Tutti i retroscena del ritratto famigliare milanista

Crampi Sportivi
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4 min readFeb 2, 2016

Qui al social media observatory di Crampi Sportivi crediamo con ragionevole certezza che alla maggioranza di voi, nostri aggiornatissimi lettori, non sia sfuggita la splendida foto che Ignazio Abate ci ha regalato domenica alle 23.06, giusto mezz’ora dopo aver vinto il derby.

Se invece foste tra quelli che ci leggono dal Pianeta Nove (siete i nostri preferiti, sappiatelo ❤️), provvediamo subito a rendervi edotti. Intorno alle 23 di domenica sera, il terzino più preciso d’Europa ha pubblicato uno scatto proveniente dallo spogliatoio del Milan, diffondendolo attraverso tutti i suoi canali social (ma proprio tutti, e in modo specifico: il tweet, per dire, non è stato generato automaticamente dal post Facebook, ma è stato scritto appositamente per Twitter, con tanto di tag).

Eccolo qui, nella forma che probabilmente conoscete:

La foto è stata ripresa da tutti i media nazionali e internazionali, soprattutto per via dell’espressione di Berlusconi,

nella quale alcuni commentatori sono persino riusciti a cogliere la malinconia di un presidente “non più smagliante ed impettito come ai tempi d’oro, ma con gli occhi chiusi e la smorfia asimmetrica delle persone poco fotogeniche”.

Il bello è che l’espressione di Berlusconi — con il suo segno di vittoria che è anche e soprattutto un 2 mentre tutti gli altri fanno un 3 — risulta, a ben vedere, tra le cose meno wtf della foto. Non vi sarà certo sfuggita la faccia di Luiz Adriano, ad esempio:

Davvero ammirevole il brasiliano nel tentativo di far sembrare autentica, esasperandola, la sua esultanza per la vittoria di una squadra che da giorni sta cercando di venderlo ad un numero imprecisato di squadre in giro per il mondo.

Occhio poi all’uomo dello staff nei panni di un Cristo benedicente con tanto di simbolico movimento del dito medio:

Sulla destra, invece, lo sguardo di Jeremy Menez, nella sua indefinitezza, riesce ad essere più enigmatico persino delle due braccia che spuntano alle sue spalle, dal nulla:

Nessuna delle due gli appartiene, evidentemente, dato che le maniche che si intravedono fanno presupporre mise diverse rispetto alla tuta d’ordinanza sfoggiata dal francese. Entrambe le mani misteriose brandiscono inoltre del cibo non meglio identificato.

È a questo punto che abbiamo deciso di muoverci con il piglio da giornalisti di inchiesta che ci contraddistingue, con l’obiettivo di fornirvi maggiori elementi per conoscere meglio i fatti, come direbbe Micaela Calcagno.

Ebbene, abbiamo scoperto che poco dopo il tweet di Abate (che è questo serafico biondo qui sotto),

un altro milanista aveva pubblicato una foto molto simile. Si tratta di Davide Calabria, il bimbo del coro che nella foto di Abate era stato ritratto in mezzo ad Aldo Baglio e Max Allegri

Calabria, su Facebook, ha pubblicato quest’altra versione della foto, alle 23.52:

This is the real thing. L’angolatura leggermente diversa e la qualità maggiore dello scatto (Calabria un mese fa deve aver ricevuto da Babbo Natale un iPhone 6S tutto nuovo) permettono di scoprire nuove chicche in quello che è già il momento più cult di tutta la storia recente del Milan.

Innanzitutto sono comparsi Mario Balotelli (con un sorriso che gli vuoi bene per forza)

e capitan Montolivo (che se fossimo gente veramente simpatica gli avremmo disegnato una nuvoletta interpretandone il pensiero con una battuta clamorosa sulla sua lentezza, tipo: “che bello vincere il derby, ho ancora negli occhi il gol di Ronaldinho che ha deciso la partita”):

Nel frattempo, mentre il nostro uomo continua a redimere e Luiz Adriano perfeziona la sua metamorfosi in Mike Milligan,

il repentino cambio d’umore di Menez, che adesso dispensa occhiatacce a chiunque gli sia davanti nelle gerarchie attuali del 4–4–2 di Mihajlovic (un bel po’ di gente, ndr) introduce un elemento di marcata inquietudine nel quadro festoso:

Come segnalato in uno dei commenti al post facebook di Calabria, però, nelle foto c’è un grande assente: “Ma dov’è Donnarumma? Alto 2 metri e non si vede…”, scrive tale Roberto Mansour. In effetti, non c’è proprio traccia del 16enne portiere del Milan che, considerate le dimensioni, sarebbe dovuto facilmente apparire negli scatti, anche se relegato in ultimissima fila.

Ma lui, ci giureremmo, è quello che ha scattato le foto. “Sei del ’99”, gli devono aver detto. “Chissà quanti derby vincerai e in quanti selfie di gruppo comparirai”.

Allora Gianluigi Donnarumma due giorni fa, la sera del 31 gennaio, mentre alcuni suoi compagni di classe imprecavano per i votacci del quadrimestre appena finito e altri invece festeggiavano una sufficienza sofferta con qualche negroni, si è piegato leggermente sulle ginocchia, abbassandosi e facendo in modo che il suo presidente apparisse per intero nella foto; ha ripensato al brivido che gli aveva provocato il retropassaggio di Alex e al sollievo del rigore di Icardi; ha realizzato quale discreta figata fosse vincere un derby 3–0 alla sua età; infine ha preso il Galaxy di Abate e l’iPhone 6S di Calabria, entrambi troppo piccoli per le sue mani, e ha scattato due foto. Due foto belle e improbabili almeno quanto quelle dell’ultima gita scolastica cui aveva partecipato qualche mese fa, quando era ancora solo un ragazzone senza barba.

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