Tutto finito a gennaio?

Crampi Sportivi
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4 min readJan 30, 2017

Serie A, questa lega alla ricerca di qualcosa che non c’è. Siamo solo a gennaio, ma le lamentele sul nostro campionato proseguono: troppo scontato, dovremmo scendere a 18 squadre, guarda quel Palermo là che combina. Eppure la vera parola “fine” potrebbe esser stata scritta nella giornata ieri: tra Reggio Emilia, Genova (sponda blucerchiata) e Napoli, nell’arco di otto ore, la questione Scudetto ha forse visto la sua conclusione (sempre che il Crotone non ci sorprenda nel recupero contro la Juventus).

Il Sassuolo sarà pure in risalita, ma la Juventus ha trovato un nuovo sacro graal: football d’attacco. Pjanic, Cuadrado, Higuain, Dybala e Mandzukic in campo tutti insieme. Un miracolo reso possibile solo dalla vena di sacrificio del croato, a cui va dedicata una statua nei pressi dello Juventus Stadium per aver permesso di vederli tutto in campo. Già, perché nonostante non segni, l’ingranaggio-chiave nel rinnovato 4–2–3–1 di Allegri è proprio lui. Intanto, i titoli se li prendono Higuain e Khedira, che in 20 minuti chiudono la contesa al Mapei Stadium contro un Sassuolo che ha altro a cui pensare. Si vede che è passato un anno e mezzo da quell’1–0 che spinse la Juve agli inferi e preannunciava l’ottima annata dei neroverdi, chiusa al sesto posto.

«Ma Netflix l’ho rinnovato? Giusto per vedere qualcosa da qui a fine campionato…».

Intanto, però, la Juve raccoglieva buone notizie dagli altri campi della Serie A. La Roma ha una nemesi chiamata Sampdoria: lascerò perdere il discorso «Ci hanno rubato lo scudetto», perché mi fa ridere ancora a diversi anni di distanza (come se la Samp non fosse arrivata quarta a fine anno). Piuttosto, un altro dato statistico viene incontro: negli ultimi sei incontri al “Ferraris”, la Samp ha vinto quattro volte, raccolto un pareggio a reti bianche e perso solo una volta, quella del 2–0 e della striscia vincente di Rudi Garcia. Neanche il nuovo assetto della Roma — un 3–4–2–1 che ha fruttato cinque vittorie di fila — è bastato.

Soprattutto, la nemesi principale si chiama Luis Muriel: controproducente la scelta di puntare su Vermaelen contro di lui, perché il belga si prende un giallo per stenderlo, dopo averlo già perso nel primo tempo sull’assist per l’1–1 di Praet. Poi il colombiano s’inventa la spizzata sul gol del 2–2 e trova un’altra testa — quella di Nainggolan — sul bolide che difficilmente avrebbe battuto Szczesny da quella distanza. Ma non è una novità, perché Muriel ha all’attivo sei gol in 10 partite contro la Roma, segnati con tre maglie diverse (Lecce, Udinese e appunto Sampdoria).

Settembre 2016, era già successo.

Ma se Roma piange, Napoli non ride: il Palermo avrebbe addirittura strappato l’intera posta se non fosse stato per l’unica ingenuità di Posavec, rovinando così una serata altrimenti perfetta, fatta di tante parate e almeno due miracoli. Il Napoli ha attaccato a testa bassa, ha giocato un ottimo primo tempo, ma è sembrato spazientirsi con il passare dei minuti. Il gol di Mertens è un episodio positivo a fronte di tante parate del croato, ma i partenopei — forse stanchi dell’assenza di un vero centravanti — non possono sempre avere la meglio, perché la sfortuna o un portiere in gran forma prima o poi capitano. Specie in Serie A.

E intanto l’Inter risale la china: settima vittoria consecutiva per la truppa di Pioli, che ora spera addirittura in un posto in Champions, fantasia qualche mese fa. Il 3–0 a un malcapitato Pescara — ormai deragliato verso la B e senza vittorie in Serie A da 40 partite — è la necessaria conseguenza di chi ha intrapreso un percorso e non vuole fermarsi. Le reti di D’Ambrosio e João Mário chiudono la contesa, quella di Eder è per la gloria personale dell’italo-brasiliano. La prossima trasferta contro la Juventus sarà il banco di prova per capire dove può arrivare quest’Inter.

I primi due marcatori non possono che essere nella nostra top 11. Soprattutto il portoghese, anima del vero cambiamento targato Pioli.

Intanto, la rincorsa Europa League si è bloccata: se escludiamo l’Inter, da lì in giù hanno perso o faticato tutte. La Lazio si è vista beffata dal Chievo in casa, dopo aver dominato in lungo e in largo, con il caso Biglia a chiudere una pessima giornata. L’overperforming del Milan sembra essersi concluso, come confermato anche dalla sconfitta di Udine per 2–1 dopo esser andati in vantaggio. Onestamente, più che la sconfitta, sono gli infortuni di Bonaventura e De Sciglio a preoccupare molto di più.

Non va meglio a Torino e Atalanta, che si fermano sull’1–1, forse con qualche rimpianto in più per i bergamaschi. Peggio ancora fa la Fiorentina, capace di andare in vantaggio prima per 2–0, poi di segnare il 3–2 dopo esser stati ripresi in tre minuti. Tuttavia, la follia di Bernardeschi rovina tutto e Giovannino Simeone trova il 3–3 dal dischetto. La partita ha permesso anche di vedere due delle migliori sorprese nel nostro campionato: Federico Chiesa si sta conquistando la Fiesole a suon di prestazioni roboanti, mentre il Cholito ha segnato sei gol nelle ultime sei gare (e soprattutto ha raggiunto la doppia cifra in Serie A).

https://twitter.com/IgnaZabalza/status/825798009015386112

In coda, tutto cambia perché rimanga uguale: sì, il Crotone detronizza 4–1 l’Empoli ed evita che i toscani volino a +14 (!) sui pitagorici (oggi terzultimi), ma rimane il fatto che c’è un solco enorme tra le ultime tre e il resto del gruppo. La retrocessione rimane — per ora — ancora affar loro: il Palermo ha strappato un bel punto a Napoli, ma non sappiamo quando Zamparini impazzirà nuovamente e metterà un nuovo allenatore a capo del gruppo. Del Pescara abbiamo già detto, ma è incredibile come tra le tre la squadra con più speranze appaia proprio il Crotone, data per ultimissima alla partenza di questo campionato.

https://twitter.com/GianlucaGioetti/status/825744643673432064

Questa la top 11 di Crampi per la 22° giornata:

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