Umano, ma non troppo

Paolo Stradaioli
Crampi Sportivi
Published in
2 min readMay 20, 2017

14ª tappa — 20 maggio Castellania > Oropa 131 km

Vincitore: Tom Dumoulin

Leader: Tom Dumoulin

Che strumento perverso gli occhiali da sole. Nati come un’esigenza per proteggersi dalla luce accecante del sole e diventati prima accessorio fashion e poi maschera minimale al fine di celare quello che gli occhi esprimono. Un gioco di sguardi che non c’è stato tra Quintana e Dumoulin, il primo attento a nascondere le smorfie di uno sforzo abnorme per recuperare secondi, e l’altro cercando di impersonificare un androide quando invece la fatica nel contenere l’irruenza del colombiano c’era ed era parecchia. Quei 7/8 secondi di margine che Quintana ha avuto per buona parte della salita, quantificabili in una trentina abbondante di metri, sono sufficienti per leggere una storia che seppur ancora incompleta si delinea chiara. Lui in testa a voltarsi, a scrutare le pieghe del suo rivale in cerca di un accenno di stanchezza, Dumoulin dietro, al limite del suo voltaggio, sperando che ad un certo punto la fatica irrigidisca le ali del “Condor”. Il resto: paesaggio.

Landa e Zakarin hanno tenuto magistralmente la progressione dell’automa in rosa, speranzosi di coronare questa giornata con la vittoria di tappa. Non c’è umanità nella vittoria e Dumoulin non l’ha mostrata quando il contesto lo avrebbe imposto. Gli occhiali da sole a coprirgli lo sforzo e l’attacco, appena ripreso Quintana; poi ancora sull'ultimo strappo per legittimare un dominio finora inscalfibile ma che sulle Alpi andrà testato ad ogni pedalata. Oggi però ha ragione lui, quando la strada si impenna su pendenze troppo dure anche per campioni come Pinot, Nibali, Pozzovivo, Mollema, il leader della generale non accenna alla resa. Al limite della tracotanza quando non ha esitato nel brutalizzare Zakarin a pochi metri dal traguardo per portare a casa gli abbuoni e per sensibilizzare la sua onnipotenza su questo tipo di salite, rifilando allo stesso Quintana 14 taglienti secondi.

Nemmeno il colombiano ha mai rinunciato agli occhiali da sole; toglierli avrebbe palesato una debolezza, quella di avere la squadra più forte, sul proprio terreno di caccia, e rendere secondi ad un ex studente di medicina che alla fine ha preferito la bicicletta. Meglio per chi guarda, peggio per chi corre. Sembra quasi che Quintana sia legato a questo destino beffardo, pronto ad elargire lusinghe in suo favore nell'attesa che un corridore costruito in laboratorio, impeccabile a cronometro e ossessivo in salita, sgretoli i sogni di gloria di chi corre invece sbarazzino, all'attacco, danzando in un rapporto osmotico con la sua bicicletta. Che sia Froome o Dumoulin comunque ci sono gli occhiali da sole ad impedire una verifica sulla reale componente umana celata dietro quei vetri. Oggi Quintana ha provato la stessa tattica, ma se nasci hidalgo non puoi morire cyborg.

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