimo dicembre britannico, l’Irlanda di Jackie Charlton tenta il miracolo contro una squadra che si “permette” di schierare Seedorf, Overmars, Davids e Bergkamp. A decidere la partita sarà la doppietta di Patrick Kluivert, che fino ad allora aveva vinto la Champions League con l’Ajax. Il brutto della sua carriera — leggere alla voce Milan — deve ancora arrivare.

Lo definiscono «énfant prodige». Due anni più tardi non si sprecheranno più i francesismi.

Per l’Irlanda sarà il primo di quattro tentativi falliti di fila nel qualificarsi all’Europeo. In questa settimana, ci riproveranno di nuovo contro la Bosnia, sempre da sfavoriti. Se non altro, l’Irlanda si è presa una piccola rivincita sei anni più tardi: all’epoca si qualificarono ai Mondiali del 2002 eliminando nel girone, guarda un po’, l’Olanda.

2000 — Il derby

Quattro anni più tardi, la formula si è già ampliata. Le partecipanti sono sempre 16, ma a qualificarsi direttamente al torneo sono le prime più la migliore seconda della fase di qualificazione. A spuntarla è il Portogallo, che poi arriverà a una mano dalla finale. E i rimpianti per Figo e compagni saranno tremendi.

È l’Europeo più importante della storia del calcio insieme a quello del 2008. Da questa rassegna parte la rifondazione tedesca nel calcio. La Francia è campione d’Europa facendoci male, dopo aver vinto le partite della fase a eliminazione diretta soffrendo da cani. È l’Europeo di Savo Milosevic, del cucchiaio di Totti e di “La gente vuole il gol” (questa è per intenditori).

Per chi vuole farsi male. Due considerazioni: a) forse vincere l’Europeo con gol di Delvecchio su assist di Pessotto sarebbe stato troppo per gli dèi del calcio; b) eravamo stati troppo fortunati con l’Olanda e forse dovevamo pagarla in termini di karma.

Per arrivarci, gli spareggi diventano quattro e coinvolgono otto squadre. A sorpresa, c’è persino l’Inghilterra, che fino alla fine ha rischiato di non andare neanche agli spareggi. Solo la differenza reti premia i Tre Leoni rispetto alla Polonia. E nei 180’ decisivi per andare in Belgio e Olanda, l’avversario è di quelli storici.

C’è infatti il derby con la Scozia, che è storico proprio perché le due nazionali sono le più vecchie al mondo: il primo incrocio risale al novembre 1872! Mettiamoci anche tutte le questioni geopolitiche di questo mondo e il doppio confronto concentra diversi motivi d’interesse, tra cui (purtroppo) scontri fra hooligans prima della partita di Glasgow.

A spuntarla è l’Inghiterra, troppo più forte per la Scozia, nonostante quest’ultima si sia qualificata per i Mondiali 1998. All’Hampden Park di Glasgow è una doppietta di Paul Scholes a decidere la gara in favore degli inglesi.

Al ritorno, giocato appena quattro giorni dopo, la Scozia vince a Wembley con una rete al 39’ del primo tempo di Donald Hutchinson, numero 10 scozzese che però è nato a Gateshead, Inghilterra. Hutchinson lo ricorda come il momento più felice della sua carriera, ma per un’ora gli inglesi temono la beffa delle beffe. Passeranno, ma quanta fatica…

2004 — Il miracolo

Potrei parlare dei play-off del 2012, ma in realtà le storie più interessanti sono quelle che provengono dall’edizione del 2004. Se Euro 2000 e 2008 hanno cambiato la storia del calcio nel nostro continente, la rassegna del 2004 è certamente la più strana. E non solo per la Grecia campione, di cui abbiamo celebrato un anno fa il decimo anniversario dell’impresa lusitana.

L’Europeo 2004 passerà alla storia italiana per il “biscotto” tra Svezia e Danimarca nella gara finale. O per lo sputo di Totti a Poulsen. O per le conferenze stampa di Vieri. Tutto, tranne il campo, dove la squadra azzurra più forte degli ultimi 25 anni — sì, anche più di quella che vincerà il Mondiale due anni dopo — riesce a farsi eliminare in un girone completato dalla Bulgaria.

È una rassegna strana persino nella fase di qualificazione. Nel gruppo 2 si verifica una situazione statistica particolare: la prima classifica (Danimarca) conclude a 15 punti, la quarta (Bosnia) a 13. Mai visto un gruppo così concentrato. La Spagna e l’Olanda sono costrette ai play-off, ma si libereranno rispettivamente di Norvegia e Scozia.

Stavolta i play-off sono cinque e finiscono tutti più o meno in maniera scontata. I favoriti vincono o asfaltano i rispettivi avversari, tranne per una partita. Lettonia-Turchia sembra un doppio confronto dall’esito facile: parliamo sempre di una squadra che non si è mai qualificata a un torneo internazionale contro una che è arrivata terza al Mondiale di due anni prima.

Invece, a sorpresa l’andata finisce 1–0 per i lettoni, capaci di battere i turchi con un gol di Maris Verpakovskis. Uno che in Lettonia non è una leggenda, di più: 29 reti in 104 presenze con la nazionale, di cui quattro nel gironcino. Rimane uno dei pochi baltici ad aver giocato ad alti livelli.

Gol discreto per altro.

Tuttavia, si pensa che al ritorno non ci sarà scampo per i lettoni. Anche perché si gioca nel caldissimo İnönü Stadium di Istanbul, casa del Besiktas (demolito un paio d’anni fa). La partita si mette male, visto che la Turchia in un’ora di gioco ribalta il parziale: i gol di Ilhan Mansiz e Hakan Sukur sembrano spingere la squadra di Senol Gunes in Portogallo.

E invece la Lettonia tira fuori l’ennesimo numero. Due minuti dopo il 2–0, Laizans trova un gol casuale da calcio piazzato, che già basterebbe a mandare la Lettonia a Euro 2004 per la regola dei gol in trasferta. Ma non basta: dieci minuti più tardi, ancora Verpakovskis sfrutta un rimbalzo lungo del rinvio del suo portiere e brucia il difensore avversario, infilando il 2–2.

Un punto d’oro, ma soprattutto un gol d’oro. Già, perché Maris Verpakovskis ci ha messo ancora lo zampino, segnando il momentaneo e incredibile 1–0 contro la Repubblica Ceca nella prima gara all’Europeo. Un sogno. Non è un caso se il buon Maris si sia ritirato solo la scorsa estate e abbia vinto il titolo di uomo lettone dell’anno nel 2003 e nel 2004.

No, aspetta, magari giocatore dell’anno. No, no: UOMO DELL’ANNO. Perché agli spareggi si può fare la storia.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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