Ultimo chilometro

Simone Nebbia
Crampi Sportivi
Published in
3 min readMay 21, 2017

15ª tappa — 21 maggio Valdengo > Bergamo 199 km
Vincitore: Bob Jungels
Leader: Tom Dumoulin

Certe volte ti svegli e quel giorno di seguire il Giro d’Italia proprio non ti va. Siamo a maggio, fuori è una domenica di primavera, c’è un sole alto che la bicicletta la vorresti prendere tu e mi dispiace ma oggi due pedalate allegre me le faccio io, non tengo alla media corsa, tengo alla media chiara che mi sono bevuto ieri sera e con una sudatina la smaltisco facile. Ma tu quei giorni li conosci, ci sei sempre stato, inutile girarci intorno, tu eri lì anche al Tour 93 e Fabio Roscioli da Grottammare l’hai visto partire verso Marsiglia già al primo dei 183 km di fuga solitaria, cosa hai fatto in tutto quel tempo? Ti sei distratto? Sei andato via e tornato per ritrovarlo ancora lì in maglia Carrera piegato sul manubrio a comprimere gli addominali e stringere i denti? No, sei rimasto. Ti sei messo di fianco a quel tentativo che poteva finire in ogni chilometro e che invece no.

Questi sono insomma i giorni in cui non si muovono gli uomini di classifica, la maglia rosa si specchia nei flash ammirati dopo l’impresa del giorno prima, i velocisti ci pensano ma poi vedono quelle due salite prima di scendere al traguardo e niente, anche oggi si sprinta domani. Oggi è uno di quei giorni in cui certi gregari che lavorano meno in gruppo, quelli portati come jolly di corsa, provano a pescarlo questo jolly infilandosi in fughe di qualunque natura, si trovano magari in una decina senza essersi dati appuntamento, si guardano e se ne accorgono di avere “la divisa di un altro colore”, ma si riconoscono invece in quella sensazione di volercela fare, di andare via ai 50,5 km/h di media (folle!) e giocarsela in pochi, mettersi d’accordo fino a quando nessun accordo sarà più possibile. Insomma, fingersi fratelli fino a darsi una coltellata quando c’è da arrivare primi.

Erano in dieci, eran giovani e forti, ma ad un certo punto ai meno 50km le due salite verso la discesona di Bergamo — stesso finale del Giro di Lombardia e involontario omaggio al discesista Paolo Savoldelli — li hanno disuniti, non ce n’era per tutti, hai voglia a metterti d’accordo con un minuto o due di vantaggio. No, no, ci abbiamo provato. Tutto deve ancora succedere. Van Rensburg, Molard, Deignan, Amezqueta provano a restare insieme sulla prima salita, dai ragazzi alla fine ci siamo divertiti in pianura si stava bene, c’era un bel clima, la chitarra, in quattro una briscoletta ci viene…ma niente, Amezqueta si tira indietro ché non ci sa giocare, provano a chiamare all’ultimo Pierre Rolland dal gruppone a fare il quarto, ma poi Rolland si presenta con Luis León Sánchez e allora dai scusa, ma chi l’ha invitato questo qui…

Niente da fare. La corsa si fa negli ultimi 3km. Quando Daniel Kangert fa un carpiato su un paletto e si eleva lo Strappo della Boccola verso Bergamo Alta. Come se non si fosse corso fino a lì e non ci fosse un’altra settimana, il clima da classica prende i big e partono tutti: Jungels, Nibali, Pinot, Domoulin qualche metro indietro marca Quintana. Il resto è gente capitata lì per venire nella foto del vincitore sul traguardo. L’unico che ci prova due volte è Bob Jungels. Che infatti alla terza ci riesce. Quintana si “abbuona” al secondo posto, Nibali conferma che martedì sul Mortirolo verrà anche lui. Roscioli invece sul divano di casa sua a Grottammare avrà fatto un mezzo sorriso, come a dire che le imprese non le fanno tutti, che a stringerli, i denti, qualche volta si consumano.

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