Un anno da Viperetta

Crampi Sportivi
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10 min readJun 12, 2015

È una calda mattina di fine primavera quando mi sveglio per il giorno che aspettavo da tempo. È il 12 giugno 2014: non vedo l’ora, perché quella sera inizieranno i Mondiali, l’appuntamento che attendi ogni quattro anni e che ti lascia dentro sempre qualcosa. La Serie A è terminata ed è tempo di dedicarsi a gioie più grandi. Sono già partiti i giri di telefonate per capire chi ci sarà per la prima, un Brasile-Croazia che sembra scontatissimo. Ne parli da mesi con i tuoi amici per capire che sorprese ci saranno e cosa potrai vivere. Siamo effettivamente un po’ fissati, ma che ci vuoi fare?

Quella mattina accendo il computer e vedo ciò che non mi sarei aspettato. Un colpo di scena che, per un sampdoriano come me, sposta l’attenzione dal Mondiale. Non di molto, perché comunque la Serie A è finita e al ritiro manca ancora un mese. Però la Samp è stata venduta. No, aspetta: come venduta? A chi? E la famiglia Garrone? Finalmente Edoardo ha deciso di vendere, dopo aver sofferto parecchio durante la sua gestione? Sì.

Una trattativa durata almeno sei mesi, condotta nel pieno silenzio e in accordo con il compratore. Il nuovo presidente della Samp è un imprenditore cinematografico di Roma, praticamente semi-sconosciuto al pubblico. Mmmh, va bene. Ma chi è? Il nome rimane nascosto a molti per almeno un paio di ore. Poi spunta fuori a pochi minuti dall’attesa conferenza stampa: Massimo Ferrero.

Chi?

Massimo Ferrero. Detto Er Viperetta, alla prima conferenza si presenta accanto a Edoardo Garrone, da cui ha preso la Samp praticamente a titolo gratuito: nel bilancio 2014 della società, si legge di una perdita ripianata dagli azionisti, in modo tale da chiudere gli ultimi debiti e ottenere il tanto ambito pareggio di bilancio. Già dalla conferenza stampa si capisce che anno sarà.

Beh, un anno è passato. Con mia grande sorpresa, la Samp è in Europa League. Ferrero si è preso la scena per tutti questi primi 365 di presidenza. E ora possiamo fare un piccolo bilancino di quanto accaduto, anche se per uno strabordante come Ferrero è difficile.

A — Attore

Molti se ne dimenticano, ma Massimo Ferrero — prima di essere un produttore cinematografico indipendente e un istrione — è stato un attore. O almeno ci ha provato in tutte le maniere. Cresciuto nel quartiere di Testaccio, rimane affascinato dalla figura della nonna, soubrette dell’Ambra Jovinelli. Quell’amore per il cinema non se ne va mai, tanto che il giovane Massimo salta la scuola pur di arrivare a Cinecittà.

Comincia una lunga trafila, che lo vedrà cambiare tanti lavori: autista, factotum, produttore cinematografico (anche per Tinto Brass), aiuto regia. Arriva persino ad avere contatti con Fidel Castro per la realizzazione di un cinema di Stato a L’Avana. L’ultimo atto prima del lavoro d’ufficio è la comparsa in diversi film. Prende a schiaffi Abatantuono in “Camerieri”, ma soprattutto c’è una performance indimenticabile. Da Oscar.

Da notare che l’hanno caricato solo 12 giorni dopo aver assunto la carica di presidente della Samp: «Fooooorzzaaaaa Romaaaa!».

B — Ballo

A parte il reparto canzoni («Se la ricorda?» è la catch-phrase che solitamente introduce qualche ritornello di un brano), Ferrero se la cava anche con il ballo. Diciamo che sembra un tarantolato. In casa o fuori, poco importa.

A Torino erano abituati a Cimminelli. Per dire.

C — Crozza

Quando è arrivato Ferrero alla guida della Samp ammetto che sono rimasto un filino stupito. Lo sono stato meno quando ho visto che Crozza l’aveva già puntato per una delle sue imitazioni. Il comico genovese è tifoso della Samp e ha anche giocato nelle giovanili blucerchiate. Immagino il travaglio interiore per dover portare a termine quest’imitazione. A metà tra le risate che gli provoca il personaggio Ferrero e il timore per il futuro del club del suo cuore in mano a uno così.

Ferrero per altro ha apprezzato il lavoro di Crozza e ormai non si distinguono più l’uno dall’altro. Come quando Er Viperetta ha fatto gli auguri a Crozza per il compleanno del comico.

D — Derby

Primi derby di Genova per Ferrero. Lui, romanista com’è, è abituato alla rivalità capitolina con i laziali. Con i suoi amici giallorossi scherza spesso (e tra questi c’è Lotito). Tuttavia, è riuscito a far inquietare mezz’Italia alla prima intervista con quelli di Sky nel primo derby della Lanterna. Per altro i tifosi si sono “ferrerizzati”, con uno stornello romano da parodia nel post-match del derby d’andata, quello vinto per 1–0 con una punizione di Gabbiadini. Senza dimenticare anche il derby “cinematografico” con De Laurentiis (con tanto di rosicata dopo il pareggio in extremis del Napoli nella gara d’andata al Ferraris).

Labirintite?

E — Eto’o

A dicembre, la Samp gravita da un paio di mesi in zona europea. La squadra fa una prima parte di campionato straordinaria, basata su una straordinaria organizzazione tattica e su due-tre giocatori che risolvono le partite. Nel mercato invernale Manolo Gabbiadini — fin lì fondamentale per i destini blucerchiati — saluta tutti e si trasferisce a Napoli, dove ha continuato a segnare con discrete medie. Servono rinforzi. Mihajlovic chiede e ottiene Muriel, ma a Ferrero non basta.

Qui rispunta la dimensione cinematografica di Ferrero: serve il botto, il cliffhanger per il telespettatore/tifoso. E quel botto si chiama Samuel Eto’o, ormai ai margini dell’Everton di Martinez. Il camerunense torna in Italia a tre anni e mezzo dall’addio all’Inter. Ferrero sintetizza la trattativa per arrivare a Eto’o: «Quando sono arrivato a Londra, l’ho scambiato per un cameriere». Finora il rendimento del 99 blucerchiato non è stato fenomenale, ma il suo acquisto è stata una buona occasione per dimostrare che a Ferrero piace fare il boss.

F — Filippino

Quando il mondo del calcio italiano sembra aver capito come funziona il Ferrero-pensiero, Er Viperetta spiazza tutti un’altra volta. A ottobre 2014, il patron blucerchiato è ospite di Varriale a Rai Sport. E lì scappa una caduta di stile, che tuttavia ci si può aspettare da uno come Ferrero: «È ingiusto che Moratti sia stato trattato così, sono molto dispiaciuto per lui. Gliel’avevo detto di cacciare quel filippino». Ho il vago sentore che anche Thohir non abbia mai sentito parlare del Viperetta dalle parti di Giacarta, ma insomma.

Il pasticcio con Thohir è costato un deferimento al patron della Samp. La pena è stata poi revocata, ma tutto questo accade in tempi in cui si passa sopra a molto peggio (avete sentito per caso di Carlo Tavecchio e del suo preferito optì poba?).

Più conservatore di così si muore.

G — Google

Qui trovate la popolarità di Massimo Ferrero tramite una ricerca Google fino all’11 giugno 2014, un giorno prima che venga annunciato il suo arrivo alla presidenza della Sampdoria. Se c’è una persona che ci ha guadagnato qualcosa dall’entrata nel calcio, è proprio lui. Non tanto in termini economici, quanto in popolarità.

I — Ilaria D’Amico

Alla prima di campionato, la Samp pareggia in extremis in quel di Palermo. A differenza della gestione Garrone, Ferrero è un tifoso aggiunto e cerca di esserci in qualunque trasferta. Al Barbera può esser soddisfatto per il risultato della sua squadra, la prima a subire le magie tecniche di Paulo Dybala in questo campionato.

Nel post-gara, Ferrero rilascia un’intervista a Sky che lo immette di diritto nei fenomeni mediatici del nostro calcio. Proprio lì, accanto ai rant di Malesani, allo splendido accento veneto di Delneri e al fu fenomeno Cavasin. Si diverte a definire il pareggio in rimonta della sua Samp come “Fuga per la vittoria”, parla in dialetto siciliano, racconta gli scherzi con Mihajlovic. Ma soprattutto compone un ode d’amore per Ilaria D’Amico, una liason univoca portata avanti per tutto l’anno. Poi si sposterà sulla Calcagno di Mediaset, ma lo sappiamo che il primo amore non si scorda mai.

L’espressione della D’Amico a 1.12. Priceless.

L — Lingua

Biforcuta (altrimenti non si chiamerebbe Viperetta), ma sempre attiva. Capace di grandi monologhi capaci alla fine di non dire nulla. O anche di parlare inglese (giuro, è successo). Oppure di sorprendere tutti: qui ipotizza un petting con Preziosi.

M — Mihajlovic

Una dichiarazione d’amore continua. Alla fine Sinisa ha salutato Genova per trasferirsi nella Milano rossonera, ma Ferrero gli è rimasto affezionato. Già a inizio anno non ha lesinato complimenti al suo mister: «Mihajlovic? Un grande». In quei giorni caldi di giugno 2014, non si capisce bene se il serbo rimarrà nonostante il cambio di proprietà. Così i due si incontrano in uno dei cinema di Ferrero a Roma. Visione di Italia-Inghilterra, tante parole e alla fine una promessa: i due continueranno insieme.

Nonostante l’addio, l’amore non si è mai spezzato. Persino nella sua lettera di fine stagione ai tifosi, Ferrero non ha mai lasciato Mihajlovic emotivamente:

«Che dire? Il patto del ‘Gallura’ è stato rispettato, il suo onore lo ha dimostrato e sono molto dispiaciuto di perdere un allenatore che tanto ha lavorato. Come i suoi collaboratori degni del loro capo, che a me e ai ragazzi tanto ha dato. Ciao Sinisa, ciao amico mio, grazie di tutto e in bocca al lupo con tutto il mio cuore per il tuo domani!».

N — Nigeria

Molti pensano che dietro il folklore di Er Viperetta ci sia in realtà qualcun altro. Come l’industriale Gabriele Volpi per esempio, da sempre tifoso blucerchiato e che in Nigeria ha abbastanza le mani in pasta. Patron dello Spezia in B e della Pro Recco di pallanuoto, molti indicano che in Volpi l’uomo dietro alla sostenibilità economica della Samp di Ferrero. Per ora il buon Massimo non ha confermato queste voci. Ma a un possibile ingresso di Volpi in società, Ferrero ha aperto: «Non lo conosco, ma se vuol portar soldi è il benvenuto».

Ah, la Nigeria torna nella vita di Ferrero anche per il legame con Stefano Okaka. Entrambi cresciuti a Roma, il presidente ha ammesso di esser molto legato al centravanti: «Okaka? Resta. Per me lui è come un figlio e i figli non si danno via…». Sarà, intanto però Okaka non ha reso granché negli ultimi mesi e Ferrero ci ha già ripensato: il numero 9 blucerchiato è già sul mercato e partirà quest’estate.

Ricordiamoci che la Samp ha quest’effetto resuscitante.

O — Oscurità

Considerare Ferrero un personaggio unicamente folkloristico sarebbe comunque sbagliato. Non voglio entrare in profondità sui suoi procedimenti giudiziari, ma sicuramente lui — come altri nel calcio italiano — rimane un personaggio controverso. Il giorno in cui diventava patron della Samp è anche quello in cui veniva condannato in via definitiva a un anno e 10 mesi per bancarotta fraudolenta della compagnia aerea Livingston Energy Flight. Una condanna arrivata per patteggiamento. La compagnia ha cessato le sue attività il 14 ottobre 2010, dopo aver lavorato per sette anni su diverse mete.

A questo dobbiamo aggiungere non un fatto del passato, ma qualcosa che sta per succedere. Il 27 maggio ha preso il via un processo legato a una dichiarazione infedele di Ferrero per poco più di un milione di euro.

Qui nel 2009 da plenipotenziario della Livingston con tanto di nuove hostess.

P — Presidente/Protagonista

Gli piace esser il numero uno. Forse si può spiegare così l’ambizione nel comprare la Sampdoria, anche se più di una persona nell’ambiente si è chiesta quanto Ferrero sia adatto a guidare una società calcistica (vedi FourFourTwo). La parabola di Ferrero sembra esser quella tipica dell’uomo che si è fatto da solo (espressione ricorrente in questo paese), giunto ai vertici del calcio italiano senza che nessuno se ne sia benché minimamente accorto. La sua popolarità è schizzata in alto, tanto che qualcuno l’ha pronosticato anche presidente della Repubblica italiana. Senza dimenticare la comparsata a Sanremo, il posto da ospite fisso al Grand Hotel Chiambretti e l’#IceBucketChallenge con la Samp.

La prima memorabile uscita all’elezione federale di Tavecchio: «Lotito è un grande uomo. Se c’è un funerale, vuole fare un morto; se c’è un matrimonio, vuol essere lo sposo».

R — Rap

Sì, c’è anche il rap. Anche se io preferivo la versione Waka Waka.

S — Sampdoria (o Samp&Doria)

Al di là di tutto l’aspetto folkloristico, c’è da dire che alla fine il primo anno di Ferrero — almeno sul campo — è da otto in pagella. Ha preso una Samp che nel 2013–14 era arrivata solo dodicesima. I tifosi erano reduci da un quadriennio difficile e soffrivano l’andamento schizofrenico della squadra negli ultimi due anni, nonché i troppi cambi in panchina e giocatori molto discontinui. Invece ora la squadra blucerchiata è in Europa. Ok, non sul campo, ma è comunque arrivata cinque posizioni e undici punti più in alto della scorsa stagione.

Si parla sempre di un signore che non ha mai avuto nulla a che fare con il calcio, se non da tifoso della Roma. I meriti stanno anche nel lavoro dei suoi collaboratori, del d.s. Osti e di Mihajlovic in campo. Ma qualcuno si sarebbe immaginato una stagione del genere, con tutti i difetti del caso? O anche solo il vedere Samuel Eto’o con la maglia blucerchiata addosso? Io no.

La partita più bella dell’anno.

T — Twitter

Nonostante non sia ancora in grado di usarlo a perfezione, i cinguettii di Ferrero sono continui e targati col buon umore. In un anno ha guadagnato così tanti followers da ottenere anche il bollino di garanzia, quello azzurrino accanto al nome.

Non scherzo se dico che questi tweet sono tra i suoi preferiti.

U — Ultrà

Non solo il film, ma anche il suo modo di vivere la partita. Altro che “stile presidenziale”.

V — Vittoria

Le famose corna e la “V” di vittoria per poco non campeggiano in ogni sua uscita. Un tentativo di scongiurare la sfortuna e la malasorte in ambito calcistico, anche se a Cagliari non le hanno ancora digerite.

Z — Zazzera

Il vocabolario recita: capigliatura (soprattutto maschile) portata lunga fino a ricadere sul collo; per lo più scherzoso o spregiativo (e in questo senso riferito talora genericamente a capigliatura lunga o scomposta, disordinata).

In tal senso, non trovo un modo migliore dal punto di vista fisico per ricordarmi di Massimo Ferrero.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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