Tutta la realtà collassata durante Bayern-Juve

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
6 min readMar 17, 2016

Partiamo da un dato di realtà oggettiva, uno dei pochi offerti da questo incontro epico: la Juventus ha creato tante occasioni da gol e ne ha messe a segno solo due, perdendo la partita ai supplementari e in contropiede. Il Bayern non ha tirato praticamente mai in porta fino alla fine del tempo regolamentare, e ha raggiunto il pareggio con due cross e due gol di testa, a ridosso del 90esimo. Secondo questi canoni di realtà inversa e umorale, che peraltro hanno dominato la partita, si può dire che il calcio italiano abbia vinto lo stesso, dai. Basta preoccuparsi del ranking Uefa, qualcuno dovrebbe farcelo scalare d’ufficio solo per il traguardo storico di aver convertito l’accoppiata Guardiola+Bayern a colpi di testa e contropiedoni affannati. Anzi, sai che ti dico, domani parte un bell’esposto firmato Crampi Sportivi che inizia con “Gentile Fiscal Compact”.

A tutti i viaggiatori

Innanzitutto lasciateci lo spazio per una premessa, importantissima per tutti i viaggiatori del tempo che vengono dal 1996 e si trovano nel 2016 a guardare #BayernJuve, magari partendo dal presupposto che la Champions League si vede tutta in chiaro in televisione, sempre.

Il mondo come lo conoscevate è finito, esiste una cosa chiamata streaming che, sì, ha mandato in crisi il settore editoriale dei giornalini porno, ma che oggi vi salva anche da quel virus chiamato pay tv, che conoscete bene perché una volta era utile per gonfiare il petto con gli amici in salotto, ma che oggi invece sostanzialmente vi fa pagare tutto ciò che vale la pena vedere. Internet invece, quella cosa che nel 1996 non avete mai voluto approfondire perché non vi sentivate interisti fino a quel punto, ha permesso di annullare le distanze fisiche tra gli uomini e quindi di parlare male degli altri senza che finisca a botte. Tutti possono commentare e vedere le partite ovunque, anche allo stadio (che peraltro costa quanto la pay tv). Ma soprattutto, abbiamo finalmente trovato un senso a questi cosi # che trovate in fondo sulla tastiera del vostro nuovissimo telefono della Sip.

In questo scenario si è giocata Bayern Monaco-Juventus, ritorno degli ottavi di finale di Champions League, e la redazione di Crampi Sportivi, composta da persone che vengono da tutte le parti d’Italia, ha potuto vedere la partita insieme virtualmente, ma ognuno nel suo bar, ognuno con i suoi amici. C’era una sola costante: ogni bar, in ogni parte d’Italia, aveva la sua falange calabro-juventina, a terrorizzare i dissidenti con lo spostamento d’aria delle aspirate. L’andata era finita 2 a 2 a Torino. Non è la Juventus del 1996, questa è più forte. Il problema è che sono molto più forti anche le altre squadre, il Bayern soprattutto, fortissimo e con un reparto dedicato alla comunicazione completamente fuori di testa.

Scordatevi i dolori del giovane Elber, Strunz, Ziege, Babbel e Basler, il Bayern Monaco attuale lo allena Guardiola, maniaco del calcio totale che oggi addestra i suoi giocatori a passarsi il pallone centinaia di volte al minuto, prende solo giocatori velocissimi e tecnicissimi, e vince il campionato tedesco quasi sempre in anticipo. Come dicevamo, la Juventus è forte, molto forte, in Europa può giocarsela con tutte, eccezion fatta per due-tre squadre che sembrano fuori portata, e il Bayern è una di queste. Insomma era difficile, anche se nessuno riusciva a capire in che misura.

Omen

Il fatto che fosse una giornata in cui la realtà si sarebbe inesorabilmente piegata su sé stessa era chiaro già dalle prime ore, quando il Bayern ha pubblicato dal suo account ufficiale una foto in cui si prendeva gioco del motto juventino #finoallafine.

https://twitter.com/FCBayern/status/710009866081935360

Il primo tempo

Quello per cui il karma pagherà caro, nella sua prossima vita, è il modo passivo-aggressivo di fare finta che tutto sia sotto controllo proprio quando sta per voltarsi dall’altra parte, per cui la hybris del Bayern viene punita subito con un possesso palla sterile che deve arrendersi alla pressione asfissiante della Juve nei primi minuti. Questa pressione, intensa e inarrestabile, porta a due gol, uno rocambolesco e PALESEMENTE dovuto al senso di colpa per la storia delle rotaie di Auschwitz e Dachau, e l’altro propiziato da un contropiede di Morata che ricorda le leggendarie progressioni di Kakà contro il Celtic e di Adriano contro l’Udinese.

https://twitter.com/Marcoodottavi/status/710239686900498432

Ma non è tutto, perché la Juve va vicina al terzo gol in più occasioni, uno gli viene annullato per fuori gioco. In quel momento in tutti i bar in cui è presente un membro di Crampi, la base calabro-juventina, con la sua rilassata obiettività, minaccia di dare inizio a una rivolta per cui nessuno di noi si sente pronto né al sicuro.

Il karma comincia a illudere tutti sul serio quando una respinta in area della Juve finisce addosso a Lewandowski ma rimbalza fuori. Il grande equilibrio sembra aver bettuto un colpo e aver detto sono io quel pallone gommoso.

https://twitter.com/CrampiSportivi/status/710197319044612097

La redazione, ognuno nel suo angolo di globo, si divide: gli juventini stanno per morire di tachicardia, alcuni non juventini hanno iniziato a simpatizzare per la Juve, e quindi vorrebbero morire, mentre i non juventini ortodossi iniziano a credere nella qualificazione della Juventus, e quindi comunque vada moriremo tutti.

Il secondo tempo

https://twitter.com/CrampiSportivi/status/710198335794233357

La ripresa inizia con un quesito importante per noi: di tutti i redattori che avevano dato la disponibilità a partecipare alla visione collettiva ne manca all’appello uno, non abbiamo sue notizie. L’unico neutrale tra l’altro, perché non tifa per nessuna squadra. Non so come la pensiate voi, ma quelli che dichiaratamente non tifano io li vedo più indifesi, paradossalmente a rischio ovunque. In più le ultime notizie che ci aveva dato non erano esattamente serene.

A Chi l’ha visto telefoneremo più tardi. In campo, intanto, una delle chiavi del gioco juventino è senz’altro Khedira, a volte la Juve difende in 6 con Sami che si abbassa eppure non dà mai l’impressione di stare arroccandosi, anzi nelle prime fasi del gioco esibisce anche un accenno di possesso palla. Questo in casa di Guardiola, per farvi capire le dimensioni del reality-warping che stiamo attraversando. Dall’altro lato Ribery fatica a saltare l’uomo mentre sembra che qualcuno abbia rubato il talento ad Alaba, come in Space Jam. Un pensiero della redazione va a tutti gli allenatori del Palermo di quest’anno (e in generale di tutti gli anni), che se avessero fatto giocare i rosanero come i padroni di casa hanno giocato fin qui, ora andrebbero a tentoni, cercando le loro teste impalate davanti alla villa di Zamparini.

Da quel momento in poi il Bayern trova più facile assediare la Juve e da due cross arrivano due colpi di testa, prima di Lewandowski e poi di Muller che tirano il pareggio per i capelli intorno al 90esimo.

Vogliamo fermarci qui con il racconto della partita. Come nell’Iliade con la restituzione del corpo di Ettore a Priamo, risparmiando a tutti lo scenario da psicodramma successivo con la morte di Achille, il cavallo, la presa di Troia, le fiamme, il dolore, i supplementari, la beffa del gol di Bruto Coman proprio a pochi giorni dalle Idi di Marzo. No, guarda, ci fermiamo qua.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=vG-ENMvaZSg[/embed]

Cosa abbiamo imparato

L’ala juventina della redazione si ribella tuttavia all’interpretazione determinista che vuole nel cambio di Khedira e Morata la causa della disfatta finale, offrendone una assai più nichilista secondo cui si è trattata di una mera questione di episodi, altroché Morata o Khedira. Se Evra uscendo al 90esimo l’avesse spazzata come un matto staremmo parlando di altro. Non è questione di cambi. Devi fare tutto alla perfezione contro i perfetti. E la Juve ci è riuscita solo per 80 minuti, fine della storia.

D’altronde il bello dei pezzi redazionali è anche questo: la visione è molteplice e spesso confusa, come la realtà che ci circonda, e anzi se c’è qualcosa che abbiamo imparato è che quando una squadra italiana gioca in maniera spavalda all’estero e la squadra estera inizia a giocare cinicamente e all’italiana, la realtà si sfalda e produce effetti collaterali per i quali molti di noi non sono pronti.

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=J6VjPM5CeWs[/embed]

Articolo a cura di Simone Vacatello, con il contributo fondamentale di Sebastiano Bucci, Andrea Centenari, Alessandro Corsaro, Massimiliano Chirico e Mattia Pianezzi.

--

--