Un Darìo Conca è per sempre

Crampi Sportivi
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9 min readJan 31, 2017

Darìo Leonardo Conca va in Cina: per lui pronto un biennale da e a seguire tutta una serie di dati, di numeri e di stipendi. Per la prima volta sentiamo parlare di Cina e calcio nello stesso momento, il maxi-Paese asiatico inizia a prendere forma nel Mondo del pallone, abbandonando il cono d’ombra appannaggio dei primordiali seguaci e trovando posto nel vocabolario di ogni giorno.

Ma chi è Dario Conca e dove va sopratutto? Chi gioca in Cina e fino a ieri quanti sapevano che in Cina ci fosse un campionato di calcio? Ma hanno mai preso parte a un Mondiale i cinesi? E dove li trovano tutti i soldi per pagarlo?

Nessuno ci capisce più nulla, quanto corre veloce il Mondo. Tu sei lì, sul tuo divano che scrolli la lista dei trasferimenti e scopri che uno sconosciutissimo argentino poco più alto di un comodino si trasferisce in Cina a guadagnare tanti di quei soldi che tu dovresti lavorare per diecimila anni.

Ma poi la Cina, pensa te, arrivata dal nulla e piovuta sulla scena con disinvoltura, carica di tintinnanti denari fino a diventare, secondo un dirigente dello United, un posto in cui “è possibile piazzare qualsiasi tipo di giocatore a qualsiasi prezzo”. Non a caso a fare da contraltare ai grandi esborsi delle ultime campagne ci sono alcuni giocatori come Emmanuel Gigliotti o Gabionetta che diversamente avrebbero forse fatto un po’ di fatica a ricollocarsi lavorativamente.

In Cina no, la soluzione cinese fa contenti giocatori e società, ricchi premi e cotillons per tutti. Ora che le frontiere sono state definitivamente abbattute, gli sforzi della federazione stanno dando vita a quel microclima che favorisce la proliferazione dei calciatori. C’era Witsel! Chissà se Witsel ha mai davvero considerato l’idea di venire in Italia. Oppure Tevez! che doveva ritirarsi a Buenos Aires e ora è la, pure lui in Cina. Cosa ci vanno a fare poi, ci sarà qualcosa oltre ai soldi.

L’ho visto anche io, ti dico che non rideva. Darìo Conca firma per quelli del Flamengo e non ride. Guarda, prendi la foto del giornale, leggi nei suoi occhi. Lui ci sta parlando, ci sta mandando un messaggio. Innanzitutto il logo non è dritto ma sembra stropicciato, lui poi non ride! Nemmeno per scherzo quel muso lo scambio per un sorriso! Ma ti ricordi quant’era contento di indossare la nostra maglia? Te lo ricordi quel campionato? Siamo stati su tutti i giornali! Tutti a parlare del Brasile ai piedi di Dario Conca e di quel giocatore con indosso la nostra maglietta, c’eravamo solo noi. Anche dopo, quando è andato in Cina. Anche lì era uno di noi.

Ma quando è arrivato Darìo cosa c’era?

Solo immensi prati solcati da onesti ragazzi che provavano ad essere calciatori. Prima di Darìo, prima che il nostro decidesse di lasciare tutto il bene fatto in Brasile e partire, la Cina era sempre lì, era sempre la grande e immensa Cina ma c’era qualcosa di diverso. Non c’era attrazione, qualcuno dice che non c’erano i soldi ma a pensarci bene non c’era mai stato qualcuno o comunque non c’era mai stato nessuno di importante.

Darìo è stato importante a modo suo, aldilà dell’essere il terzo argentino a vincere la Bola De Ouro dopo Augustin Cejas e Carlos Tevez. L’argentino è riuscito a scrivere comunque il suo nome sui libri di storia del calcio, anche con una piccolissima nota a margine. Perché oggi tutti ricordiamo lo stupore del super contratto di Graziano Pellè, ma quando ci è andato lui da quella parte ci fu lo stesso scalpore. Conca lo ha fatto meglio e l’ha fatto prima, perché quando nessuno ancora si aspettava il terremoto di adesso, sui quotidiani sportivi la parola Cina era solamente vicino al suo nome.

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Colpo di straccio, una carriera data alle fiamme mediatiche in meno di quindici parole.

Ricordano ancora tutto di lui e ne parlano un gran bene a General Pacheco, dove il nostro è nato e cresciuto. Darìo, così piccolo che quasi non ci credeva nessuno che sarebbe potuto diventare un calciatore. Sulla fascia, dietro le punte, in supporto al centravanti, Darìo impara alla svelta numeri e ruoli: trequartista nel 4–4–1, questo è facile, lo ha ripetuto tante volte il giovanissimo allenatore del Tigre che ha deciso di lanciarlo in Primera B a 15 anni, da esterno sinistro nel 4–3–3. Il fisico non regge, ma quei passi piccoli nello stretto possono far miracoli e poi il River lo ha voluto proprio per fargli fare l’esterno. Ma qualcosa non convince.

Darìo è giovane e il River lo ha strappato per pochi spiccioli al Tigre, per non doverci rimettere tanto dopo. Solo due anni in prima squadra e negli esperti che ogni giorno calcano il campo assieme ai ragazzi vacillano le solide covinzioni: due firme sui fogli e un prestito all’Universidad Catolica per fare esperienza e per vincere il titolo nazionale. Tuttavia il River continua a storcere il naso e per Darìo Conca, ancora 20enne, la carriera da profeta in patria è già finita. Giusto il tempo per una parentesi al Rosario Central, piccolissima, poi il prestito in Brasile.

Vasco da Gama prima, Fluminense poi. Il River fa giusto in tempo a monetizzare prima che il contratto scada definitivamente e nel 2009 Dario Conca diventa un giocatore del Desportivo Brasil per appena un mese. Un mese? Ma poi il Desportivo che squadra è?

Fondato nel 2005, il DB è qualcosa che si avvicina molto alla Clairefontaine, una accademia di giovani calciatori. L’obiettivo è quello di formare i calciatori del domani mettendo a loro disposizione staff e strutture di allenamento e disputando il campionato nazionale dello Stato di San Paolo. Nel 2008 arriva la collaborazione importante con il Manchester United che prenderà in prestito per qualche settimana e con la formula del provino Lucas Evangelista, quel Lucas che in Italia abbiamo visto in maglia Udinese. Ma anche Guilhermo Dellatorre arriverà in Europa, in prestito prima al Porto e poi al QPR, Juninho Cabràl che diventerà un giocatore del Brann, in Norvegia, mentre Lennon firmerà per il Miami FC. Le intenzioni sono genuine, il lavoro viene apprezzato e i giocatori iniziano a sfruttare la rete di contatti della dirigenza per accumulare esperienza.

Nel 2014 arriva però una svolta, quando Dario Conca è già transitato da queste parti: il Gruppo Luneng, fornitore di energia elettrica in Cina, rileva la totalità della squadra e mette su un impianto sportivo da far invidia a diverse società europee di media fascia: cinque campi regolamentari e due da calcetto realizzati con tecnologia Tifton 419, alloggi per 190 atleti, centro fitness, crioterapia e piscina interna. Centinaia di ragazzi iniziano a sperare di far parte del Desportivo Brasil e ogni anno vengono scelti 30 atleti cinesi che svolgono una stagione di fomazione in Brasile. Il sito del DB rivendica tutto con enorme soddisfazione e quasi venera il gruppo Luneng. Risulta facilissimo fare due più due e capire come forse si è intrecciato il destino di Conca con il campionato Cinese, dove è avvenuto il primo fondamentale contatto nonostante subito dopo la firma Conca sia stato ceduto ancora alla Fluminense, giusto il tempo per diventare un idolo.

Il 2010 è il suo anno di grazia: Conca guida il Flu alla vittoria del Campionato Brasiliano e viene incoronato miglior giocatore della competizione ma c’è davvero poco tempo per festeggiare perché la Cina è nel destino e il destino è dietro l’angolo, ammantato in un trasferimento milionario. 1 luglio 2011, Dario Conca firma per il Guangzhou Evergrande che versa 8.2 milioni alla Fluminense. Firma un contratto di due anni e mezzo per un totale di circa 27 milioni, prenderà il numero 15 e Benjamin Conca nascerà in Cina, nemmeno in Argentina.
Papà Darìo è il decimo giocatore più pagato al Mondo.

I giornali impazziscono e vanno a nozze con le cifre del suo contratto, facendolo passare per un emerito sconosciuto. Non aveva addosso gli occhi di mezza Europa, d’accordo, ma per gli esperti del settore era comunque sia un giocatore degno di attenzione, rimbalzava anche la voce di un probabile trasferimento al Palermo, sfumato poi.

Ma quello che più stupisce è la spinta propulsiva che infiamma le Tigri del Canton, rinvigorite nel giro di una stagione dalla colonia italiana di Marcello Lippi, Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino e da quella Brasiliana Elkeson, Muriqui e Lucas Barrios. Avanza a passi spediti sulle restanti rivali cinesi, il Guanghzou si prende tutta la scena e siede sul posto più alto della Champions League 2013. In questo turbinìo di successi Darìo Conca è il leader assoluto della squadra. In tutto fanno 99 partite, 54 gol e 37 assist nella prima, luminescente parentesi cinese.

Scaduto il contratto, Darìo Conca non ha dubbi e ritorna mestamente nella sua città adottiva, firmando ancora una volta per il Flu da svincolato, ma il ritorno di fiamma (il terzo) durerà un solo anno: valigia in spalla, ancora ai saluti, firma per le Metal Eagles dello Shangai SIPG. La Fluminense ha già polverizzato gli otto milioni del Bonus Conca di qualche anno prima e la società ha ancora bisogno di monetizzare: dall’angolo più illuminato dello spogliatoio si alza ancora lui, pronto ancora una volta a salvare la squadra.

Elkeson — Hulk — Darìo Conca con Sven-Goran Eriksson a orchestrare il tutto: lo svedese parla di lui e lo paragona a Messi, lo descrive come un giocatore fondamentale nella chimica di squadra ma le cose stanno cambiando in fretta da queste parti e Conca, poco prima che il crociato salti definitivamente, ha già intuito qualcosa. I soldi sono tanti, 10 milioni per quattro anni. Quello che manca è qualcosa che va oltre il semplice lavoro.

Ti dico che quello è avanti, mica scemo lui. Se non avesse accettato nel 2011 non ci sarebbe mai stato spazio in Cina per un giocatore del genere. Anche Martins dovrebbe tornare in Europa perché il livello delle attese sta salendo e il pubblico vuole solo personaggi di primo piano. Darìo Conca è stato un colonizzatore, dobbiamo ammetterlo e dobbiamo essere fieri di averlo avuto in squadra.
Te lo immagini vestito da pirata?

Alla fine le fatidiche sliding doors. Sven-Goran Eriksson riceve il benservito e sulla panchina dello Shangai SIPG arriva Andrè Villas-Boas, ennesimo personaggio sparito dai radar di quello che viene definito il calcio che conta. Adesso che anche Villas-Boas può godersi una ricchissima busta paga da 13 milioni a stagione è diventato difficile anche capire quale è il calcio che conta, se stiamo ancora parlando del calcio che finisce nei libri di storia o di quella fetta di calcio che oggi conta i soldi e stravolge la vita dei giocatori. Il regalo di benvenuto per il tecnico portoghese è Oscar, prelevato con la forza dal Chelsea mentre per Conca rimangono le briciole di un rapporto che non può fiorire definitivamente. Valigia pronta, un frugale saluto e la partenza verso il Brasile, ancora una volta. Il Flamengo aspetta.

La firma di Dario Conca per i rossoneri è il capitolo più enigmatico di questa sorprendente storia. Sembra difficile da spiegare: è come la donna della vostra vita che si innamora di vostro fratello dopo tutte le avventure e le passioni condivise insieme, come un paio di scarpe perfetto che però non potete indossare più, la giusta quantità universale di zucchero necessario per addolcire il caffè in mano a un tizio che beve solo succhi di frutta. 33 anni e un legamento crociato rotto che lo terrà fuori causa fino a maggio, diversi milioni in banca pronti a fargli compagnia quando tutto questo sarà finito.

Ma non poteva, ad esempio, prendersi una squadra come ha fatto Rivaldo col Mogi Mirim? Perché questa coltellata al pubblico Fluminense che cercava di spingerlo in tutti i modi in Nazionale? Le argentee porte della nazionale, mai aperte definitivamente davanti al suo naso mentre lui avanzava a passo spedito. E poi i tifosi del Fla sono davvero contenti?

Mi sarebbe piaciuto firmare per il Boca Juniors dice lui, inizieremo a pagargli lo stipendio una volta guarito, quando sarà pronto per la Copa Libertadores gli fa eco la dirigenza rossonera. Nel mezzo alcuni dubbi irrisolti e l’ennesima avventura a tinte brasiliane.

In questi giorni Dario Conca si allena duramente per scomparire ancora una volta dai nostri radar: con ogni fortuna riusciremo a beccarlo in caso di semifinali di Libertadores, in un articolo amarcord o nel replay di un gol fantascientifico segnato in campionato. Lo sconosciuto che incassava fior fior di milioni eticamente scorretti non c’è più, sostituito da un uomo stanco che ora vuole solo giocare a calcio.

Ti dico che è impazzito, è fuori di sè. Quei cinesi gli avranno dato qualcosa che avrà fatto cortocircuito, probabilmente lo sanno che non potrà mai giocare e ci hanno voluto solo tirare uno scherzo con pochi spicci. Che pena mi fanno quelli del Flamengo, hanno preso il loro peggior nemico sperando di vederci soffrire.
Ma che rabbia che mi fa, avrei voluto vederlo in campo con noi almeno un’altra volta, come aveva promesso. Questi argentini sono tutti uguali, stanno sempre a promettere, promettere con le mani racchiuse attorno al cuore e gli occhi lucidi da telenovela e noi poveri mammalucchi che pendiamo dalle loro labbra.
A me Darìo Conca non mi mancherà neanche un po’. Forse pochino, forse il dribbling nello stretto ma con tutti i soldi che c’abbiamo fatto…

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